Banffshire

Il Banffshire é il luogo dove vorrei essere in questo momento. Sto assaggiando il mio Convalmore del 1975 e mi ricordo quel pomeriggio mentre scattavo panoramiche tra gli edifici ricoperti di muschio di questa distilleria “silenziosa “dello speyside. Giravo tra le botti abbandonate all’esterno, di pomeriggio, dopo la pioggia. Lo Spey scorreva lento. Ero come un bambino in un negozio di giocattoli. Guardavo tutto con totale attenzione, ogni dettaglio, ogni sfumatura della ruggine e tutte le tonalità dei resti di vernice ancora attaccati alle pareti della distilleria.

L’anno prossimo in Scozia! Devo tornarci, cazzo. Voglio tornare a Pitlochry e farmi una camminata di mezzora nel buio di sera, per arrivare al Moulin Inn, entrare nell’atmosfera accogliente e centenaria di questa locanda di campagna. Prima una bella pinta di Bravehart Golden Ale e poi una bella bistecca farcita di haggis come solo io posso ordinare.

Dai, l’anno prossimo in Scozia! Andiamo a prenderci la nostra botte!

Rollercoaster

Lunedì 15 febbraio 2010

La rincorsa é finalmente terminata questa mattina. Sono le 06.15, sta nevicando e sono riuscito a piazzare la comanda per la bottiglia celebrativa dei 10 anni del comitato di Ardbeg. La rincorsa era cominciata giovedì scorso con la corrispondenza da parte di Ardbeg che annunciava l’imminente uscita di questa nuova bottiglia. Le opzioni d’acquisto prevedevano la comanda tramite bollettino postale oppure con il più pratico e veloce shop online del sito ufficiale della distilleria dell’ Isle of Islay. Ardbeg dava appuntamento  a lunedì 15 febbraio alle 09:00 per aprire le danze. Mi connetto dunque all’orario stabilito, digito diligentemente l’indirizzo www.ardbeg.com e clicco sul tasto enter. Attendo…  Attendo…

Attendo ancora ma niente. Dopo una decina di minuti appare finalmente la pagina d’entrata al sito con l’age check. Metto la mia data di nascita e schiaccio entra. Poi attendo…  attendo… Impossibile connettersi. Mi rendo conto che molti altri, come me, si saranno riversati sul sito di Ardbeg per garantirsi una bottiglia di Ardbeg Rollercoaster e dunque le linee saranno un po’ intasate. Questo balletto va avanti tutto il giorno fino a quando, con una email, la distilleria annuncia il crash del proprio shop online. All’apertura delle 09.00 si sarebbero collegati in 25.000! Finalmente questa mattina alle 06.15 riesco a piazzare la mia comanda per un paio di bottiglie di Ardbeg Rollercoaster.

Lunedì 8 marzo 2010

Anche questa mattina nevicava. Un nevischio leggero, però. Stiamo  vivendo gli ultimi colpi di coda di questo inverno che ha deciso di farci compagnia ancora qualche giorno. Il corriere DHL mi consegna un pacco proveniente dall’ Islay. Il contenuto é liquido e il mittente non tradisce mai. Ardbeg Distillery, Isle of Islay, Argyll, Scotland. Questo é il modo migliore per cominciare la giornata. Nelle ultime settimane mi sono dedicato alla ricerca di bottiglie di whisky prodotto in Svizzera e dopo il sorprendente Thursky sono in attesa di altre bottiglie provenienti da Lucerna, Basilea e canton Berna. Nell’attesa arriva oggi questa bottiglia che festeggia i 10 anni di esistenza del comitato di Ardbeg con un whisky composto da dieci percentuali distinte di 10 annate consecutive, dal 1997 al 2006. Nelle intenzioni della distilleria la selezione contempla tutte le migliori espressioni di Ardbeg, dai picchi di dolcezza agli accordi più torbati. Sull’etichetta lo descrivono come un vero test per l’appassionato più accanito. Sarà in grado di riconoscere le 10 espressioni che lo compongono?

Essendo compito di ogni membro del comitato di Arbeg quello di avvicinare persone ignare ai pregi di questo distillato (sezione 3, punto 8 delle RULES & REGULATIONS del comitato)  io vi esorto: se vi trovate in un momento della vostra vita in cui siete incuriositi dal whisky ma non avete nessuna idea, non sapete come cominciare e magari tutti i whisky vi sembrano uguali, io vi dico che partire con un Ardbeg significa cominciare con uno dei caratteri più forti e riconoscibili nel vasto mondo dello scotch whisky. I whisky dell’Islay sono caratterizzati da un’identità torbata che é presente in tutte le produzioni dell’isola ma credo in effetti che sia proprio con Ardbeg che questa identità raggiunge l’espressione più alta, più autorevole, più celtica. Da Port Ellen arriva l’orzo maltato che passa prima accanto alla distilleria di Laphroaig, quindi alla raffinata Lagavulin e giunge infine da Arbeg. Dopo c’é solo la suggestiva croce celtica di Kildalton, con il suo cimitero, le rovine della chiesa e gli alberi ricoperti di muschio.

Kilchoman Autumn 2009 Release

Questa mattina sono partito da casa sotto una magnifica nevicata. Oggi avevo proprio bisogno di ascoltare del buon vecchio Southern Rock e così ho affidato la colonna sonora della discesa ai fratelli Allman e alla loro Allman Brothers Band. “Lord I Was Born A Ramblin Man” canta Dickey Betts mentre accompagno una autostoppista veramente FIGA fino alla stazione dei treni. Direi che la giornata é  ampiamente ripagata.

Ma adesso mentre scrivo devo assolutamente riascoltare la magnifica voce di uno stonissimo Gregg Allman in questa clamorosa testimonianza video. Incredibile! Con gli occhi semi chiusi  e un po’ barcollante offre, nonostante qualche errore, una versione acustica spettacolare di Come And Go Blues. Primi anni ottanta. Questa performance nacque per caso probabilmente. Gli altri membri della band si presero una pausa di qualche minuto, giusto per fumarsi una sigaretta ma qualcuno indugiò su Gregg che si lanciò ispiratissimo in questa versione alla chitarra (non é il suo strumento, lui é tastierista).

Ma tornando alle vibrazioni positive. Già ieri sera tutto mi appariva decisamente migliore nel momento in cui estraevo dalla sua scatola la più recente espressione della produzione di whisky dell’Isle of Islay: la Autumn 2009 Release, OB 46 % di Kilchoman. Evviva! Finalmente! Lo sto aspettando da qualche anno questo giovane whisky. Una delle più giovani distillerie di Scozia, Kilchoman cresce il proprio orzo ed esegue la maltatura su pavimento presso i propri stabilimenti. In passato la piccola distilleria aveva offerto un’ interessante miniatura  del proprio new spirit, in pratica la loro materia prima appena distillata e messa a riposare in botti di Bourbon per circa un mese, quindi imbottigliata a pieno grado. Ora é passato qualche anno e finalmente la distilleria é nella condizione di poter commercializzare il proprio whisky che ha da poco superato la soglia dei 3 anni di invecchiamento. Si tratta molto probabilmente di bottiglie che con gli anni lasceranno spazio a delle espressioni più mature di 10 o 12 anni ma se per Kilchoman é finalmente giunto il momento di raccogliere i primi frutti del proprio investimento, per gli appassionati della torba si presenta una nuova opportunità per assaggiare un peated whisky nato nel luogo che più di ogni altro ha prodotto questa particolare caratteristica aromatica.

mp3: Peat
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Octomore

Ho appena finito di cenare e nonostante tutto fosse estremamente buono e dosato con coscienza c’é un senso di pesantezza che solo un buon whisky può alleviare. Questa volta la mia scelta consiste in un assaggio assai speciale. Uno di quei whisky che tiri fuori dalla bacheca quando vuoi fare assaggiare agli ospiti qualcosa che senza dubbio non hanno mai assaggiato.

Octomore 02.1 edition aged 5 years,  62.5  % alc./vol. 140 ppm, prodotto da Bruichladdich. Qui la scheda in PDF. Il whisky più torbato al mondo. Un poema terroso, una nuvola di fumo avviluppante che al primo sorso ti lascia un momento in sospeso, una virgola che ti blocca e ti sorprende. Lo trattieni un momento sulla lingua e ti ripeti nella testa “ma é davvero torbatissimo…” Poi cerchi di pensare ad un Ardbeg Supernova o ad un Port Charlotte per capire quanto più potente é il distillato che stai assaggiando. Non puoi che concludere che stai assaggiando un liquido assolutamente speciale, molto più potente di ogni altro torbato ma assolutamente godibile e facile da bere, al contrario di altri whisky torbati che pur non offrendo una concentrazione di fenoli così esagerata risultano poco bilanciati e  dunque meno gradevoli. Nonostante questo primo impatto in cui il fumo é predominante,  uno scivolo dolce ti prende in consegna dopo lo shock iniziale e ti accompagna verso un finale lungo, sicuro e sorprendentemente maturo per un whisky così giovane. Anche solo lo “sniffer” vuoto emana un odore penetrante di carbone di torba. E’ l’odore che c’é nell’aria a Port Ellen o a Port Charlotte, sull’ Islay. E’ l’essenza di questa fantastica isola, rinchiusa in questa bottiglia nera.

mp3: Obsidian
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Transumanza

[showtime]

Domenica scorsa ho aiutato gli amici Luca e Flavia nella transumanza delle loro mucche scozzesi da Tesserete a Comano, attraversando il bellissimo bosco di San Clemente. Dopo una prima tratta sulla strada cantonale partendo da Cagiallo e attraversando Tesserete, ci siamo infilati nel bosco subito dopo Vaglio. Un bosco incantevole e ancora tutto decorato dai colori dell’autunno. Trovo veramente fantastico che ancora si faccia la transumanza e che si possa, alle porte di Lugano, avere il privilegio di assistere ad un “rito” così antico. Insomma, ho trascorso un’altra giornata dal sapore tolkieniano e sono tornato a casa stanco dopo una giornata di vero lavoro.

Infine ieri sera ho celebrato con una certa solennità l’arrivo di una bottiglia di whisky assai speciale, Port Ellen 9th release 30 years old OB.

Port-Ellen-30yr-09

Già solo la confezione merita qualche parola: da un astuccio di cartoncino bianco immacolato ho sfilato questa scatola di cartone nero con un’elegantissima e sobria etichetta didascalica e la scritta “30 Years Old” laccata sullo sfondo nero del cartone. Sfilo il coperchio e sento soffiare un po’ d’aria all’interno, come con i soffietti per il fuoco. Mi sembra di profanare un sepolcro, mi sento come Howard Carter mentre entra nella camera interna della tomba di Tutankhamun e si trova davanti il sarcofago del faraone egizio. Apro dunque il “sarcofago”. Sollevo un cuscino interno di velluto rosso e scopro con emozione, protetta da una morbida fodera anch’essa di velluto rosso, la preziosa bottiglia di questo magnifico whisky.

Così anche Port Ellen ha ora ufficialmente il suo 30 anni. Che dire… 30 anni é una bella età, sono gli anni settanta per questo distillato, 1979 per la precisione. La distilleria chiuse nel 1983. Diageo, azienda multinazionale attiva nel campo delle bevande alcoliche ne é proprietaria e di anno in anno mette sul mercato dei Port Ellen che diventano sempre più rari e sempre più cari. Questo é diventato negli anni un sicuro “cult whisky” da non lasciarsi scappare. E’ la centoventunesima di 5916 bottiglie di Port Ellen del 1979 prodotte quest’anno e sebbene il mercato negli ultimi anni abbia visto l’uscita di diversi Port Ellen da parte di molti imbottigliatori indipendenti, qui ci troviamo alle prese con una bottiglia ufficiale rilasciata dai proprietari della distilleria alla bellezza di 57.7 parti di alcohol per volume totale.

Port EllenPort Ellen distillery

Un paio di antiche vedute della distilleria di Port Ellen

Non ho ancora avuto la giusta occasione per aprire questa bottiglia e gustare questo favoloso distillato torbato. Io sono solito provare ogni bottiglia non appena arriva a casa mia, anche solo per una porzione di centilitro. Devo assaggiare il nuovo whisky e dargli il benvenuto qui tra le montagne ma in questo caso, come in altre rare occasioni, specialmente se si tratta di una bottiglia veramente speciale, mi prendo un po’ di tempo e faccio maturare pure l’attesa dell’assaggio, oppure attendo di essere in compagnia di amici consapevoli con cui condividere questo piacere. Ovviamente non é permesso bere un whisky di questo rango se non si é pienamente consapevoli di ciò che si sta bevendo. Sarebbe uno spreco immenso e una evidente mancanza di rispetto nei confronti di chi ha distillato questo whisky e che ora é probabilmente già morto e sepolto.

Roscoe Holcomb

roscoe-holcombIn questo momento non posso fare a meno di parlare della musica di Roscoe Holcomb. Oramai da qualche settimana non faccio che riascoltare senza sosta la voce stridula, lamentosa e antica di questo minatore, cantante, musicista di Daisy, Kentucky.

Ora comincia a fare fresco qui da me tra le montagne della Valcolla  e come per una strana congiunzione la voce di Holcomb  ci sta tutta con questa valle.Roscoe Holcomb Ma a dire il vero già da qualche tempo io mi diverto a sottolineare quanto Kentucky ci sia in Valcolla. E c’era pure un po’ di Valcolla in Kentucky. Holcomb possiede una timbrica vocale assolutamente peculiare e indissolubilmente legata ai monti Appalachi, un canto dal sapore antico e popolare che John Cohen, amico di Holcomb e membro fondatore della folk band New Lost City Ramblers, definì High Lonesome Sound, che potremmo tradurre in  uno “stridulo lamento solitario”.

Questo timbro vocale mi ricorda assai certi canti lamentosi già ascoltati altrove, come quella specie di lamento funbere che ascoltai nel 2003 nell’arcipelago di San Blas a Panama, sulle isole dei Kuna.

Mi conviene questa voce autentica e originale, un vero canto dall’anima, ma quasi mi dimentico di aggiungere che Holcomb fu pure un ottimo banjo player come pure un bravo chitarrista.

ardbeg-corryvreckanSto infine gustando un paio di centilitri di un whisky speciale, Ardbeg Corryvreckan, che Jim Murray premia con 96 punti su 100 nella sua Whisky Bible del 2009 descrivendolo così: naso, eccellente, corposo, quasi impenetrabile ma con un fumo di torba che comincia a crescere. Gusto, spettacolare con molteplici sfaccettature e innumerevoli personalità. La torba, quasi troppo densa per essere percepita col naso, si apre con una fanfara di fenoli. La sua enormità ha le proporzioni di una cattedrale. Finale lungo con note di zucchero di canna che prolungano l’uscita dell’orzo, ma é l’inconsueto passaggio da uno scudo salmastro alla mocha che distingue questo distillato. Semplicemente fantastico e unico  nella sua enormità senza sforzo.

Willett – Port Ellen

Bird in a House by Railroad Earth on Grooveshark

willetMa oggi é Sunday o Saturday? Sto vivendo un magico momento ascoltando un fantastico disco  di Railroad Earth.album-elko Questa é la musica che mi mancava, un ponte tra bluegrass e psichedelia. Ma comunque la vera ricorrenza é l’apertura della favolosa bottiglia di Willett Straight Kentucky Rye Whiskey che mi sono regalato per il compleanno. Veramente un’esperienza al di là della mia fantasia, oltre la memoria del gusto. E’ già trascorsa una settimana e mezzo dal mio rientro e già tutto mi sembra lontanissimo. Cerco comunque di sollecitare la memoria risvegliandola con le immagini scattate durante quelle settimane di viaggio. Anche la musica ascoltata durante i lunghi pomeriggi trascorsi ad inseguire le insegne dei motel mi aiuta a ricreare lo stato d’animo pacifico, rilassato che ha contraddistinto questo viaggio. Mi sono ritrovato come in una bolla emotiva, un gavettone emozionale totalmente impermeabile che mi ha regalato una privatissima esperienza ricca di stimoli. Ho viaggiato ascoltanto la voce antica di Ralph Stanley e i suoi Clinch Mountain Boys attraversando le Appalachian Mountains in Kentucky e Tennessee. Ho attraversato interminabili foreste e mi sono cotto sotto il sole del deserto sempre sulle note di qualche importante musicista e anche questa sera, con la luna che dondola sul limite del monte, davanti a me, con la valle già tutta calata nell’oscurità, con i disegni di nuvole scure appena percettibili nell’oscurità, ci sono le note tranquillizzanti del mandolino di Chris Thile e ancora un rotondissimo bourbon, mentre ammiro la mia valle nel buio, seduto in terrazza. C’é stato un momento simile durante la mia vacanza, qualche minuto in cui mi sono fermato in piedi nell’oscurità e mi sono detto “fai silenzio e ascolta”.

port-ellenAdesso é trascorso più di un mese e l’esperienza americana é già completamente alle spalle, lontanissima. Mi sembra di non esserci mai stato. E’ sabato pomeriggio. Sta piovendo e sto odorando un magnifico bicchiere dell’ultimo Port Ellen acquistato, Berrys’ Own Selection del 1982, botte 2850. I miei sensi, sollecitati, risvegliano dei ricordi vecchi di un anno, quando di sera alle 8 si aprì il portellone anteriore del ferry che ci portava sull’Islay e fui avvolto da un magnifico profumo che invadeva l’aria ancora fresca di tardo marzo. Un chiaro e inconfondibile odore di malto affumicato mi accoglieva mentre scendevamo lentamente sul molo con i fari di servizio che ci accecavano. Era già buio sull’isola e una sontuosa cena di mare ci attendeva al Lochindaal di Port Charlotte. Mentre ci allontanavamo dal molo seguendo una fila di automobili passammo accanto alla vecchia distilleria di Port Ellen, oramai riconvertita in stabilimento per la maltatura. Ora, a distanza di qualche mese,  mi inchino in segno di rispetto e stima di fronte a tanta perizia.

Sláinte Mhath!

Salute a tutti!

PRIMULA

primula
Da oggi siamo ufficialmente proprietari di una magnifica botte di Bruichladdich. Oggi é un grande giorno che merita una particolare celebrazione. La botte Nr. 186 che abbiamo ribattezzato PRIMULA sta riposando tranquilla sulle sponde scozzesi dell’oceano Atlantico nei magazzini di questa fantastica distilleria.Bruichladdich Distillery

Tra qualche giorno sarà dato spazio ai festeggiamenti. Scorreranno fiumi di scotch whisky e ci ciberemo di prelibato haggis arrivato dalla Scozia da un paio di settimane.

“He’s a funny man, in small doses”

Siamo un po’ inquieti. Il nostro aereo parte da Milano con quasi un’ora di ritardo. Abbiamo calcolato tutto ma nessuno aveva preso in considerazione la possibilità di un ritardo aereo. All’arrivo a Edinburgh dovremo correre e procurarci una macchina al più presto. Ci aspetterà una attraversata di circa 3 ore e mezza prima di raggiungere Kennacraig, per l’imbarco sul ferry che ci porterà sull’Islay. Vicino al nostro imbarco una folla disordinata aspetta l’aereo per Sofia. Sto seduto a terra con la mente abbastanza leggera. Ho appena ingurgitato una birra in fretta e furia, così, giusto per alleggerire un po’ il peso dell’attesa e la mia cronica ansia da volo anche se devo ammettere che con gli anni ho migliorato considerevolmente la mia resistenza all’ansia. Quattro Temesta aspettano comunque beate in tasca come sempre. Just in case. Apre il boarding ai passeggeri appartenenti al gruppo A. Tutti praticamente. Solo una ventina di poveri scemi, noi inclusi, appartengono alla categoria B che sale per ultima dovendosi accontentare dei buchi rimasti disponibili qua e la all’interno dell’aereo che comunque é tutto “Schweine Klasse” come direbbero i miei compagni di viaggio, percui é inutile accalcarsi, tanto ci sono solo posti di merda. Prendiamo posto e partiamo poco dopo. Sorvoliamo le Alpi che intravvedo con qualche acrobazia. E’ sempre emozionante sorvolare queste vette maestose… Non vedo l’ora di assaporare qualche magnifico Single Malt. Dopotutto é per questo motivo che abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno in Scozia. Intanto cerco di immaginare i motivi che hanno spinto i passeggeri di questo aereo ad andare in Scozia. Voglio capire se qualcun’altro é stato condizionato dall’Acqua della vita.

“Cosa vedi?” mi chiede Eero. “Acqua” rispondo. Stiamo sorvolando il Canale della Manica

Ancora alcune piccole riflessioni e già siamo a Edinburgh (Edinbra). Il controllo passaporti prende un po’ di tempo e probabilmente pensiamo tutti che il viaggio verso Kennacraig si faccia sempre più difficile ma invece a sorpresa riusciamo a passarlo abbastanza speditamente e quasi subito recupero il mio bagaglio da stiva. Il noleggio dell’automobile é solo una formalità e dopo mezz’ora dallo sbarco stiamo già correndo in autostrada in direzione di Glasgow. Siamo tutti sereni e sicuri di farcela per le 17 e 30 all’imbarco per il ferry. Superiamo la periferia nord di Glasgow e ci dirigiamo verso la costa ovest del Loch Lomond. Eero, che é l’unico ad avere un po’ di esperienza di guida a sinistra é stato unanimemente scelto per questa prima tratta verso l’Islay. Stiamo tutti immaginandoci quella che potrebbe essere la prima cena sull’Islay. Avevo contattato il proprietario del Lochindaal Hotel a Port Charlotte un paio di giorni prima dell’arrivo in modo da garantirci una cena a base di “MARE” ma ogni tentativo di rintracciare Iain Maclellan si é rivelato vano. Intanto scorrono davanti ai miei occhi fantastici paesaggi rurali, piccoli villaggi e campagne dal sapore tolkieniano. Tutti i campi sono cintati da muri di pietra ricoperti di muschio. Le querce sono ricoperte di muschio. Il muschio ricopre ogni cosa. Ora stiamo costeggiado il Loch Fyne in questo pomeriggio soleggiato. Costeggiamo diverse Oyster Farms e l’appetito aumenta mentre corriamo lungo la costa tutta accesa e riverberata. Ridiamo pensando al prelibato piatto di Green Pussy Oysters che Jana giura di aver mangiato. Io non sono mai stato così sereno negli ultimi mesi come in questo momento. Per me potrebbe essere così da qui fino all’eternità… Abbiamo inoltre riso tanto rievocando nelle nostre chiaccherate leggere il “This Is It” che Jacko ha pronunciato un paio di giorni prima a Londra in conferenza stampa. Marcissimo, bianchissimo e assolutamemnte extraterrestre. Arriviamo a Kennacraig alle 17 e 30. Termine ultimo per l’imbarco. Tutto é assolutamente perfetto. Il sole sta tramontando proprio davanti a noi, in linea con il Loch Tarbet che navigheremo fino ad arrivare in mare aperto. Ci imbarchiamo e saliamo immediatamente sul ponte per assistere alla partenza. Sono appena riuscito a contattare Iain per telefono e mi assicura che la cena sarà pronta al nostro arrivo a Port Charlotte. Mi godo l’aria fresca e salmastra mentre guardo le rive del Kintyre che si allontanano. La mente si libera, spariscono le preoccupazioni e mi lascio cullare dal mare. Torniamo tutti in coperta e stappiamo un paio di pinte di fantastica Finlaggan Ale. L’attraversata procede tranquilla mentre il sole si affoga in un cielo rosso proprio davanti a noi. Ritorno sul ponte a guardare la schiuma del mare. Mi sembra di essere sempre andato per mare, é come se mi vedessi da lontano, assolutamente a mio agio, totalmente in simbiosi con il mare. Si apre una voragine nella mia mente. Un mattone duro di pensieri, un blocco argilloso si sgretola, si scioglie e frana in acqua.

Arriviamo a Port Ellen alle 8 e 30 di sera. E’ tutto buio intorno. Scendiamo dalla rampa che ci porta sulla terra ferma, passiamo accanto agli stabilimenti per la maltatura che si trovano accanto alla oramai defunta distilleria di Port Ellen. L’aria nell’oscurità profuma già di torba bruciata. Ci sentiamo tutti un po’ torbati. Attraversiamo una misteriosa campagna avvolta dal buio e dalle nebbie portate dal mare.

Arriviamo infine a Port Charlotte. Due file di case bianche delimitano la strada e sulla nostra destra si intravvede l’insegna dipinta del Lochindaal Hotel. Ci precipitiamo all’interno affamati e assetati. Ci accoglie immediatamente Iain con quattro whisky. Non ci poteva essere riservata accoglienza migliore. Io sto bevendo Bunnahabain e sono contento. Prendiamo subito posto a tavola e in pochi minuti incomincia l’apoteosi gastronomica! Iain entra con una teglia stracolma di cozze, quasi ridicola tanto é traboccante. Cominciamo a mangiare abbastanza avidamente e obbiettivamente quasi già solo questo vassoio potrebbe bastare, ma intanto abbiamo spazzato tutte le cozze e cominciamo a fare zuppetta con enormi fette di pane nella salsa di pomodoro e mare che é rimasta. Ritorna Iain con quattro piatti quasi eleganti a base di riso verdure e filetti di un pesce sconosciuto. Fantastico! Stiamo accompagnando il tutto con magnifiche pinte di birra.

cozze
Al termine dei filetti Iain ritorna con altri quattro piatti stracolmi: mezzo astice con rispettiva ovulazione, un grande granchio con ripieno affogato nel burro, e poi scampi, enormi chele da svuotare e sottofondo di insalata. Direi quasi impossibile da terminare ma fino a qui é stato tutto veramente piacevole. Anzi una goduria. termina la cena e decidiamo di andare a concludere la serata con un po’ di buon whisky al bar del Port Charlotte Hotel, dall’altra parte della strada. Non abbiamo che l’imbarazzo della scelta con una notevole carta dei whisky. Comiciamo ad essere tutti veramente stanchi adesso. Credo di aver bevuto un Caol Ila di 25 anni.

E’ oramai l’una del mattino qua sulla sponda destra del Lochindaal e decidiamo di andare a dormire. Sono in stanza con Jana. Pat e Eero scompaiono da qualche altra parte dell’albergo.

Sono stanchissimo ma non posso fare a meno di percepire un gran casino proveniente dal bar del Lochindaal Hotel che si trova proprio sotto la nostra stanza. Qualcuno si sta divertendo molto al piano di sotto. Una voce supera tutte le altre. Una risata fragorosa scoppia ogni trenta secondi.

Domani mattina la conosceremo. Sto franando come una merda, mi sento pesantissimo, continuo a sentire il gran casino ma non ho più energia neanche per farmi disturbare. Ad ogni mio movimento il materasso risponde con un concerto di molle arrugginite. Fantastico. Una finestra tutta appannata e sferzata dal vento lascia intravvedere un piccolo chiarore distorto alla mia sinistra. Una grossa crepa la attraversa in diagonale dall’alto al basso. Il vetro é già completamente bagnato e ricoperto di gocce d’acqua che poi quando sono pesanti scivolano verso il basso seguendo degli strani percorsi che io vorrei capire ora, ma non ho le forze. Quando giungono al capolinea si raccolgono in un angolo decorato con qualche vecchio deposito di polvere e merda. Il tutto forma uno schifoso impasto che domani mattina Gianluca dovrà assolutamente vedere. Verde. Il verde domina. Intanto quelle particolari risate fragorose continuano a sovrastare il vociare sottostante.

OUT !

E’ la mattina dopo. Mi alzo abbastanza fresco. Anche Gianluca segue senza esitazione. Scendiamo al piano di sotto e attraversiamo il pub desolato con un’inferiata che protegge il bancone e tutti i suoi preziosi tesori. La porta principale é aperta. Prima in camera sentivo sibilare un forte vento ma nel momento in cui apro la porta vengo colpito da delle potenti raffiche gelide. Grossi banchi di nebbia vengono spinti su dal Lochindaal e scivolano tra le case bianche. L’atmosfera é bianca – grigia – gelida – desolata. Capisco in pochi secondi che questa é un isola sulla quale vivono uomini duri. Gente temprata da condizioni atmosferiche avverse. Solo i più tosti resistono.

alambicco
Cominciamo a percorrere la strada che risale lungo il corridoio di case di Port Charlotte. Passiamo accando al Port Charlotte Hotel e sulla sinistra, tra le case, si apre uno spiazzo. In fondo risveglia immediatamente la mia attenzione la sagoma di un alambicco posato in un cortile. Tutto scuro e ossidato, abbandonato. Lo scenario é fantastico. Continuamo a camminare. Superiamo un ponticello. Sempre a sinistra su delle grosse piante spoglie stanno apollaiati dei corvi. Poco più in la un prato sorprendentemente verde accoglie un piccolo cimitero. Proseguiamo dopo qualche minuto in aperta campagna. Ai lati della strada si estendono alcuni pascoli cintati a pietra, con magnifici muretti ricoperti di muschio. Un piccolo gregge di pecore ci guarda diffidente. Le voglio fotografare ma le spavento. Più avanti, sulle rocce che si buttano in mare si intravvede un faro. Il freddo mi entra tra le pieghe della giacca. Un freddo umido e salato. Di tanto in tanto ripenso alla cena della sera prima e tra me e me rido ancora. Esagerato! Direi che é ora di ritornare al Lochindaal Hotel e vedere se é possibile fare colazione. Ripercorriamo tutto il tragitto a ritroso e nella saletta del pub troviamo un paio di operai della British Telecom che stanno aspettando la colazione. Io e Gianluca cerchiamo di capire dove si trovino Pat e Eero. Attraversando il pub si esce in un viottolo stretto. Sulla destra ci sono le cucine dell’hotel e una grossa botte sta appoggiata contro un muro.

willieIncontriamo Willie che ci dice che Iain, il proprietario dell Hotel é “drunk” perché ha bevuto tutta la notte ma noi non dobbiamo preoccuparci perché lui adesso ci prepara la colazione. “I apologise, he’s drunk. He’s been drinking the whole night. Sorry guys! Relax! Enjoy! I’ll be ready in a minute.” Dalla voce direi che si tratta dell’ individuo che rideva al piano di sotto durante tutta la notte. Riusciamo infine a trovare la stanza di Pat e Eero. Ci dirigiamo tutti assieme a fare colazione. Sono le 8 e 30. Siamo seduti ai tavoli del pub e infine arriva Willie con i nostri piatti. Bacon, fagioli, pane tostato, salsicce, haggis, saguinaccio e quattro ciotole stracolme di burro. “Do you want some whisky?” Chiede Willie. Colgo la domanda distrattamente. Pensavo a tutto in questo momento tranne che ai Single Malts, sarà uno scherzo. Ma Willie é serio. “Come on. Don’t be shy, take it easy, relax, enjoy, take your time” Poi la famosa risata fragorosa, corre al di la del bancone e in un istante ci ritroviamo con cinque bicchieri di whisky (siamo in 4) accanto alle nostre fette di pane tostato. Io rido, Pat e Gianluca non ci stanno. Io e Eero ci guardiamo e ci diciamo “perché no…” Così tra una fetta di bacon fritto e una forchettata di fagioli lubrifichiamo con un po’ di Bunnahabain mentre Willie, che oramai é stato smascherato grazie alla sua inconfondibile risata, butta giù una budweiser mentre uno degli impiegati di British Telecom commenta: “He’s a funny man, in small doses.

mp3: Willie