Banffshire

Il Banffshire é il luogo dove vorrei essere in questo momento. Sto assaggiando il mio Convalmore del 1975 e mi ricordo quel pomeriggio mentre scattavo panoramiche tra gli edifici ricoperti di muschio di questa distilleria “silenziosa “dello speyside. Giravo tra le botti abbandonate all’esterno, di pomeriggio, dopo la pioggia. Lo Spey scorreva lento. Ero come un bambino in un negozio di giocattoli. Guardavo tutto con totale attenzione, ogni dettaglio, ogni sfumatura della ruggine e tutte le tonalità dei resti di vernice ancora attaccati alle pareti della distilleria.

L’anno prossimo in Scozia! Devo tornarci, cazzo. Voglio tornare a Pitlochry e farmi una camminata di mezzora nel buio di sera, per arrivare al Moulin Inn, entrare nell’atmosfera accogliente e centenaria di questa locanda di campagna. Prima una bella pinta di Bravehart Golden Ale e poi una bella bistecca farcita di haggis come solo io posso ordinare.

Dai, l’anno prossimo in Scozia! Andiamo a prenderci la nostra botte!

Thursky Natural Cask Strength Whisky

In fin dei conti il fatto che si beva del whisky prodotto da una distilleria chiusa da anni, o ancora meglio, demolita, crea un curioso senso di soddisfazione ed é innegabile che ci si senta privilegiati a poter assaggiare del whisky che in ogni caso, col passare degli anni, diventerà sempre più esclusivo, caro e irreperibile. Non posso negare che a volte subentri anche  una certa mania di collezionismo che però ho sempre cercato di frenare, castrandola sin da subito con l’assaggio, che, invero, toglie immediatamente ogni bottiglia che viene stappata dallo stato di oggetto da collezionismo. La storia del whisky scozzese ha visto scomparire un folto gruppo di distillerie che producevano whisky pregiati e apprezzati (Port Ellen, Brora, North Port, Coleburn, Convalmore, Linlithgow, Banff, Glenlochy, Glenugie, Glenury per citarne alcune).
Mi procura sempre un’incredibile soddisfazione ogni nuova bottiglia di Port Ellen che riesco a scovare o qualche bottiglia superstite di Rare Malt della Diageo.

Questa premessa mi serve per dire che infine anche la Svizzera ha la sua distilleria chiusa che produsse in passato un ottimo whisky che ottenne 93 punti tondi tondi sulla Whisky Bible di Jim Murray. Sto parlando della Distillerie Egnach, sulle rive del lago di Cosatanza che nei primi anni del terzo millenio produsse un ottimo whisky con un nome piuttosto imbecille a dire il vero, il Thursky, cioé il whisky prodotto nel canton Thurgau. Il loro motto era: “Thursky, Der Echte Thurgauer Single Malt Whisky“. Qualche anno fa scrissi che mi trovavo di fronte ad un whisky in via di estinzione probabilmente. Alcuni rivenditori di whisky avevano ancora in magazzino qualche bottiglia di Thursky nel 2007 / 2008. Poi nel 2011 mi contattò un appassionato di whisky slovacco che di nome faceva proprio Thursky. Mi chiese come poteva comprare la bottiglia di whisky della Distillerie Egnach che avrebbe sicuramente fatto un bel figurone nella sua bacheca di malti. Mi ripromisi di aiutarlo e cominciai la ricerca. Allora facevo spesso delle spedizioni attraverso tutta la Svizzera centrale alla ricerca di ogni bottiglia reperibile di whisky svizzero. Passai al setaccio tutta la costa del lago di Zurigo, il canton San Gallo, Svitto, Berna, Soletta, Appenzello. Mi godevo alla grande questi viaggi dai quali non tornavo mai a mani vuote. Di Thursky però nessuna traccia. Le ultime bottiglie disponibili online erano già state vendute tutte da tempo e i pochi altri rivenditori di cui avevo informazioni non ne avevano più. Basta dunque, il discorso Thursky sembrava essere chiuso.

Sembrava…

Ho scoperto non più di una settimana fa che del nuovo Thursky é appena riemerso dall’oblio dopo un letargo durato 12 anni in tre botti ex-Sherry Oloroso. Un lotto di 899 bottiglie che compongono l’edizione finale di questo whisky prodotto dal Master Distiller Ernst Häberlin. La differenza con il Thursky classico risiede oltre che nella maturazione più lunga anche nella gradazione. Il primo Thursky era imbottigliato a 40% Vol. mentre qui si é scelta la gradazione della botte con 52% di volume d’alcol.

ThurskyLo scettro del whisky svizzerò più vecchio é dunque passato di nuovo di mano. Il vecchio record era detenuto dall’Öufi Swiss Single Malt con 11 anni di maturazione davanti al Bergsturz di 10 anni.
Il Thursky Natural Cask Strength Whisky, 12 Years – Final Edition é ora il whisky svizzero più vecchio ma questo record é destinato ad essere battuto, chissà, magari da un altro Thursky tenuto segretamente prigioniero in qualche cantina svizzera. A dire il vero mi aspetto grandi cose per i prossimi anni dalla distilleria Locher in Appenzello. Hanno sicuramente riserve di whisky più consistenti e negli ultimi anni hanno cominciato a produrre diversi whisky con maturazioni interessanti. Il Säntis Alpstein Edition con 5 anni e Säntis Malt Cask 1144 con 8 anni sono un segnale incoraggiante. Sono oramai passati gli anni in cui chi produceva whisky in Svizzera si accontentava di raggiungere la maturazione di 3 anni per allinearsi alle norme scozzesi (presumo). Oggi le punte di diamante della produzione elvetica hanno alle spalle più di 10 anni d’esperienza e i più lungimiranti anche scorte altrettanto vecchie.

Intanto ascolto un magnifico trio, Haas Kowert Tice. American roots potrebbe essere definita la loro musica, potrei anche dire bluegrass ma sarebbe forse meno appropriato. Brittany Haas (violino) arriva dai Crooked Still, Paul Kowert (double bass) suona con il supergruppo dei Punch Brothers e Jordan Tice (chitarra) ha suonato in diverse formazioni bluegrass oltre a pubblicare la sua propria musica come solista.

Route 66, Port Ellen e St. Magdalene

Historic Route 66

Sto guardando le panoramiche mai pubblicate della Route 66, scattate negli angoli più dimenticati d’America e ho una voglia irrefrenabile di tornarci. Vorrei spiegare perché mi sta travolgendo questo bisogno ora. Ho scattato delle panoramiche in luoghi che attivano in me qualche strano meccanismo che fa partire il trenino dei ricordi in modo anomalo. Mentre guardo queste foto io sono di nuovo li, in mezzo alla polvere con l’aria caldissima, il silenzio della Middle America, cicale, insetti secchi che svolazzano morti, arbusti fossili, lucertole sfuggevoli, ragni in agguato, ristoranti messicani inclassificabili, Tecate e Dos Equis, salsa piccante e guacamole, motel con ventola rumorosa e insegna neon rompicazzo che disturba il sonno, lavandino incrostato e cielo a mezza sfera, con infilate di nuvole monumentali che si perdono lontanissime nell’orizzonte a ovest, dove ero sempre diretto all’inseguimento del sole, ogni giorno.

Port-EllenSt-Magdalene

Oltre a questi pensieri infilzati nel cranio, vivo questa giornata con soddisfazione perché due nuove superbe bottiglie sono entrate a far parte della famiglia. Un Port Ellen di 25 anni e un St. Magdalene di 34 anni. Questi due acquisti sono stati dettati da una certa urgenza che mi ha preso negli ultimi mesi. Sono da sempre un grande estimatore del profumo e del sapore dei whisky dell’Islay e nonostante io ritenga che il Lagavulin 16 sia probabilmente il più incredibile whisky prodotto, sono consapevole del fatto che a pochi passi da lì, ad un paio di centinaia di metri dallo sbarco dei traghetti, si trovano gli edifici che ancora portano il nome della distilleria che chiuse i rubinetti nel 1983 ma che continua tutt’ora a produrre orzo maltato per le altre distillerie dell’isola. Il Port Ellen diventa sempre più irreperibile e se fino a qualche anno fa mi era possibile concedermi un imbottigliamento originale, come con il Port Ellen 30y 9th edition, oggi Diageo impone prezzi che condannano definitivamente questo whisky a sparire dai bicchieri di molti appassionati che fino a qualche anno fa si concedevano il sacrificio e il lusso con una spesa importante e che da oggi non potranno più permetterselo. Rendendomi conto che questo whisky é destinato a scomparire e che le scorte sempre più limitate impongono dei prezzi straordinari, non mi sono lasciato scappare una bottiglia ancora abbastanza abbordabile di un imbottigliatore indipendente, Port Ellen Dun Bheagan 25 years old, distilled in may 1982 and bottled 2007, 57.8 %, ripeto:

cinquantasette virgola otto per cento!

L’altra bottiglia é un St. Magdalene distillato nel 1975 a Linlithgow nelle lowlands scozzesi. La distilleria chiuse anch’essa nel 1983 (che ecatombe di whisky nei primi anni ottanta!). Prossimamente gli assaggi.

Autunno

E’ domenica pomeriggio e c’é un gran casino sulla mia scrivania. Non so dove appoggiare le mani, vorrei buttare tutto giù dal tavolo con una semplice e risolutiva passata di braccio. Non ho voglia di fare niente questo pomeriggio: buste aperte, bicchieri vuoti, chiavette USB, scontrini, pennarelli, cedole di versamento, fiammiferi, cavetti, pile scariche, plettri, bricciole, riviste di whisky, filo interdentale, un borsellino vuoto, un autocollante dei Coroner, CD’s. Sto cucinando il mio solito minestrone monumentale che deve obbligatoriamente trascorrere sui fornelli almeno una mezza giornata – il suo profumo fa capolino fino in camera. Ho acceso il camino e sto ascoltando l’ultima fatica di Noam Pikelny, il banjo player dei Punch Brothers che ha realizzato un pregevole omaggio al violinista bluegrass Kenny Baker con l’album Noam Pikelny Plays Kenny Baker Plays Bill Monroe. Un omaggio indiretto pure a Bill Monroe.

Il cielo é coperto da una settimana oramai e anche questo pomeriggio una fitta nebbia avvolge la Valcolla.

Puni AlbaNuove bottiglie sono pronte per essere assaggiate e altre stanno per arrivare. Oggi assaggio il primo single malt mai prodotto in Italia, il Puni Alba Italian Triple Malt maturato in botti di Marsala, distillato presso la Puni Distilleria di Glorenza in provincia di Bolzano, in Val Venosta, a pochi chilometri dal confine svizzero. Questo single malt é stato invecchiato per 12 mesi in botti di Pinot Nero e Marsala, tecnicamente non é ancora whisky ma quello é sicuramente l’obiettivo di questo distillato che fra qualche anno potrà sicuramente portare con orgoglio l’appellazione di primo single malt whisky italiano. Per il momento naso e palato mi dicono che questo distillato é più vicino al mondo delle grappe che a quello dei whisky e soffre un po’ dell’impazienza che coglie anche molti produttori svizzeri. Se devo essere sincero al primo assaggio ho messo questo single malt un passo avanti a molti giovani whisky svizzeri. Paragonabile al Luzerner Hinterländer Whiskey (che però ha gia compiuto 3 anni) o meglio ancora allo Stammheimer Single Malt, il Puni Alba é già più bilanciato e gradevole. La distilleria non é “distratta” dalla produzione di altri distillati come avviene invece presso molti produttori di whisky svizzeri. A Glorenza (Glurns come forse preferiscono chiamarla i suoi abitanti) si sta producendo solo whisky, all’interno di un moderno edificio cubico in cui trovano casa un paio di alambicchi appositamente costruiti per questa distilleria a Rothes in Scozia.

Mi piace questo approccio come pure mi piace il fatto che questa distilleria, ultimo avamposto italiano aggrappato alle Alpi, sottolinei l’utilizzo di botti di Marsala siciliano. Un vero prodotto italiano, dalla punta al collo dello stivale!

Intanto torna alla luce una panoramica data per dispersa da diversi anni. Uno sguardo a 360 gradi catturato dalla rocca di Gibilterra nel maggio del 2010. Tornato dall’Andalusia scaricai i files sul mio computer e mi accorsi che tutti gli scatti che avrebbero dovuto comporre la panoramica erano corrotti e due di essi nemmeno si aprivano. La lasciai perdere e me ne dimenticai. Recentemente ho provato a trascinare tutti i files all’interno dell’ultima versione di Autopano Giga e nonostante i difetti e la sporcizia digitale i due file mancanti si mostrano per la prima volta in 3 anni e mezzo. Non riesco ad aprirli con nessun programma eccetto Autopano Giga di Kolor. Dopo aver trascorso diverse ore ad eliminare righe e strisciate digitali vede finalmente la luce una panoramica che allora, quando la scattai, mi aveva gasato molto, almeno fino al momento in cui realizzai che non avrei potuto pubblicarla. Mi pare straordinario che l’Africa sia così vicina all’Europa. Dalla rocca di Gibilterra questa esperienza é più chiara e tangibile che in qualunque altro luogo d’Europa, é li davanti, a pochi chilometri.

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Early Day Whisky

E’ veramente trascorso un po’ troppo tempo dal mio ultimo post. Non va bene. Ho diverse nuove bottiglie di cui vorrei parlare, alcune sorprendenti, altre un po’ meno.
Venerdì passato, andando al lavoro, c’era un gran bel nebbione, pioveva e ascoltavo Jefferson At Rest, l’ultimo album degli Early Day Miners che ancora mancava all’appello. La musica giusta per quell’ atmosfera rarefatta e anche un po’ fecale, nel senso che cominciavo a sentire un po’ la mancanza del sole. Mi serviva una giornata calda, cazzo!

Oggi splende il sole e l’aria comincia a riscaldarsi.

Ottimi whiskies sono arrivati a farmi compagnia negli ultimi mesi:

Ho acquistato recentemente un paio di bottiglie prodotte in Svizzera. Una di queste é un sorprendente single malt maturato la bellezza di 11 anni, record assoluto, credo, qui in Svizzera. Öufi Swiss Single Malt, prodotto a Solothurn. Stupenda la bottiglia, bella l’etichetta. Insomma, una veste sobria, elegante e credibile per una birreria che oltre 10 anni fa ha deciso di fare quello che oggi in Svizzera fanno in molti, con una differenza: la pazienza. Per fare un buon whisky bisogna aspettare. Non é sufficiente fare del whisky, bisogna volerlo fare bene. E’ anche vero che non é necessario aspettare 10 anni per ottenere un buon whisky. In questo caso tutto é estremamente convincente. Al primo assaggio ho subito cercato di paragonarlo all’altro svizzero decennale, il Bergsturz, e sulle prime mi é sembrato un po’ meno complesso di gusto ma più aromatico e con un finale decisamente più lungo. Sicuramenmte da riassagiare presto.

L’altro svizzero é il Säntisblick Whisky, vecchio di tre anni, giusto quanto basta per ricevere l’appellazione ma un po’ troppo giovane per sviluppare un sapore convincente. E’ un peccato che la botte di sherry nella quale é stato maturato non abbia potuto intervenire più a lungo su questo spirito.

La vera sorpresa arriva dall’estremo oriente. E’ curioso pensare che probabilmente anche quest’altro whisky non sarà molto più vecchio di tre anni. A Taiwan si fa whisky già da una decina d’anni e sin dagli inizi questo whisky ha fatto parlare di se sulle riviste di settore. Presso la King Car Distillery tre anni sono più che sufficienti per ottenere un ottimo whisky. KavalanGli do la caccia da molto tempo e finalmente ho potuto reperire una pregevole bottiglia di Kavalan Solist Sherry Cask, 57,8 % Vol./Alc. Profumo intenso di frutta secca, fichi, marzapane e dolcezza citrica ti invitano all’assaggio come non capita spesso. Una delizia per il palato, vorresti masticarlo come fosse una succosa torta alla frutta. Ma quanto bene fa al mondo la Spagna con le sue meravigliose botti di Sherry?

L’ultima bottiglia é ancora in attesa di essere stappata.Brora Il Brora non ha bisogno di troppe presentazioni. Il 30 anni é leggendario e alcune annate sono gettonatissime e sempre più inarrivabili. Qualche anno fa ero vicino all’acquisto di un Brora 30 probabilmente del 2007 e oggi mi pento un po’ per non averlo fatto mio. A fine febbraio stavo partendo per la Cina, la bottiglia di Brora mi era appena arrivata a casa e la consueta ansia da volo in aereo cominciava a farsi sentire nelle ore prima della partenza. Ebbene, la mia preoccupazione era quella di partire senza aver assaggiato il Brora. Non mi importava tanto per la mia vita ma mi sarebbe veramente dispiaciuto scomparire senza aver assaggiato il signore delle Highlands del nord-ovet.

Strathisla Distillery

È la più vecchia distilleria in attività di tutta la Scozia. Bella, elegante, appollaiata nel centro di Keith nel Banffshire, nord-est dello Speyside. In un attimo si arriva al mare, andando verso Banff o verso Fochabers. A sud invece si raggiunge la capitale mondiale del whisky, Dufftown. Tutt’intorno sembra la contea di Bilbo e Frodo Baggins.

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Gordon & MacPhail

Una delle migliori giornate scozzesi l’ho trascorsa quest’estate girando attorno a Elgin, in ogni possibile direzione, a caccia di panoramiche, ispirato dallo Speyside, dalle distillerie, dal whisky. In serata ho concluso il mio pellegrinaggio in un tempio del whisky scozzese: Il retail shop di Gordon and MacPhail in South Street a Elgin, un santuario, un luogo in cui mi sento a casa, la celebrazione totale di una delle mie passioni. Lascio parlare la panoramica che ho potuto scattare grazie alla gentilezza e disponibilità dei proprietari.

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Non sono uscito a mani vuote, comunque. E’ tornata a casa con me una splendida bottiglia di Convalmore, distillata nel 1975 e imbottigliata nel 2008, 33 anni, dunque, per questo whisky realizzato in una distilleria che interruppe la produzione nel 1985 e che ho visitato e fotografato durante le mie scorribande nello Speyside.

Scotland, again!

Sono finalmente a bordo di un vettore EasyJet e sto attraversando i cieli nuvolosi d’Europa centrale. Ritorno in Scozia a caccia di panoramiche strepitose per immortalare alcuni esemplari di distelleria scozzese che ancora mancano nella mia bacheca di trofei fotografici. Siamo partiti con grande ritardo ma ora tutto è già di nuovo migliore anche grazie ad un discreto toast caldo e una buona Nastro Azzurro che scende giú tranquila e gentile nel mio stomaco. Cosa voglio da questa mia nuova peregrinazione nord europea? Voglio sentire il profumo del malto d’orzo, della birra che fermenta nelle cisterne, del fumo di torba, si cazzo! Il fumo di torba è un magnifico odore che io sto bramando. Me lo ricordo intensissimo sull’Islay qualche anno fa ma adesso lo voglio sperimentare sull’ isola di Skye e magari anche alle Orkney, su a nord, dove si produce il magnifico ed elegantissimo Highland Park. Devo andare alle Orkney ad ogni costo, anche a nuoto se necessario.

Whisky è la parola d’ordine di questo mio viaggetto, in tutte le sue declinazioni. Voglio vedere almabicchi di rame a collo di cigno e magazzini stracolmi di botti. Voglio tanfo di botte vecchia, ovunque. Legno che lavora, giusto? Eccheccazzo , dobbiamo lavorare solo noi? Non é giusto, anche il legno deve darsi da fare. Vecchi castelli diroccati e druidi millenari intenti a preparare intrugli magici. Troverò Gandalf da qualche parte, me lo sento. Questi luoghi evocano il mondo di Tolkien. Muri di campagna ricoperti di muschio millenario e croci celtiche abbattute mi calano immediatamente nello stato d’animo giusto.

Adesso sopra un mare bianco sto ascoltando le note pesanti della grandissima band post-rock dei Pelican. Glimmer dall’ album What We All Come To Need, Post Rock strumentale pesante e solenne! Roba seria, insomma.

Fa o non fa un certo effetto bersi un Oban ad Oban? Io direi proprio di si. Sono partito questa mattina da un’Italia quasi tropicale per arrivare in una Scozia ben soleggiata qui ad Oban ma abbastanza gelida. Per fortuna sono ben equipaggiato e questo delizioso succhetto di orzo maltato e distillato aiuta parecchio. Signori! In questa cittadina si fa un Single Malt di fama mondiale! Mi preme sottolinearlo. Tra 15 minuti completo la giornata con una sontuosa cena a base di pesce. Stasera spendo quello che c’é da spendere! Fotte un cazzo!

Qui al tavolo di fianco al mio sono arrivati due piatti di cozze spettacolari, tutte belle sdraiate su un magnifico letto di insalata e la signora che se le é viste apparire sotto gli occhi ha esclamato ad alta voce: “Jesus!”

Approvo.

Anche i miei piatti sono sontuosi: delle capesante giganti, gustosissime e dalla consistenza perfetta, accompagnate da un risottino tutto sapore e natura. Poi proseguo con un tris di pesci, halibut, monk fish e sea bass con purée-due colori, patate e zucca, fagiolini e carote e ora termino con una  crème brulée con una crosticina di zucchero orgasmica! Ho voglia di farmela! Questa C. B. é sesso puro, é un rapporto consumato, sono le 72 vergini degli shahid in paradiso. Comunque quanta bella roba ci fornisce il mare… Una parte di pianeta terra generosissima!

Questo pomeriggio qui c’era una specie di sagra di paese e molti uomini giravano in kilt qui a Oban.

Appena esco, per celebrare la mia prima giornata scozzese mi accendo un magnifico sigaro cubano, Romeo y Julieta.

Un altro giorno e passato e un’ altra distilleria é stata visitata. É difficile descrivere l’incredibile profumo che avvolgeva la distilleria Talisker questo pomeriggio sull’isola di Skye. Formidabile! Io divento una persona migliore quando odoro questa incredibile fragranza. Sono peró abbastanza incazzato perché non mi hanno fatto scattare nella still room, cazzo! Era bellissima con 5 alambicchi in fila, di rame bellissimi ed eleganti. La Distillazione era pure ferma. Che problema c’é? Non mi comperate con la balla della sicurezza. In Kentucky mi hanno fatto scattare alla grande in un sacco di distillerie e pure qui in Scozia, in passato non ho avuto problemi a scattare nella still room di Bruichladdich e Ardbeg. Nessuno ha mai fatto storie. Credo forse che possa trattarsi di una direttiva Diageo forse. Mi é capitato sempre nelle loro distillerie, anche a Pitlochry da Blair Athol qualche anno fa.

Sto mangiando finalmente haggis questa sera. Lo adoro! Fantastico, visceralmente scozzese, saporitissimo con nips and tatties.

Poi, fino alle 23:00, una fantastica chiaccherata con una coppia di texani e un nonno, una figlia e una nipote australiani. Il mondo é incredibile, la gente é meravigliosa e così tutti noi perfetti sconosciuti ci si ritrova a parlare fino a tarda serata come fossimo amici.

Questa mattina partenza verso nord in direzione di Ullapool dopo aver effettuato una prenotazione d’albergo tramite smartphone! Veramente troppo smart!

Ieri nel tentativo di caricare tutto quanto scritto tramite WordPress per iOS sul sito web, ho perso gli ultimi tre giorni di resoconti che però ora non ho assolutamente voglia di riprendere. Sarò dunque estremamente sintetico:

Ullapool – Durness –> strada fantastica

Pernottamento a Thurso –> ottima Rib eye steak

Ieri Orkney Islands –> fantastica visita presso Highland Park Distillery, speso 75£ per una miniatura di HP 40 anni. (Presto una foto)

Due dodicenni a confronto

Breve riflessione sul whisky

Sto assaggiando due 12 anni di due paesi veramente lontani. Highland Park aged 12 years dalle Orkney Islands in Scozia e Hakushu Single Malt aged 12 years dal Giappone. Il primo arriva dal paese del whisky, il secondo da un paese lontano che oramai da molti anni produce ottimo whisky. Dopo questi due assaggi cerco di capire come si situano tutti gli altri produttori che arrivano dall’Europa continentale. Cerco di paragonare l’Hakushu ad uno qualsiasi dei whisky prodotti in Svizzera e il verdetto é chiaro e inequivocabile. Non c’é nessun distillato di orzo maltato in Svizzera che si possa anche lontanamente avvicinare all’Hakushu di 12 anni. Non c’é paragone. E’ chiaro che fintantoché in questo paese non arriveranno sul mercato bottiglie che hanno superato almeno i 10 anni di maturazione in botte, i whisky elvetici rimarranno sempre in una categoria a parte e non sarà possibile metterli a confronto con quelli prodotti nei paesi che lo producono tradizionalmente da tanti anni, Scozia, Irlanda e Giappone. Lo stesso discorso vale anche per gli altri produttori europei che negli ultimi anni hanno cominciato a farsi un nome nel mondo del whisky. Mackmyra in Svezia ha il sapore di un single malt svizzero con giusto quel paio d’anni in più nel legno che tolgono quello sconveniente gusto di grappa che purtroppo contraddistingue gran parte della produzione elvetica. Di per se non é un gusto sgradevole ma adesso mentre sorseggio l’Hakushu mi rendo conto che il whisky giapponese non ha nulla da invidiare allo scotch whisky. E’ una conferma, più che altro, già lo sapevo, ma devo riconoscere che questo confronto nippo-scozzese mi ha di nuovo sorpreso. Adesso mi sento di affermare che Scozia, Irlanda e Giappone (anche USA ma con un prodotto diverso) sono la serie A del whisky. Svezia, Francia, Canada sono la serie B. La Svizzera milita ancora in prima lega nonostante abbia già una produzione sostanziosa rispetto a tanti altri paesi. Il sapore del nostro whisky é veramente ancora troppo lontano da quello di un qualsiasi single malt di fascia media prodotto in Scozia, period!

Domenica pomeriggio, coperto.

“Let me go, let me go” cantano le Chapin Sisters, ospiti assieme ai Punch Brothers della puntata numero 605 del programma radiofonico The Woodsong Old Time Radio Hour, trasmesso in podcast da Lexington, Kentucky.

Fuori il cielo é coperto e devo assolutamente fare legna se voglio sopravvivere fino a marzo. Gli ultimi pezzi di legno ben tagliato scaldano casa mentre ascolto la band di Chris Thile esibirsi in un bluegrass colto e complesso. Ho appena finito di pranzare. Degli ottimi fuselli di pollo al forno con un paio di patate, pranzo basic, il piacere delle cose semplici.

Surely Chris is gonna win a grammy. He’s got to. I don’t have any doubt” declama Michael Johnathon alla fine dell’esibizione dei Puch Brothers e non potrei essere più d’accordo. Poi annuncia la canzone Rye Whiskey e mentre Chris Thile comincia a smanettare il suo mandolino io credo che questa domenica sia giunta l’ora di stappare una buona bottiglia di whisky. Un sorsetto di Thomas H. Handy, giusto per rispettare il titolo della canzone dei Punch Brothers ma poi passo al Wasmund’s, un inconsueto single malt americano di Sperryville, Virginia.

Ho letto commenti interessanti su questo single malt da qualche parte ma non mi ricordo quasi niente se non che utilizza un metodo di insaporimento del whisky con il fumo di legno di melo e di ciliegio.

Annusandolo nello sniffer ho subito una forte percezione di legno, intensa come quella che si ha annusando un buon bourbon ma qui in effetti il legno é diverso, più aromatico, é come essere nell’atelier di un artigiano falegname. L’odore é giovane ma c’é una curiosa combinazione di wood smoke, piacevole, articolata, un po di plastilina e tantissima cera d’api, ecco cos’é, un penetrante odore di cera d’api che mi fa ricordare le candele artigianali. Assolutamente si! Profumo di natale, regali scartati e famiglia al completo intorno alla tavola con la tovaglia bianca, di pizzo ricamata e mia nonna che senza parlare  sorride a tutti.

Primo sorso e la prima sensazione é che non si tratti di un single malt ma di qualcosa d’altro. Buono ma altro. Viene spontaneo il paragone con lo Stranahan’s, un altro single malt americano del  Colorado con un gusto riconducibile alla galassia del bourbon però. In questo caso siamo invece da qualche altra parte. 48 % di alcohol, ben articolato, non troppo complesso. Un whisky che la Copper Fox Distillery produce con orzo maltato in casa e non filtrato a freddo.

Comincio a sentirlo. Devo fare un po’ d’attenzione o rischio di tagliarmi un braccio con la motosega più tardi.