Il Fish and Chips più buono del mondo.

Sono arrivato a Monterey e dormo qua stasera. Ho fatto un po’ di casino con le date e sono arrivato qua abbastanza di corsa perchè domani avrei dovuto riconsegnare l’auto entro le 12. A metà strada però mi sono accorto che la riconsegna era tra 2 giorni. Allora mi son detto andiamo a farci una bella tratta di Highway one. Mi dirigo dunque verso Cambria da Paso Robles e poi mi accorgo che mi passa accanto veloce un cartello luminoso che dice HW1 closed. Non sono sicuro di aver letto bene. Mi fermo e faccio una ricerca in rete e cazzo è vero, una frana ha completamente ostruito la strada poco prima di Big Sur e non ci sono detour. Se arrivi a Big Sur devi fare U-Turn e tornare fino a Cambria e sono 90mi (145km). Va dunque a puttane anche il programma di farsi in tutta scioltezza la 1. Poi a dire il vero avrei potuto fare un sacco di cose belle oggi se non avessi sbagliato data. Ma non fa niente adesso perchè sono in un pub a Monterey e il jukebox ha mandato una dopo l’altra hooker with a Penis dei Tool e Closer dei NIN mentre mi sto scolando la seconda Big Sur Golden Ale e ho una bella stanza vista mare qui a due strade dall’acqua.

Oggi ho vissuto un salto termico che ha reso necessario l’acquisto di una felpa. In Fahrenheit un salto di 66°. In gradi veri sono passato dal record assoluto di ieri pomeriggio in cui ho scattato foto a 53.3 °C a questa serata soleggiata qui a Monterey dove il termometro segna 17°C. Sono subito corso a comprarmi una felpa sennò mi riammalo. Figa se fa freddo qua! Puttana, che freddo maiale! Ma a quale meridiano appartiene Monterey? A che altezza siamo? Reykjavik? E tutti che continuano a metterti ghiaccio nei bicchieri. Sempre un sacco di ghiaccio. Ma non c’è n’è bisogno gaaaz, è già tutto freddissimo.

Adesso sto aspettando fish and chips di Halibut e alla tele qua di fianco stanno mandando su ESPN baseball femminile di bambine che non arriveranno a 10 anni. Su ESPN! Ma checcazzo è? A chi può interessare? Già il baseball non interessa a nessuno.

È entrato uno come il Jana ma grassissimo. Si muove barcollando a destra e a sinistra con quei bastoni a 4 piedi.

Comunque questo è il fish and chips più buono del mondo! Mark my words! Oh, del mondo, non so se mi spiego.

Intanto le bambine dell’Oregon hanno vinto contro quelle del Montana e io mi sento come se avessi dell’acido solforico nello stomaco. Devo assolutamente farmi un sigaro. Per Fortuna ho delle Rennie contro l’acidità in camera. Adesso vado a farmene un paio poi esco col sigaro

Questo giretto dopo cena mi ha rimesso in sesto. Il sigaro era terapeutico. Senza felpa sarei morto.

Sono andato a farmi un giro lungo la costa questa mattina. La mattina dopo intendo. Fino ad Half Moon Bay. È sempre spettacolare questo litorale. Chiaramente il risveglio a Monterey è stato caratterizzato dalla solita fitta nebbia del Pacifico che poi si dissolve entro un paio di ore oppure scompare spostandosi un po’ nell’entroterra. Un oceano potente.

In seguito, un post Instagram del whisky-scrittore Dave Broom mi ricorda che qui nelle vicinanze c’è una delle prime distillerie di Single Malt degli Stati Uniti, la St. George Spirits di Alameda, proprio in faccia a San Francisco, dall’altra parte della baia. Ci vado chiaramente e assaggio un paio dei loro prodotti. St. George Baller American Single Malt, un whisky un po’ bizzarro, finito in botti che hanno contenuto umeshu, un liquore da loro prodotto a base di un frutto giapponese che si chiama ume. Iperfruttato ma piacevole. Invecchiato 3 anni e di un colore pallidissimo. Si tratta del loro personalissimo omaggio alla produzione giapponese. Poi B&E American Whiskey, un prodotto molto più in linea con la produzione americana.

In seguito questo pomeriggio ho fatto un paio di vasche in Napa percorrendo strettisime strade di campagna con erba gialla secchissima. Una giornata di completa transizione prima di riconsegnare il carro domattina a Frisco dove ci saranno le mie consuete 2 notti prima del ritorno. Questa sera sto finalmente bevendo del buon vino mentre aspetto una Wagyu Ribeye per suggellare la chiusura del mio percorso automobilistico USA.

Pensieri sparsi estemporanei: Ho appena comperato ad una pompa di benzina della cioccolata perchè oggi dopo cena avevo bisogno di qualcosa di dolce. Ho comperato Hershey’s Kisses, milk chocolate e rientrato al motel li ho subito dovuti gettare. Raramente ho assaggiato della cioccolata così vomitevole. Sono come dei Baci Perugina ma puzzano di formaggio, di mutande sporche, di pus. Ma come si fa a fare una schifezza del genere? Ma il controllore qualità della Hershey’s c’è o ci fa? Tutto perfetto! Vai tra. Sono venuti benissimo questi cioccolatini, hanno uno strano odore ma chi se ne fotte, sarà sicuramente un successo!

Beh, che lozza!

Vegas

Sono uscito alle 8:30 questa mattina qui a Vegas. Uno vestito da Darth Vader, tutto in nero, mantello nero, casco nero compreso, sta sotto il sole a fare la sua comparsa in cerca di soldi. Intanto mi sono già consumato i piedi a furia di fare su e giù per la strip. La calura è già molto intensa. Mi sono appena infilato in un pub e mi sto sludrando una necessaria pinta di Sam. Vegas è una città del cazzo. Buona solo per bere, dormire e qualche altra cosa. Globalmente è la città che incanta gli sprovveduti con la promessa del guadagno e del divertimento ma lascia sul campo un sacco di disperati. Mamma mia se è venuta severa questa frase un po’ esagerata. Ci si diverte anche. In questo pub le cameriere ti sbattono le tette in faccia per esempio. Comunque ci sono un sacco di barboni che dormono per strada e gente fuori che parla da sola con abiti macilenti.

Bello avere qualche soldo qua a Vegas. Si dorme da dio a prezzi top. Penso ancora alla stanza di merda di Springerville, AZ e mi girano un po’.

Qui al Park MGM c’è tutto un padiglione di Eataly tutto dedicato alla gastronomia italiana. Fantastico devo dire. Ci sono un sacco di prodotti italiani, dai vini ai dolci, formaggi, salumi e specialità regionali. C’è pure uno stand dove uno fa la mozzarella dal vivo, un afro-american però, il che fa un po’ ridere. Comunque notevole colpo pubblicitario per la gastronomia italiana.

Piccola considerazione random: qui in USA la spesa media per un pieno di benzina ammonta al momento a 25 CHF! E qui si parla di rincaro!

Una sacco di super obesi girano per questa città, facendo dentro e fuori dai casinos. Circolano con le loro sedie a motore, perennemente seduti, tra un cheeseburger e una fetta di pizza, con enormi bicchieri di coca cola, intenti a perdere cifre ingenti assieme ai loro sogni di salute. Alcuni non hanno proprio voglia di camminare. Potrebbero e uscirebbero da questa spirale infernale.

Gli interni del Bellagio, del Cesar Palace, del Venetian scimmiottano una strana idea di lusso che gli americani si immaginano possa essere italiana ma non hanno veramente idea. Tutto pacchiano, volgare e finto.

Sono passato a dare un’occhiata al leggendario Circus Circus. Un po’ marginalizzato rispetto ai grandi casinos nel cuore della strip. Ha anche l’aria un po’ dimessa, con la moquette sgualcita e metà delle slots inoccupate. Negli altri casinos si fa a gara con le proposte più mirabolanti e straordinarie, qui al Circus c’è il tiro a segno e una tipa che cammina su una ruota. Però la sua aria isolata, il suo ingresso illuminato, gli danno un po’ quell’aria da Titty Twister in mezzo al deserto in stile tarantin-rodrighesco.

Indio

Sono le 8 di sera e sono moderatamente stanco. Sono seduto in un bel ristorante messicano a Indio, il Pueblo Viejo Grill. Un bel ristorante, non una di quelle tavole calde con le sedie spaiate. Delle riproduzioni di Frida Kahlo sono appese alle pareti qui di fianco. Due schermi trasmettono sport. Entrambi sintonizzati su Real Madrid – AC Milan in diretta da Pasadena. Il resto dello sport non fotte qua dentro, solo buon vecchio calcio. I messicani ti fanno sentire un po’ a casa, a modo loro! Sto bevendo la seconda Pacifico, una bionda leggerissima, fatta apposta per questo caldo. Uscito dal ristorante sono passato a prendere qualcosa al supermercato qua vicino. Una figata, un supermercato piuttosto messicano con peperoncini ovunque e un sacco di frutta e verdura fantastiche. Ho anche preso del magnifico beef jerky / copertone d’automobile alla messicana.

Questa mattina attraversavo il sonoran desert con i suoi saguari e chollas. Poi questo pomeriggio ho fatto una breve discesa verso Calexico, per vedere la frontera con il filo spinato e frontalieri.

Una nota di merito devo assolutamente darla all’app di WordPress per cellulare. Ma quanta differenza fa poter scrivere in scioltezza come sto facendo ora direttamente da cellulare? Non è stato sempre così. Mi ricordo anni fa, mentre cercavo di raggiungere il nord della Scozia, annotando tutto quello che potevo del magnifico viaggio che stavo facendo. Ero praticamente arrivato a John o’ Groats, proprio di fronte alle Orcadi, mi ero appena imbarcato sul traghetto che mi avrebbe portato a Kirkwall e stavo completando le ultime frasi del resoconto che aveva preso corpo negli ultimi tre giorni. Poi puff, ho toccato qualcosa che non avrei dovuto toccare e in un istante tutto svanito nel nulla senza più possibilità di recupero. Eppure per giorni avevo continuato a salvare il mio lavoro. Ora ero li imbambolato con uno schermo vuoto e tutti i miei pensieri di tre o quattro giorni svaniti. Una merda.

Il morso del saguaro

Sono seduto al Texas Roadhouse di Casa Grande, AZ e sto mandando giù una sontuosa Sam seasonal da 1L. Ho appena ordinato un Bone-in Ribeye da 22 Oz e qua di fianco le cameriere stanno ballando il Two Step con gli schermi che mandano un po’ di country e un po’ di sport.

Oggi da queste parti si sono toccati i 46°C mentre stavo girovagando per il deserto come Jodorowsky in El Topo. Il caldo dava allucinazioni e inaspettati effetti terapeutici. Dopo un po’ che camminavo nella calura ho cominciato a provare un piacevole senso di benessere e immagini random del mio passato. L’aria secca del deserto è un toccasana leggendario. Mi sono sentito per un momento nel deserto del Negev e il caldo mi abbracciava, mi diceva “bentornato a casa”. C’è questo dato genetico in me. Io sono nato nel deserto e ogni tanto il deserto mi chiama.

È partito il secondo boccale di Sam e sono una persona migliore adesso. Questa mattina sono partito da Springerville, in territorio Apache dopo aver dormito da Econo Lodge un po’ merda per il costo ma non avevo alternative. Potevo andare da Best Western spendendo il doppio.

Sto Ribeye mi sta facendo godere. Tutto ricoperto di cipolle grigliate e mashrums. Se fossi un condannato a morte vorrei sto piatto come ultima cena.

Qui stanno gridando tutti per delle cose che non ho assolutamente capito. Stanno tutti ululando. HEEEEHAAA! Boh?! Mamma mia quanto ho mangiato, ritorno al motel gonfissimo.

Sigaro per Bluff

Santa Fe è veramente una figata. Una bella città davvero a misura d’uomo. Con un bel centro e un sacco di gente che cammina per le strade. Un centro vivo. Mi sto godendo una Perfect Margarita ad un tavolino qui fuori in Lincoln Av. e sto bene! Temperatura più che accettabile e mi sa che stasera dormo a Bluff! Pd.

Nel lontano 1996, nella mia cameretta a Lugano, mi ero confezionato uno speciale astuccetto contenente, se ricordo bene, due sigarette che avrei dovuto fumare con Pat e Eero una volta raggiunta la località di Bluff, UT. Sono passati 27 anni, tipo. Avrei detto di meno, tipo una ventina ma invece no, sono quasi trenta. Cioè, eravamo qua, ben più che ventenni, si era di più verso i trenta che i venti. Già lavoravamo, eravamo adulti, cazzo. Totalmente adulti.

Poi aggiungi altri trenta fottutissimi anni (si, lo so, sono 27) e adesso sono qui. Il Desert Rose è ancora qui. Ci dormo stanotte. La Cottonwood Stakehouse non c’è più, o meglio, ha cambiato gestione. Il posto è identico ma ora si chiama Comb Ridge Eat and Drink e non servono bistecche ma solo burgers. Va bene lo stesso, le vibrazioni sono le medesime con i tavoli all’aperto e poi se mandi giù una Sierra sei di nuovo giovane. Mi sembra di sentire gli emiliani che erano stati a “zashua” ma invece sono una famiglia di svizzero tedeschi che sta seduta dall’altra parte della corte esterna, con i tavoli e la ghiaia in terra.

Ora la trösa è qua di fronte alla mia cabin, la numero 4, io sono seduto sulla veranda e guardo le ultime luci che se ne vanno qui nel deserto con una brezza calda che scivola su questa terra rossa. Sto bevendo un’altra Sierra e guardo gli ultimi fumi del mio sigaro che si perdono nell’oscurità. Questa è una di quelle serate che vorrei non finissero mai. Una serata da cantare, da suonare. Tra qualche giorno ci sarà ancora un altro sigaro speciale che mi accenderò nella Death ma per il momento mi godo questo “sigaro del PD per Bluff”, perchè è così che avevo chiamato le sigarette che avevo confezionato per questo luogo in quell’estate del ’96, quand che sevi giuvin.

Apologia dello spostamento

Partiamo dalla fine. In questo momento sto aspettando un sontuoso combination plate seduto alla Cita, ristorante messicano a Tucumcari, NM. Sto bevendo una Dos Equis e per fortuna qua dentro c’è una temperatura normale.

È vero, ho già fatto la 66 in passato ma questa volta l’ho sentita quasi come una necessità fisica. Avevo bisogno di fare questo spostamento. Sentivo il bisogno di buttarmi alla guida lungo questo percorso che è necessariamente anche un viaggio simbolico, un trip per la mente, una necessità emotiva. Questo serve a me. Sono sicuro che questa è una mia personale necessità e non necessariamente condivisa ma così stanno le cose per me. Anche io mi interrogo a questo riguardo e poi mi do la risposta. È fondamentale viaggiare e come dice sempre il mio amico Dema, “conosco uno che era lì fermo che aspettava e poi è morto”.

Considerazione random nata spontaneamente mentre guidavo:

In strada gli americani fanno fatica a decodificare la cortesia. Non la comprendono. Concetto troppo difficile. Se ti fermi per far passare qualcuno, in genere non ti ringrazia e anzi, a volte si incazza pure. Se c’è qualcuno che ti punta con l’auto e rallenti e ti fai da parte per lasciarlo passare in genere non capisce che può superarti e resta li dietro.

Intanto qui al tavolo di fianco al mio è arrivata una comitiva di braccianti messicani, anzi, più che messicani, sembrano usciti da Apocalypto, sono degli aztechi questi qua, braccianti aztechi.

Credo di aver guadagnato un po’ di tempo per dedicarmi un po’ di più al southwest. Era comunque mia intenzione arrivare a Tucumcari per alloggiare al Blue Swallow Motel dove mi ero fermato anni prima a scattare panoramiche con il proprietario che allora un po’ sorpreso mi aveva chiesto perché non avessi deciso di pernottare nel suo motel dal momento che mi ero fermato per fotografarlo. Quella domanda mi aveva messo un po’ in imbarazzo. Aveva ragione. Molti proprietari da queste parti si fanno il culo per rimettere in piedi questi vecchi motel cercando di non far scomparire quel fascino della Route 66 che noi cerchiamo quando la percorriamo. E poi noi turisti cosa facciamo, passiamo attraverso Tucumcari, fotografiamo queste meraviglie e poi andiamo a dormire al Days Inn?

Mi ero dunque ripromesso di correggere questo errore oggi. Dunque entro a Tucumcari e vedo Il Blue Swallow dall’altra parte della strada. Metto la freccia per svoltare ma in quel momento arrivano dalla direzione opposta almeno dodici Corvette e si infilano una dopo l’altra nel parcheggio del motel. Ma che cazzo è? Ma da dove sbucano queste auto di merda? Capisco subito che sarà difficile che rimangano stanze disponibili e in effetti dopo qualche minuto scompare l’insegna “vacancy”.

Vaffanculo le Corvette. Un blocco più in basso c’è un altro motel dal sapore anni 50, il Roadrunner Lodge. Anche nel suo parcheggio ci sono un po’ di Corvette ma sembra esserci ancora vacancy.

Sono tutti anziani quelli delle corvette. Una vecchia è appena uscita dalla sua stanza e sta pulendo la sua Corvette con un panno e lo spruzzino.

Bene signori. Adesso devo mettere via le mie cose perchè fra poco si parte e devo ancora decidere dove andare.

Missouri Sky

Beyond the Missouri Sky è il nome del magnifico album di Pat Metheny

Questa mattina partivo da Bardstown, KY per la consueta tappa di avvicinamento alla 66. Le mie previsioni, così come le avevo pensate a casa, mi dicevano che sarei arrivato nei pressi di Cairo, Illinois verso sera, e avrei dunque cercato li un posto in cui dormire. Si trattava di un percorso nuovo e non avevo idea di come fosse e dove si trovasse. La giornata procede spedita, l’aria è bollente e il cielo assume un colore lattiginoso. Il sole appare come un pallido cerchio luminoso e sfumato. Arrivo a Cairo molto prima del previsto e entrando in questa cittadina ho delle strane sensazioni. Non c’è in giro quasi nessuno, tutti gli edifici sono in stato di abbandono. La vernice si stacca dalle pareti, le finestre sono rotte. Un barbone rovista in un angolo. Questo posto si trova proprio alla confluenza del fiume Ohio con il Mississippi.

Non ho scattato fotografie ma poi cercando informazioni in rete ho trovato questa bella serie di immagini con qualche informazione sulla storia della cittadina che nel corso degli anni è stata progressivamente abbandonata dai suoi cittadini, in prevalenza afroamericani, a causa della disperazione, delle alluvioni e del generale abbandono. Oggi è abbastanza spettrale.

Cairo, Illinois

Più tardi nel pomeriggio, diretto oramai a Joplin, nell’angolo di Missouri in basso a sinistra, incorro in una tempesta che non sono riuscito ad evitare. Ocio che da queste parti i tornado fanno anche vittime. Alla radio cominciano a dare allarmi di potenziali pericoli, esortando la gente a chiudersi in casa al piano terra nella stanza più interna. Ci potrebbero essere danni alle auto, alle case e agli animali. Io sono prorprio diretto dentro il fronte. Ad un certo punto non sono più in grado di vedere niente e riesco a fermarmi ad una pompa di benzina. Sono fermo al parcheggio davanti alla stazione di servizio come stanno facendo tutti. Poco dopo comincio a sentire dei colpi sul tetto dell’auto. Sta arrivando la grandine. Alla radio parlavano di chicchi grandi come palline da golf. Non posso permettermi che l’auto si distrugga sotto le sassate di ghiaccio. Solo qua in USA piove in questa maniera.

Mi sposto velocemente verso la tettoia delle pompe di benzina, già tutta occupata ma siccome il vento è fortissimo poco importa che tu sia sotto e allora mi metto proprio attaccato ad un pickup truck che mi copre abbastanza bene.

Infine sopravvivo alla tempesta e arrivo a Joplin che è sera. Gionata abbastanza faticosa ma sono comunque ricompensato da un magnifico Missouri Sky!

Bardstown sta al Kentucky come Dufftown sta alla Scozia

Oggi sono afflitto da una raffreddore maiale che mi ha preso ieri in seguito al volo sull’aereo NY / Cincinnati. Il freddo mi ha ammazzato e in seguito, le ventole della Waffle House mi hanno dato il colpo di grazia. Oggi mi sono fermato da “Walgreens: Pharmacy, Health & Wellness” per raccattare un po’ di aspirine e qualcosa per il “cold”. Questa catena di farmacie é veramente la campionessa dell’ipocrisia, infatti solo qua in USA una farmacia ha dietro il bancone, in bella vista, la bacheca delle cigarette, sigari e tabacco.

Questa mattina mi sono recato presso Buffalo Trace e già un’ ora prima dell’ apertura c’era una fila di 50m. Chiedo a chi mi sta di fianco se c’é qualche evento speciale ma mi dicono che è così tutti i giorni. A dire il vero sembrerebbe che tutti si aspettassero una qualche sorpresa, tipo una bottiglia di George T. Stagg. Scopro poi che c’è un sito internet con le predictions giornaliere delle bottiglie disponibili per l’acquisto in distilleria aggiornato giorno per giorno. Oggi la notizia riguarda la disponibilità di Eagle Rare 10yo che ho a casa, buono ma non eccezionale.

Poi un ottima degustazione presso Heaven Hills Distillery con tutta la gamma di whisky dai quali nascono tutti i loro brands più importanti. Elijah Craig, Parker’s, Evan Williams con la spettacolare bottiglia con la ceralacca blu, 23 anni di invecchiamento che io una volta ho posseduto. Ora fa bella mostra di se qui in distilleria, all’interno di una bacheca di vetro, come se fosse un reperto archeologico.

Intanto questa mattina mi sono svegliato ancora un po’ jetleggato e con una voce cavernosa da oltretomba. La mia voce suona come quella del cantante dei Crash Test Dummies. A letto stamattina stavo cantando:

Once there was this kid who
Got into an accident and couldn’t come to school
But when he finally came back
His hair had turned from black into bright white
He said that it was from when
The cars had smashed so hard

Mmm Mmm Mmm Mmm
Mmm Mmm Mmm Mmm

Intanto sono le 07:45 e tra un momento si comincia finalmente ad andare a ovest, verso il sole che tramonta.

Texo goes to Bourbon

Bene, analgesici inefficaci, non sembra vero ma si ricomincia, cazzo. Ma quanti anni sono?

Ieri la situazione si stava mettendo male. Al mio ritorno dal lavoro consultavo i comunicati ufficiali dei comitati scioperanti e non trapelata nulla di buono. Il mio itinerario risultava in pericolo, la mia scaletta spezzata. Ma quando cominciano questi scioperi? Alle 8? Alle 7? Nella lista dei voli garantiti dagli scioperanti il mio non risulta: coincidenza che salta a NY, noleggio auto a Cincinnati che salta, tempo fino alle 18 per annullare l’albergo della prima notte.

Diana prestissimo questa mattina, alle 3:30 e partenza da casa alle 4:03. Autostrada tra le due uscite di Lugano già completamente intasata. Passo da Chiasso Brogeda in scioltezza però e poi mi infilo nella Pedemontana vuota e in un botto sono a Malpensa. Lascio la mia auto in un parcheggio privato ed entro in aeroporto. Tutto sembra tremendamente tranquillo, non si alzano aerei. Ieri Swiss ha annullato 25 voli su Milano e ora, a quanto pare, gli scioperi cominciano alle 10, per otto ore. Il mio volo è previsto alle 09:00. Il pannello delle partenze è desolante.

Lo scorro tutto e finalmente vedo che il volo Delta DL 0190 è regolarmente programmato. GIUBILEO!

Il check-in nella zona 24  è riservato a pochissimi voli, Delta incluso. Sono in fila e faccio il bio scan a tutti i miei compagni di viaggio: una coppia di ricchi anziani probabilmente niuiorchese, tutti ingioiellati d’oro e lentissimi. Un evidente transgender con i capelli rosa qua davanti a me. Gonna lunghissima, fino a terra, braccia grosse e pelose, assomiglia a Celsi Manning. Va di moda oggi a quanto pare, proprio come in tele. Poi qualche starnuto da Covid qua davanti al boarding.

Adesso sono sul vettore e stiamo volando, l’orologio indica le 10 e 10 e lo sciopero è dunque ufficialmente cominciato e dura tutto il mio viaggio. Qua alla mia sinistra uno che sta una poltrona dietro si è addormentato immediatamente e ha cominciato a russare rumorosamente. La tipa alla mia destra invece è completamente avvolta in una coperta, con cuffia e paraocchi. Sembra una mummia. Poi a sorpresa i due vecchi ingioiellati stanno qua con me in “Schweine Class”. Sono tutte delle patacche le loro collane e bracciali. Due vecchi sordi si stanno parlando urlando. È appena passato Celsi Manning: uomo a balla!

Ok, sono al terminal 4 dell’aeroporto Gei Ef Chei di NY e questa cosa dei voli “oversold” sta cadendo nel ridicolo. Siamo già in ritardo di un’ora perché il volo è oversold e ogni 20 minuti rilanciano di 200$ l’offerta a chi è disposto a farsi spostare il volo. Siamo partiti da 800$ e ora siamo arrivati a 1400$ ed è così per quasi tutti i voli. 1600$ ora. Ne manca uno da spostare. Una vera e propria asta e intanto tutti aspettano.

Finalmente siamo dentro questo aereo diretto a Sin Sinnati, aereo strettissimo e lunghissimo. Fa un freddo cane qua dentro e sono giù in fondissimo. Celsi Manning ha preso l’aereo per Baltimore.

Purtroppo mi è toccato aspettare in pista 1:30 perché su Sin Sinnati c’erano delle thunderstorms. Vabbè, sono arrivato e infine atterrato. Ho preso la mia Toyota e ho guidato alla volta di Lexington. Dopo un po’ mi andava assieme la vista e mi sono dunque fermato da qualche parte a metà strada dopo aver nel frattempo annullato la riservazione del motel a Lexington.

Adesso sto aspettando un Texas Bacon Cheesecake con Hashbrowns qui alla Waffle House di fronte al Motel. Waffle House è probabilmente l’ultimo anello della catena della ristorazione americana. Posto scranscissimo e la signora che sta cucinando, di almeno 75 anni, è sputata Bruce Willis di faccia, con le rughe e i capelli lunghi tinti castano. L’aria condizionata mi uccide qua dentro.

Prove tecniche di viaggio

Bene, riscriviamo un paio di cosette qui. Vorrei ricominciare. Sto sperimentando una nuova tastierina bluetooth che potrebbe tornarmi assai utile nelle prossime settimane. L’intenzione è quella di percorrere le strade del whisky come ho già fatto in passato.

Poi magari non scriverò una cippa. Vediamo.

Intanto ascoltiamo sta cosa magnifica!