Midwest e oltre

Bene, dopo un milione d’anni scrivo qualche nuova riga e questo é bene.

L’altra sera stavo sfogliando una delle mie “letture” preferite di sempre: il Road Atlas – US, Canada, Mexico, edizione 2017. Nel frattempo ripercorrevo a mente le strade delle mie innumerevoli scorribande negli angoli più remoti del nord America. Viaggiando mi é sempre piaciuto celebrare i passaggi di confine e ho preso l’abitudine di fotografare i cartelli di benvenuto ogni volta che mi é capitato di attraversare i confini di stato.

Intanto mi sta frullando in testa da un paio di giorni questa fantastica canzone dall’ultimo album di Chris Thile, il virtuosissimo mandolinista dei Punch Brothers. Questo pezzo si colloca a mio avviso quasi lassù in cima assieme a New York State of Mind di Billy Joel.

Naret e silenzio

Ok, mi  sono finalmente deciso, adesso posto!

Naret-e-Corona-della-Bolla
Era ora che tornassi a scrivere ma avevo bisogno dello stimolo giusto. Dopo aver trascorso la tarda mattina in Val Sabbia e aver pranzato alle pendici del Madone, in questo momento sono seduto su un masso di granito sul Sasso Nero, a 2406 metri per essere precisi. Alla mia sinistra si apre tutto soleggiato il lago del Naret, davanti a me, giù in basso, l’ultimo colpo di coda della Valle di Peccia con sopra la magnifica cresta della Corona della Bolla. Alla mia destra uno dei sentieri che portano alla capanna del Cristallina – spero di andarci presto – quasi in bilico su uno sperone roccioso che apre sulla Val Torta.

Capanna-Cristallina

Forse questo è il primo momento di vero silenzio sperimentato negli ultimi anni. Sento solo il mio cervello che lavora – fa rumore in effetti –  come i tralicci della corrente elettrica che qui attraversano tutta la valle, salgono su dalla Vallemaggia e si ributtano in Val Bedretto. Le marmotte fischiano mentre le nuvole passano veloci. Poco fa ho udito in lontananza un gran fragore di massi che precipitavano lontano in basso alla mia sinistra. Un rumore simile lo udii in Islanda qualche anno fa quando ai margini del Vatnajökull sentivo pezzi di ghiacciaio che si frantumavano. Un rumore sordo e pesante che mi mette i sensi in stato di allerta. Sono le 16 e adesso è meglio che cominci a scendere.

Stambecco

Texo goes to Africa – ricordi di terzo grado

Voglio aprire questo nuovo interessante capitolo con una nota mai pubblicata che ho appena scoperto sulla mia Moleskine. Era più o meno un anno fa e mi recavo in Cina per la terza volta scrivendo:
Sto volando a Pechino, da un’ora circa. Ho svuotato la zampogna qualche minuto fa, eppure avevo bevuto solo una Peroni. Adesso mi sento veramente meglio. Air China é il mio vettore. E’ la prima volta con loro e so far so good. Sono comunque lontani gli anni dei ribaltamenti per raggiungere lo stordimento necessario per permettermi di volare serenamente. Nelle cuffie adesso ho quel fantastico album che i Filter pubblicarono nel 1999, credo, o giù di li. Mi ricordo che lo ascoltai per la prima volta, intensamente, in treno mentre da Chicago tornavo dai miei amici a New York City. 25 ore di viaggio. Quell’anno la mia vacanza americana si contraddistinse per una lunga serie di trasferte massacranti a bordo di autobus e treni. Ma quanto pompa ancora quest’album dei Filter? Dopo tutti questi anni? Tiene ancora alla grande. The Best Things é un gran pezzo. Take A Picture é puro piacere.

Sto anche ascoltando Mastodon mentre rilascio nell’aria piccole dosi di scoreggia sapientemente dosate per non attirare l’attenzione, una delicatissima operazione di diluizione gassosa equilibrata e quasi graziosa.

Sacchettini, plastichine, pacchettini, scatarramenti, starnuti improbabili, sgrufolamenti nasali, colpi di tosse plateali, rutti di uomo e di donna. Tutta una costellazione di rumori fastidiosissimi. Sto ripartendo per l’Europa e all’orizzonte vedo boschi di gas.

Fine della nota ritrovata

Texo Goes To Africa, dicevo all’inizio.

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E’ l’una e mezzo del mattino, 11887 metri d’altezza per essere precisi, sopra Agadir. Sono partito da Milano alle 18. A mezzanotte pascolavo lungo una desolata sala d’imbarco all’aeroporto Mohammed V di Casablanca. Fra qualche ora ci sarà uno scalo tecnico a Lomè in Togo e poi ripartirò in direzione di Accra in Ghana. Sto ascoltando If You Dare della mono-band Idaho, sorseggiando un discreto vino rosso marocchino, Toulal Reserve.

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Mercoledì sera, abbiamo già terminato il nostro lavoro fotografico presso la Menaye School of Hope, nella Regione Centrale del Ghana e siamo ritornati ad Accra. Adesso sto sorseggiando un goccio di Glenlivet versato nel tappo della mia bomboletta di schiuma da barba e domani dedicheremo tutta la giornata alla perlustrazione di questa città di cui non abbiamo ancora visto molto.

Iceland

ledaigE’ finalmente giunto il momento. Le panoramiche sono pronte. Lo erano già da un po’ di tempo a dire il vero ma ancora non avevo raccolto tutta la selezione di immagini in un unico progetto. Dunque questa sera, dopo aver mangiato un succulento piatto a base di haggis e broccoli, mi sento autorizzato a sostenere la mia digestione con un bicchiere di whisky medicinale. La mia scelta è caduta su una bottiglia di Ledaig distillato nel 1990 e imbottigliato nel 2006 sull’isola di Mull a Tobermory. Imbottigliato da Gordon & MacPhail, il Ledaig ha il sapore salmastro, affumicato e medicinale tipico delle Ebridi interne, sulla costa occidentale della Scozia.

Iceland-2013

 

aboveDevo anche segnalare che é stata realizzata nel 2013 la versione deluxe dell’album Above dei Mad Season, pubblicato in origine nel 1995. Solo oggi ascolto per la prima volta la voce speciale di Layne Staley al di fuori degli Alice in Chains e mi chiedo come sia stato possibile perdersi questo disco fantastico quando uscì quasi vent’anni fa.

 

The River of Deceit by Mad Season on Grooveshark

Anno vecchio / Anno nuovo

L’ultimo giorno del 2013 meritava di essere trascorso in montagna. Ho fatto una bella uscita con le racchette da neve per riossigenarmi e per riattivare le funzioni vitali in via di spegnimento dopo i pranzi e le cene delle feste. Ho celebrato il momento con una Sam Adams gelida e più tardi scendendo, con un goccio di Glendronach 12 e un sigaro.

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Route 66, Port Ellen e St. Magdalene

Historic Route 66

Sto guardando le panoramiche mai pubblicate della Route 66, scattate negli angoli più dimenticati d’America e ho una voglia irrefrenabile di tornarci. Vorrei spiegare perché mi sta travolgendo questo bisogno ora. Ho scattato delle panoramiche in luoghi che attivano in me qualche strano meccanismo che fa partire il trenino dei ricordi in modo anomalo. Mentre guardo queste foto io sono di nuovo li, in mezzo alla polvere con l’aria caldissima, il silenzio della Middle America, cicale, insetti secchi che svolazzano morti, arbusti fossili, lucertole sfuggevoli, ragni in agguato, ristoranti messicani inclassificabili, Tecate e Dos Equis, salsa piccante e guacamole, motel con ventola rumorosa e insegna neon rompicazzo che disturba il sonno, lavandino incrostato e cielo a mezza sfera, con infilate di nuvole monumentali che si perdono lontanissime nell’orizzonte a ovest, dove ero sempre diretto all’inseguimento del sole, ogni giorno.

Port-EllenSt-Magdalene

Oltre a questi pensieri infilzati nel cranio, vivo questa giornata con soddisfazione perché due nuove superbe bottiglie sono entrate a far parte della famiglia. Un Port Ellen di 25 anni e un St. Magdalene di 34 anni. Questi due acquisti sono stati dettati da una certa urgenza che mi ha preso negli ultimi mesi. Sono da sempre un grande estimatore del profumo e del sapore dei whisky dell’Islay e nonostante io ritenga che il Lagavulin 16 sia probabilmente il più incredibile whisky prodotto, sono consapevole del fatto che a pochi passi da lì, ad un paio di centinaia di metri dallo sbarco dei traghetti, si trovano gli edifici che ancora portano il nome della distilleria che chiuse i rubinetti nel 1983 ma che continua tutt’ora a produrre orzo maltato per le altre distillerie dell’isola. Il Port Ellen diventa sempre più irreperibile e se fino a qualche anno fa mi era possibile concedermi un imbottigliamento originale, come con il Port Ellen 30y 9th edition, oggi Diageo impone prezzi che condannano definitivamente questo whisky a sparire dai bicchieri di molti appassionati che fino a qualche anno fa si concedevano il sacrificio e il lusso con una spesa importante e che da oggi non potranno più permetterselo. Rendendomi conto che questo whisky é destinato a scomparire e che le scorte sempre più limitate impongono dei prezzi straordinari, non mi sono lasciato scappare una bottiglia ancora abbastanza abbordabile di un imbottigliatore indipendente, Port Ellen Dun Bheagan 25 years old, distilled in may 1982 and bottled 2007, 57.8 %, ripeto:

cinquantasette virgola otto per cento!

L’altra bottiglia é un St. Magdalene distillato nel 1975 a Linlithgow nelle lowlands scozzesi. La distilleria chiuse anch’essa nel 1983 (che ecatombe di whisky nei primi anni ottanta!). Prossimamente gli assaggi.

Autunno

E’ domenica pomeriggio e c’é un gran casino sulla mia scrivania. Non so dove appoggiare le mani, vorrei buttare tutto giù dal tavolo con una semplice e risolutiva passata di braccio. Non ho voglia di fare niente questo pomeriggio: buste aperte, bicchieri vuoti, chiavette USB, scontrini, pennarelli, cedole di versamento, fiammiferi, cavetti, pile scariche, plettri, bricciole, riviste di whisky, filo interdentale, un borsellino vuoto, un autocollante dei Coroner, CD’s. Sto cucinando il mio solito minestrone monumentale che deve obbligatoriamente trascorrere sui fornelli almeno una mezza giornata – il suo profumo fa capolino fino in camera. Ho acceso il camino e sto ascoltando l’ultima fatica di Noam Pikelny, il banjo player dei Punch Brothers che ha realizzato un pregevole omaggio al violinista bluegrass Kenny Baker con l’album Noam Pikelny Plays Kenny Baker Plays Bill Monroe. Un omaggio indiretto pure a Bill Monroe.

Il cielo é coperto da una settimana oramai e anche questo pomeriggio una fitta nebbia avvolge la Valcolla.

Puni AlbaNuove bottiglie sono pronte per essere assaggiate e altre stanno per arrivare. Oggi assaggio il primo single malt mai prodotto in Italia, il Puni Alba Italian Triple Malt maturato in botti di Marsala, distillato presso la Puni Distilleria di Glorenza in provincia di Bolzano, in Val Venosta, a pochi chilometri dal confine svizzero. Questo single malt é stato invecchiato per 12 mesi in botti di Pinot Nero e Marsala, tecnicamente non é ancora whisky ma quello é sicuramente l’obiettivo di questo distillato che fra qualche anno potrà sicuramente portare con orgoglio l’appellazione di primo single malt whisky italiano. Per il momento naso e palato mi dicono che questo distillato é più vicino al mondo delle grappe che a quello dei whisky e soffre un po’ dell’impazienza che coglie anche molti produttori svizzeri. Se devo essere sincero al primo assaggio ho messo questo single malt un passo avanti a molti giovani whisky svizzeri. Paragonabile al Luzerner Hinterländer Whiskey (che però ha gia compiuto 3 anni) o meglio ancora allo Stammheimer Single Malt, il Puni Alba é già più bilanciato e gradevole. La distilleria non é “distratta” dalla produzione di altri distillati come avviene invece presso molti produttori di whisky svizzeri. A Glorenza (Glurns come forse preferiscono chiamarla i suoi abitanti) si sta producendo solo whisky, all’interno di un moderno edificio cubico in cui trovano casa un paio di alambicchi appositamente costruiti per questa distilleria a Rothes in Scozia.

Mi piace questo approccio come pure mi piace il fatto che questa distilleria, ultimo avamposto italiano aggrappato alle Alpi, sottolinei l’utilizzo di botti di Marsala siciliano. Un vero prodotto italiano, dalla punta al collo dello stivale!

Intanto torna alla luce una panoramica data per dispersa da diversi anni. Uno sguardo a 360 gradi catturato dalla rocca di Gibilterra nel maggio del 2010. Tornato dall’Andalusia scaricai i files sul mio computer e mi accorsi che tutti gli scatti che avrebbero dovuto comporre la panoramica erano corrotti e due di essi nemmeno si aprivano. La lasciai perdere e me ne dimenticai. Recentemente ho provato a trascinare tutti i files all’interno dell’ultima versione di Autopano Giga e nonostante i difetti e la sporcizia digitale i due file mancanti si mostrano per la prima volta in 3 anni e mezzo. Non riesco ad aprirli con nessun programma eccetto Autopano Giga di Kolor. Dopo aver trascorso diverse ore ad eliminare righe e strisciate digitali vede finalmente la luce una panoramica che allora, quando la scattai, mi aveva gasato molto, almeno fino al momento in cui realizzai che non avrei potuto pubblicarla. Mi pare straordinario che l’Africa sia così vicina all’Europa. Dalla rocca di Gibilterra questa esperienza é più chiara e tangibile che in qualunque altro luogo d’Europa, é li davanti, a pochi chilometri.

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Whisky afternoon

Domenica pomeriggio, ho appena terminato un pranzo riuscitissimo a base di gamberoni alla griglia con un paio di semplicissimi filetti di merluzzo cotti al cartoccio con un favoloso sughetto a base di vino bianco, succo di limone, olive nere, timo e qualche altra erbetta saporita. Climaticamente é una giornata perfetta, ancora assai generosa di sole ma con un venticello leggero che rinfresca. King-Car-WhiskyHo accompagnato il pesce con un paio di bicchieri di Soave e adesso voglio chiudere in bellezza: inauguro la bottiglia di King Car Whisky, prodotto a Taiwan. Dopo aver assaggiato il favoloso Solist Sherry Cask, quest’altro Kavalan dovrebbe offrirmi un’esperienza più composta e meno scoppiettante con 46% Vol. di alcohol. Sto anche fumando un Por Larrañaga assolutamente necessario come accompagnamento al whisky. In questo momento sento che potrei trascorrere i prossimi 40 anni della mia vita in questo angolo del mio giradino, sotto la vite di americana, a scrivere. Comincio anche a percepire un irrefrenabile bisogno di percorrere le country roads del midwest americano. Di solito quando mi arrivano questi impulsi ci vuole poco a realizzare un nuovo viaggio. Io devo dare retta ai miei impulsi. Mi sono inoltre accorto che molte panoramiche scattate durante il mio ultimo viaggio americano giacciono dimenticate in alcuni HD farciti di bytes. Prossimamente le consegnerò alla rete prima che me ne dimentichi definitivamente. Intanto ieri sera mi sono cimentato con la prima panoramica notturna con la quale però non ho colto esattamente la situazione che avrei voluto documentare perché la luna troppo luminosa ha coperto la via lattea. Ci riproverò.

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C’é anche nuova musica che mi fa assolutamente intrippare. Due chitarre, una é quella di Chris Eldridge, le sei corde che accompagnavano gli Infamous Stringdusters, ora Chris Thile e i Punch Brothers, l’altra é quella del jazzista Julian Lage. Sodalizio riuscitissimo!

Nord – Sud – Nord

Ischia, domenica 26 maggio, ore sette trenta del mattino, 12 °C. Francamente mi aspettavo condizioni un po’ più temperate qui nella parte meridionale dello stivale d’Italia ma sapendo che più a nord sta pure nevicando cerco di contenere il mio disappunto. Nuvole e sole si alternano con un ritmo piuttosto fastidioso e ogni volta che appoggiamo il cavalletto per scattare una panoramica impieghiamo il doppio del tempo per coprire i 360 gradi. Ischia é un’isola stupenda piena di colori e profumi. Le piante di limone fanno bella mostra in giardini e campi coltivati e io nutro un po’di invidia per una terra che può far crescere queste piante. LimoniMa che bel colore poi, questo giallo che buca il verde e che per me significa inoltre condimento privilegiato per tutto ciò che offre il mare, dalle sorprendenti cozze alla griglia che ho assaggiato sulla riva destra di Ischia Porto ai filetti di innumerevoli pesci che ho assaporato negli ultimi 10 giorni. RucolinoAdoro inoltre il limone come condimento per verdure cotte e insalate. Con la sua scorza si fanno anche degli ottimi liquori. Uno di questi é il Rucolino, a base di rucola selvatica, bucce di limone e arancia. Ha quasi sempre chiuso le mie cene ad Ischia e probabilmente continuerà a farlo anche qui tra le montagne del luganese.

E’ comunque un po’ difficile ritrovare le abitudini un po’ insipide della svizzera italiana molestata dalla coda dell’inverno dopo che si sono trascorsi 10 giorni di godimento gastronomico partenopeo. Cerchiamo di ritrovare un filo conduttore, una forza creativa per continuare a fare, in senso lato. La domenica passata ho approfittato del tempo più  o meno clemente per collaudare la mia nuova attrezzatura per panoramiche a 360°: Nikon D7100, lente Nikkor 10.5mm, testa panoramica Nodal Ninja 3, cavalletto Manfrotto 190CX3 e testa a sfera in magnesio 054.

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Oggi sto inoltre ascoltando un disco atteso da più di 6 mesi, non perché non fosse stato ancora pubblicato ma perché nonostante lo avessi già pagato, qualcuno dall’altra parte dell’oceano si é dimenticato di eseguire la spedizione.

35137355_700x700min_1Tift Merritt – Traveling Alone – Viaggiando da soli – che é poi quello che faccio io sempre, in sonstanza. Alla batteria e alle percussioni John Convertino dei Calexico e alle chitarre Mark Ribot. Un’ottima voce e testi interessanti in uno stile vagamente country-rock.

Glendronach Single Cask

Ma arriva la neve oggi? La sto aspettando, ma é troppo soleggiato. Fa freddo, questo si, ma il cielo é vergognosamente azzurro. La neve qua si é già sciolta quasi tutta ma adesso ne voglio ancora un po’. Tutto é pronto per l’arrivo delle intemperie. Ho fatto scorta di legna, il camino scalda a pieno regime e sono pronto per stappare una bottiglia speciale, un Glendronach distillato nel 1993, maturato in botte di sherry per 19 anni e imbottigliato da me stesso medesimo in persona l’estate scorsa (23/7/2012) presso l’omonima distilleria di Forgue by Huntly, Aberdeenshire, Speyside. Cask 91 / 1616, 59.2 % vol./alc.

Glendronach

Nel 2010 ci fu un mio primo tentativo di visita a questa distilleria pochi giorni prima di natale, fallito perché mi ritrovai investito da una violenta e improvvisa tempesta di neve che mi costrinse a raggiungere più velocemente possibile Aberdeen, per evitare di ritrovarmi intrappolato da qualche parte su nello Speyside. Mi ricordo che prima di passare accanto alla Glendronach Distillery feci un testacoda completo, eseguito alla perfezione con l’automobile che si fermò diligente sul ciglio della strada. In quel momento decisi che non potevo tardare e saltai la visita alla distilleria.

L’anno scorso, invece, viaggiavo in tutta tranquillità, attraversando lo Speyside in tutte le direzioni possibili. Avevo la mappa delle distillerie davanti a me e sceglievo le destinazioni in base ai magnifici nomi dei produttori di whisky che leggevo. AlanUna tappa da Glendronach fu dunque obbligatoria, anche per porre rimedio alla visita cui rinunciai qualche anno prima. Dopo aver scattato qualche foto e preso una panoramica della distilleria, ripartii da Glendronach con 3 miniatures di 15, 18 e 21 anni una strepitosa bottiglia da una single cask, da me imbottigliata e ufficialmente consegnatami dal distillery manager Alan McConnachie.

Sul sito del whisky reseller Royal Mile Whiskies c’é una sezione dedicata ai distillati maturati in botti di sherry che porta un nome eloquente, Sherry Monsters. Ora mi prendo la responsabilità di dichiarare che questo Glendronach Single Cask del 1993 é probabilmente il più impressionante whisky di questi sherry-monsters che io abbia mai assaggiato. Pazzesco su tutti i versanti. Il colore é veramente bruno scuro, come quello dei fiumi scozzesi ai quali la torba ha regalato una tinta unica e spettacolare. Al naso percepisco un potente odore di frutta cotta, bacche di bosco, resina di pino, pepe nero.

Glendronach-1993L’assaggio invece mi stordisce quasi. Raramente ho avuto un impatto dolce così forte. Mi é sembrato per un attimo di assaggiare uno straight bourbon dell’Antique Collection di Buffalo Trace come il Gorge T. Stagg, il Thomas H. Handy o il Larue Weller, tutti mostri da 60% in su. Un dolce, profondo, mieloso ed esplosivo assaggio.

Nonostante io sia un grande sostenitore della bevuta liscia senza compromessi, anche in presenza di volumi alcolici estremi, devo riconoscere che in questo caso un’aggiunta d’acqua non solo alleggerisce la bevuta ma rende ancora più gradevole l’esperienza dolce. L’amabilità di questo cask strength ci guadagna tantissimo. È spettacolare!

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