Bardstown sta al Kentucky come Dufftown sta alla Scozia

Oggi sono afflitto da una raffreddore maiale che mi ha preso ieri in seguito al volo sull’aereo NY / Cincinnati. Il freddo mi ha ammazzato e in seguito, le ventole della Waffle House mi hanno dato il colpo di grazia. Oggi mi sono fermato da “Walgreens: Pharmacy, Health & Wellness” per raccattare un po’ di aspirine e qualcosa per il “cold”. Questa catena di farmacie é veramente la campionessa dell’ipocrisia, infatti solo qua in USA una farmacia ha dietro il bancone, in bella vista, la bacheca delle cigarette, sigari e tabacco.

Questa mattina mi sono recato presso Buffalo Trace e già un’ ora prima dell’ apertura c’era una fila di 50m. Chiedo a chi mi sta di fianco se c’é qualche evento speciale ma mi dicono che è così tutti i giorni. A dire il vero sembrerebbe che tutti si aspettassero una qualche sorpresa, tipo una bottiglia di George T. Stagg. Scopro poi che c’è un sito internet con le predictions giornaliere delle bottiglie disponibili per l’acquisto in distilleria aggiornato giorno per giorno. Oggi la notizia riguarda la disponibilità di Eagle Rare 10yo che ho a casa, buono ma non eccezionale.

Poi un ottima degustazione presso Heaven Hills Distillery con tutta la gamma di whisky dai quali nascono tutti i loro brands più importanti. Elijah Craig, Parker’s, Evan Williams con la spettacolare bottiglia con la ceralacca blu, 23 anni di invecchiamento che io una volta ho posseduto. Ora fa bella mostra di se qui in distilleria, all’interno di una bacheca di vetro, come se fosse un reperto archeologico.

Intanto questa mattina mi sono svegliato ancora un po’ jetleggato e con una voce cavernosa da oltretomba. La mia voce suona come quella del cantante dei Crash Test Dummies. A letto stamattina stavo cantando:

Once there was this kid who
Got into an accident and couldn’t come to school
But when he finally came back
His hair had turned from black into bright white
He said that it was from when
The cars had smashed so hard

Mmm Mmm Mmm Mmm
Mmm Mmm Mmm Mmm

Intanto sono le 07:45 e tra un momento si comincia finalmente ad andare a ovest, verso il sole che tramonta.

Texo goes to Bourbon

Bene, analgesici inefficaci, non sembra vero ma si ricomincia, cazzo. Ma quanti anni sono?

Ieri la situazione si stava mettendo male. Al mio ritorno dal lavoro consultavo i comunicati ufficiali dei comitati scioperanti e non trapelata nulla di buono. Il mio itinerario risultava in pericolo, la mia scaletta spezzata. Ma quando cominciano questi scioperi? Alle 8? Alle 7? Nella lista dei voli garantiti dagli scioperanti il mio non risulta: coincidenza che salta a NY, noleggio auto a Cincinnati che salta, tempo fino alle 18 per annullare l’albergo della prima notte.

Diana prestissimo questa mattina, alle 3:30 e partenza da casa alle 4:03. Autostrada tra le due uscite di Lugano già completamente intasata. Passo da Chiasso Brogeda in scioltezza però e poi mi infilo nella Pedemontana vuota e in un botto sono a Malpensa. Lascio la mia auto in un parcheggio privato ed entro in aeroporto. Tutto sembra tremendamente tranquillo, non si alzano aerei. Ieri Swiss ha annullato 25 voli su Milano e ora, a quanto pare, gli scioperi cominciano alle 10, per otto ore. Il mio volo è previsto alle 09:00. Il pannello delle partenze è desolante.

Lo scorro tutto e finalmente vedo che il volo Delta DL 0190 è regolarmente programmato. GIUBILEO!

Il check-in nella zona 24  è riservato a pochissimi voli, Delta incluso. Sono in fila e faccio il bio scan a tutti i miei compagni di viaggio: una coppia di ricchi anziani probabilmente niuiorchese, tutti ingioiellati d’oro e lentissimi. Un evidente transgender con i capelli rosa qua davanti a me. Gonna lunghissima, fino a terra, braccia grosse e pelose, assomiglia a Celsi Manning. Va di moda oggi a quanto pare, proprio come in tele. Poi qualche starnuto da Covid qua davanti al boarding.

Adesso sono sul vettore e stiamo volando, l’orologio indica le 10 e 10 e lo sciopero è dunque ufficialmente cominciato e dura tutto il mio viaggio. Qua alla mia sinistra uno che sta una poltrona dietro si è addormentato immediatamente e ha cominciato a russare rumorosamente. La tipa alla mia destra invece è completamente avvolta in una coperta, con cuffia e paraocchi. Sembra una mummia. Poi a sorpresa i due vecchi ingioiellati stanno qua con me in “Schweine Class”. Sono tutte delle patacche le loro collane e bracciali. Due vecchi sordi si stanno parlando urlando. È appena passato Celsi Manning: uomo a balla!

Ok, sono al terminal 4 dell’aeroporto Gei Ef Chei di NY e questa cosa dei voli “oversold” sta cadendo nel ridicolo. Siamo già in ritardo di un’ora perché il volo è oversold e ogni 20 minuti rilanciano di 200$ l’offerta a chi è disposto a farsi spostare il volo. Siamo partiti da 800$ e ora siamo arrivati a 1400$ ed è così per quasi tutti i voli. 1600$ ora. Ne manca uno da spostare. Una vera e propria asta e intanto tutti aspettano.

Finalmente siamo dentro questo aereo diretto a Sin Sinnati, aereo strettissimo e lunghissimo. Fa un freddo cane qua dentro e sono giù in fondissimo. Celsi Manning ha preso l’aereo per Baltimore.

Purtroppo mi è toccato aspettare in pista 1:30 perché su Sin Sinnati c’erano delle thunderstorms. Vabbè, sono arrivato e infine atterrato. Ho preso la mia Toyota e ho guidato alla volta di Lexington. Dopo un po’ mi andava assieme la vista e mi sono dunque fermato da qualche parte a metà strada dopo aver nel frattempo annullato la riservazione del motel a Lexington.

Adesso sto aspettando un Texas Bacon Cheesecake con Hashbrowns qui alla Waffle House di fronte al Motel. Waffle House è probabilmente l’ultimo anello della catena della ristorazione americana. Posto scranscissimo e la signora che sta cucinando, di almeno 75 anni, è sputata Bruce Willis di faccia, con le rughe e i capelli lunghi tinti castano. L’aria condizionata mi uccide qua dentro.

Old Taylor Distillery, Woodford County, Kentucky

Un paio di mesi fa leggevo su bourbonenthusiast.com, un blog interamente dedicato al whisky americano, delle esplorazioni fatte da alcuni blogger nei pressi di Frankfort in Kentucky per fotografare le rovine di una distilleria dismessa.

Sulle sponde del Kentucky River si trova la celebre Buffalo Trace Distillery che non ha bisogno di presentazioni. Viaggiando lungo il Glenn’s Creek, invece, ci si imbatte dopo qualche chilometro nella Old Taylor Distillery in rovina.

Un festival di “No Trespassing” cerca di scoraggiare i curiosi ma il desiderio di scattare qualche bella panoramica é troppo forte e così scavalco il muretto di cinta e comincio la mia perlustrazione clandestina.

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View Old Taylor Distillery in a larger map

Kentucky

Din – Don – Dan!
Adesso é ufficilamente cominciato il mio nuovo viaggio. Alle 16.04 venerdì 24 giugno. Ora mi offro un altro rito quasi obbligatorio ogni volta che prendo il treno per partire verso una delle mie destinazioni tradizionali: una bella birra gelata che bevo di gusto adesso alle 17.00 anche se il rito prevede che che io beva indipendentemente dall’ora di partenza. Che siano le 6 del mattino o le sei di sera non fa alcuna differenza. Salute.

Si passa accanto alla Valascia, la pista di ghiaccio dell’Hockey Club Ambrì Piotta e penso che qualche anno fa con gli amici si spergiurava e imprecava platealmente durante questo passaggio, adesso invece penso che ho dei ricordi solidi legati a questo posto, alcune epiche sfide tra HCAP e HCL alle quali ho assistito in passato, in inverno. Oppure ancora le interminabili soste all’arsenale militare durante una lontanissima estate degli anni 90. Oggi ho pensato solo a questo passando attraverso Ambrì Piotta. Sto veramente invecchiando.

Mövenpick Airport Hotel all’aeroporto di Zurigo e aspetto un grilled salmon seduto ad una specie di bancone stile tavola calda americana con un cinese seduto di fronte a me che comunica esclusivamente in cinese, non capisce neppure informazioni semplicissime come “hallo, hi, thank you, bon appetit, bye”, niente, non comprende niente.

Oggi al terminal E ho probabilmente visto la più vecchia hostess della terra. Vola Delta e volevo veramente fermarla per chiederle l’età ma mi sono trattenuto. Ad occhio ho stimato 80 anni, tutti, e portati male.

Bene! Prima birra da mezzo alle 09:00, come ai vecchi tempi. Gli aeroporti sono una figata e un’ altra cosa che ho notato ieri, pure una gran figata, sono quelle misteriose botole sotto la pancia dei viadotti autostradali. Mi hanno sempre intrigato.

Questa mattina ho utilizzato un deodorante ascellare al sudore. Giuro che non sono io ma il deo Roll-on. Mi sono anche fatto una doccia e la maglietta che indosso é linda, come nuova, dunque non mi spiego il puzzo.

E’ incredibile constatare come dopo questo primo mezzo tutto appaia migliore! Parte il secondo mezzo. Santissimi boschi, croce svizzera sullo sfondo di alpi innevate, chissà quanto dovrò pisciare tra un momento, ma mi importa sega perché sto entrando nuovamente , dopo alcuni anni, nella magnifica fase del “non me ne frega più un cazzo di niente”. La libertà totale, assecondata dall’alcohol però. Ma io quasi quasi adesso mi sparo 4 xanax!
🙂 scherzo ovviamente. Non lo faccio. Non sono nemmeno in ansia. Stanno caricando il Gate Gourmet e fra un paio d’ore sarò in volo ascoltando Die By My Hand dei Coroner, probabilmente. Sono ufficialmente sedato, thanks to Feldschlösschen. Tutto bello adesso, mi sento snello ora, leggero come un gavettone d’elio urinante.

Qui a bordo c’é un’hostess che sembra una homeless mentre ascolto Pure Prairie League che cantano Kansas City Southern e mando giù un buon merlot del Cile. Il cibo qua a bordo é veramente imbarazzante. Un petto di pollo accettabile annegato in una pastina di quelle che ti davano in brodo da bambino quando eri malato, ma invece del brodo qui ci é stata inflitta una salsa al pomodoro pH 1, tipo acido gastrico, ecco, così, si tratta di una deliziosa pastina all’acido gastrico, poi c’é un panino quasi caramellato con un burro strano che ha la consistenza del mastice per gli stucchi. Ci sono delle scritte in cirillico sulla confezione. Infine un muffin alla cannella, mollissimo, che ti si sbriciola in mano. Ma torniamo alle hostess. Età media 65 anni e oltre alla homeless di colore c’é anche un’alcolizzata settantenne bonda tinta, ex-figa cinquanta anni fa, che ora vive di ricordi e barbiturici, così a stima, solo guardandola. L’unico schermo dello scompartimento schweine class, lontanissimo, sta trasmettendo un film troppo di merda che mi ero rifiutato di scaricare gratis tempo fa: la storia di un biondino fighettino che diventa tutto pelato, con la faccia percorsa da rigagnoli di slicio metallizzato per qualche misterioso motivo pure fluorescenti, e nelle intenzioni del regista dovrebbe apparire come mostruoso questo coglione che invece fa cagare il cazzo ma siccome le cuffie che servono per seguire questa merda di film sono a pagamento mi consolo ascoltando Pure Prairie League, Country Rock anni settanta che meglio di così é veramente difficile suonarlo.

Un tipo americano qui vicino al mio seat ha delle braccia larghe come le mie cosce. Faccio affidamento su di lui qualora fosse necessario placcare qualche pazzo su questo aereo. Ho fiducia in lui!

Ah, mitica prima giornata di perlustrazini kentuchiane cominciata alle 8 sotto una pioggia diluviana con lampi e tuoni a far da contorno. Sono dunque partito alla volta di Frankfort alla ricerca di ciò che resta della Old Taylor Distillery della quale ho scoperto l’esistenza solo alcune settimane fa seguendo un forum di entusiasti del Bourbon su internet (bourbonenthusiast.com)

Comincio a percorrere alcune strette stradine di campagna. La pioggia mi da un po’ di tregua e l’asfalto corre anguillesco davanti a me, tutto soffocato dalla vegetazione. Dopo qualche curva appare finalmente la distilleria, bellissima, abbandonatissima, in rovina, cupa.

I muri sono ricoperti dai rampicanti, i vetri sono rotti e i grilli fanno baccano. E’ l’unico rumore in questo sperduto angolo di Kentucky. Comincia anche a fare capolino qualche raggio di sole e l’atmosfera diventa pesantissima: umidità a mille, asfalto spaccato, maglietta appicicata, afa, botti rotte a terra, ferrame arrugginito, vernice scrostata, insetti, strani rumori dalla boscaglia. Intanto infrango alcuni divieti di trespassing per godere fino in fondo quest’aria inquietante che mi offre il luogo.

In seguito, lasciate le rovine dell Old Taylor continuo per alcune miglia lungo la stessa stradina che percorre la Woodford County fino alla Woodford Reseve Distillery dove faccio un tour completo della struttura.

E’ sera e ho appena finito di cenare at The Old Talbott Tavern nel centro di Bardstown. Un antico edificio risalente al 1779 circa e dopo aver cenato con un burger accompagnato da un’ottima Kentucky Bourbon Ale, sto digerendo con un Rowan’s Creek Single che declina alla perfezione la mia prima vera giornata di Kentucky.

Ma quanto é giusto ascoltare un buon concerto di Bluegrass nella Bluegrass region? Esco ora dal Kentucky Theater dopo aver assistito al concerto di Doyle Lawson & Quicksilver anche se il palco é stato un po’ rubato da questa famiglia di prodigi, la Daniel Patrick Family, con Daniel (16 anni), la sorella Samantha (13 anni) e il piccolo prodigio di 9 anni Kyle Ramey, col cappello da cowboy che suona il mandolino come un professionista incallito e ha una presenza scenica assurda.

Duetta con Doyle Lawson per nulla intimorito e Doyle é sbalordito. All’uscita compero il CD di questo micro-prodigio e me lo faccio autografare da questo bimbo alto un metro e uno sputo. Da morire dal ridere. Poi il CD della famiglia al completo lo firmano anche il fratello e la sorella più grandi.

Giornata perfetta oggi in KY. Partito questa mattina da Bardstown (la capitale del Bourbon) ho fatto ottimi scatti a Loretto presso la Maker’s Mark Distillery, dopo Buffalo Trace sicuramente il tour più personale e bello. Posso scattare le mie panoramiche in tutta tranquillità da solo nella still room e di fianco alle vasche di fermentazione che ribollono magnificamente, colme fino all’orlo di birra. Il caldo é insopportabile, veramente allucinante qui dentro. Mi concedo pure tutto il tempo che mi serve per scattare una panoramica della wharehouse.

Poi dopo un oretta raggiungo anche la Four Roses Distillery, la meno forte delle distillerie visitate, con un tour troppo breve e una struttura un po’ troppo nuova e dunque esteticamente meno ammiccante.

Dulcimer

Mi é appena andato di traverso un sorso di Parker’s Heritage Collection. Molto male. Prima di tutto perché fa veramente male respirare questa bomba di bourbon a 64.8 % alc/vol. Credo sia stata la mia esperienza più vicina al respirare fuoco. Secondariamente perché é un peccato non aver prestato la giusta concentrazione durante questa degustazione. Non posso permettermi di sorseggiare con leggerezza questo distillato. Adesso finalmente l’incendio si é sopito e posso continuare con il piacevole assaggio. Questo Bourbon sta nella stessa categoria di altre super-potenze alcoliche come il George T. Stagg di Buffalo Trace oppure il Booker’s di Jim Beam. Anche se più leggero in tenore alcolico rispetto agli altri due questo bourbon ha un gusto molto forte e forse più impegnativo. Porca miseria quanto é forte. Mi sembra di masticare le doghe di quercia della botte che lo ha contenuto. Denso e complesso, questo bourbon é prodotto da Heaven Hill Distilleries, Bardstown, KY.

Perché lo sto assaggiando? Ma per celebrare l’arrivo di un nuovo strumento musicale dalle sonorità antiche e figlio della stessa terra. L’Appalachian dulcimer o mountain dulcimer, uno strumento che procura gratificazione istantanea grazie alla relativa facilità d’esecuzione.

mp3: Appalachia

[audio:http://www.texos.ch/blog/wp-content/uploads/Appalachia.mp3|titles=Appalachia]

Lo zio Jesse é arrivato in Valcolla

Mi ricordo che da più giovane una delle mie serie televisive preferite era “The Dukes of Hazzard” o più semplicemente Hazzard (come la chiamavano nella versione italiana). I salti che faceva il Generale Lee non li avevo mai visti fare da nessun altro. Poi senza dubbio c’erano le gambe di Daisy Duke, mamma mia! Continuano a turbarmi pure adesso. Con quei jeans stretti… La vera Daisy, comunque, Catherine Bach e non la bambola-gonfiabile-Jessica-Simpson nel remake del 2005. Poi c’erano Bo e Luke, per un qualche motivo sempre inguaiati e infine lo zio Jesse.

Eh, si, Uncle Jesse, me lo vedo col suo barbone bianco  mentre prepara i suoi barattoli di whiskey clandestino che poi Bo e Luke andranno a consegnare.

Moonshine é il nome solitamente utilizzato in America per definire il prodotto di una distillazione illecita. Si tratta quasi sempre di un distillato giovanissimo che non viene invecchiato in botte a causa della sua natura clandestina. Lo si distilla e lo si distribuisce velocemente. L’ho visto in diversi film ambientati nell’Appalachia, spesso distribuito in grossi barattoli di vetro come quelli delle conserve, con il tappo a vite.

Dunque, dicevo, lo zio Jesse é arrivato in Valcolla! Ha attraversato l’oceano e si é fatto tutta la strada a bordo del Generale Lee su fino in cima a questa valle, trasportando la sua cassetta di legno anch’essa dall’aria assai clandestina. Ho davanti a me questo barattolo (ovviamente non clandestino) e muoio dalla voglia di provare quella che potrebbe essere definita come una “Grappa del Kentucky”. Sono sempre stato incuriosito dai new spirits come quello di Kilchoman (1 mese) oppure il White Dog di Buffalo Trace, entrambi però solo anteprime di quello che sarà lo stesso distillato dopo qualche anno di maturazione in botte.

Il Georgia Moon Corn Whiskey, distillato dalla Johnson Distilling Company é invece un prodotto finito, molto più leggero per quanto riguarda il tenore alcolico, 40% vol./alc. Non gliene fotte della botte! Lui é subito disponibile, é di pronta beva e serve unicamente per sballare e diventare leggeri e rotondi in un attimo. Non lo si serve nello sniffer come si fa con i più pregiati scotch whiskies, anzi, probabilmente nutre pure un po’ di antipatia per i suoi parenti europei un po’ troppo aristocratici. In effetti una prima constatazione balza alla mia attenzione immediatamente: é praticamente impossibile versarselo in un bicchiere per un primo assaggio senza fare un lago di whiskey sul tavolo. Ma come faccio a versarmelo? Mi si accende una debole lampadina ad incandescenza nella mia testolina! Prendo la pipetta per l’allungo d’acqua che uso ogni tanto con i cask strength e il gioco é fatto. Mi verso  un paio di centilitri nello sniffer. Lo so, sarebbe stato forse più appropriato berselo a canna direttamente dalla whisky jar. Lo faccio poi girare qualche secondo per liberare gli esteri e vedere quale effetto mi procurano. Butto dentro il naso, chiudo gli occhi  e inspiro. La prima sensazione, immediata, senza riflettere troppo e lasciando parlare solo i miei sensi, mi dice che sto annusando una grappa di vinaccia, come al grotto, dopo aver mangiato polenta e brasato e bevuto litrate di vino a conto già pagato con l’oste che offre un bicchierino per riordinare la digestione. Si, é decisamente lo stesso profumo, non sento il whiskey qui dentro, o meglio, la maturazione in botte (assente in questo caso) fa probabilmente la differenza in tutti gli altri casi.

Se mi avessero messo davanti tre grappe e questo whiskey, probabilmente non sarei riuscito a scovarlo.

L’ assaggio é veramemnte leggero e abbastanza delicato, non molto strutturato. Magari qualche grado d’alcohol in più avrebbe reso l’esperienza un po’ più intensa, ma forse questo non é il punto.

Recentemente mi son letto in rete qualche commento di degustazione in merito a questo giovane spirito. Molti lo stroncano senza pietà accompagnando l’assaggio con agettivi che vanno dal rancido al fetido…  Calma! Calma! Eccheccazzo… Ma é possibile? Non avete mai bevuto nient’altro che Single Malt Scotch Whisky nella vostra vita? Questo non é un Single Malt di 10 anni, non é nemmeno un malt whisky. Non ci sono alghe, aria salmastra o fumi di torba a caratterizzarlo, non c’é il sudore e la pazienza degli artigiani scozzesi o il puntiglio e la grazia dei giapponesi. E’ semplicemente una curiosa esperienza che viene offerta a chi é ancora disposto a sperimentare qualcosa che, anche se  obbiettivamente non fa trasalire – non suonano le campane a festa dopo un assaggio di Georgia Moon – da delle risposte alla curiosità che vi prendeva quando al cinema eravate un po intrigati dagli strani barattoli che si contrabbandavano nel sud est degli Stati Uniti, oppure quando Bo e Luke scappavano con il Generale Lee pieno di Moonshine, inseguiti da Rosco P Coltrane e Enos Strate. Ecco questa é l’occasione giusta per colmare questa lacuna:

Georgia Moon Corn Whisky?

Visto e provato.  Next?

Stranger With A Camera

Sto  visionando un interessantissimo documentario, acquistato in DVD da Appalshop, un entità culturale interamente dedicata alla promozione della cultura dell’ Appalachia in tutte le sue sfaccettature. Stranger with a Camera il titolo. Si investigano il clima e le ragioni che portarono all’assassinio del regista canadese Hugh O’Connor che alla fine degli anni sessanta girava con la sua troupe tra le montagne dell’Eastern Kentucky per documentare la miseria e la povertà estrema in cui vivevano gli abitanti dei monti Appalachi. Con le parole della regista Elizabeth Barret, si cerca di capire la scollatura che c’é tra la percezione che ha di se la gente degli Appalachi e la rappresentazione che di essa fanno gli “stranieri”.

C’ é un’ innegabile attrazione per questi luoghi un po’ avvolti nel mistero. Negli anni si é creata un’attenzione a cavallo tra vero interesse e curiosità un po’ morbosa per l’Appalachia e i suoi abitanti. In passato si é probabilmente insistito un po’ troppo sulla raffigurazione della povertà di questa regione montagnosa che in pratica  attraversa tutta la costa est degli Stati Uniti d’America, dai confini col Canada fino al nord dell’Alabama. Il cinema e la televisione hanno pure contribuito a far crescere tutta una serie di stereotipi legati alla vita degli abitanti di queste montagne, dalla produzione clandestina di Moonshine ai comportamenti violenti della gente.

A margine di questa difficile situazione é stato probabilmente molto complicato parlare di questi luoghi con obbiettività. L’esercizio diventa ancora più difficile se lo si fa da stranieri. Probabilmente non é stato facile nemmeno facendo parte di questa grande comunità; Elisabeth Barret é nata e cresciuta nella regione ma la realizzazione di questo documentario, mettendola di fronte ai ricordi di quell’assassinio, ha fatto nascere in lei la necessità di investigare questo incidente che riflette un “lato oscuro ” dell’Applachia.

mp3: Stranger With A Camera

[audio:http://www.texos.ch/blog/wp-content/uploads/Stranger-With-A-Camera.mp3|titles=Stranger With A Camera]

Buffalo Trace Distillery, Warehouse C

Da oggi, anzi proprio ORA, ho l’intenzione di cominciare a pubblicare, di tanto in tanto, una panoramica scelta scattata durante il mio ultimo viaggio americano, ma non solo.

Buffalo Trace Distillery, Frankfurt, Kentucky, USA

Questa panoramica é importante per me. Era la seconda volta che entravo in una distilleria con l’intenzione di scattare delle fotografie panoramiche. La prima volta fu sull’ Islay, presso Ardbeg e Bruichladdich. Fu fantastico avere l’opportunità di fotografare gli alambicchi. Si tratta in effetti di una delle immagini più caratteristiche e rappresentative che un appassionato di whisky possa immaginarsi di catturare col suo obbiettivo all’interno di una distilleria. Non l’unica però: l’altra immagine che racchiude tutta l’essenza dell’arte di fare whisky é quella dei magazzini di invecchiamento, tra le botti che riposano. E’ stato presso la distilleria Buffalo Trace a Frankfurt in Kentucky che ho avuto la possibilità di scattare finalmente questa panoramica. I magazzini per l’invecchiamento sono ovviamente chiusi al pubblico e in genere, durante le visite guidate alla distilleria, ne viene aperto uno, si entra tutti assieme, la guida ci racconta un po’ di aneddoti e poi tutti assieme si esce. Non é la situazione ideale per una fotografia panoramica che richiedeva inoltre lunghi tempi di esposizione a causa della scarsa illuminazione. Chiedo dunque alla guida se sia possibile scattare una fotografia panoramica stando da solo all’interno del magazzino. Mi risponde che l’avrei potuta scattare, ma alla fine del tour e mi avrebbe accompagnato lui.

Finalmente al termine del nostro giro guidato ricordo alla guida che vorrei fotografare l’interno del magazzino. Freddie, questo é il suo nome, mi dice “allright, come with me”. Mi porta al magazzino, apre un lucchetto che chiude la porta d’ingresso e mi dice “accomodati, prendi tutto il tempo che ti occorre”.

Mentre scatto questa panoramica mi trovo dunque da solo all’interno del magazzino C, il più antico della distilleria, datato 1885. Dai piani intermedi di questo magazzino arrivano i migliori whisky di Buffalo Trace. Botti a 360° e un magnifico odore di legno antico. Mi godo per un momento questo istante e poi comincio a scattare. 6 secondi di esposizione per ogni scatto.

Roscoe Holcomb

roscoe-holcombIn questo momento non posso fare a meno di parlare della musica di Roscoe Holcomb. Oramai da qualche settimana non faccio che riascoltare senza sosta la voce stridula, lamentosa e antica di questo minatore, cantante, musicista di Daisy, Kentucky.

Ora comincia a fare fresco qui da me tra le montagne della Valcolla  e come per una strana congiunzione la voce di Holcomb  ci sta tutta con questa valle.Roscoe Holcomb Ma a dire il vero già da qualche tempo io mi diverto a sottolineare quanto Kentucky ci sia in Valcolla. E c’era pure un po’ di Valcolla in Kentucky. Holcomb possiede una timbrica vocale assolutamente peculiare e indissolubilmente legata ai monti Appalachi, un canto dal sapore antico e popolare che John Cohen, amico di Holcomb e membro fondatore della folk band New Lost City Ramblers, definì High Lonesome Sound, che potremmo tradurre in  uno “stridulo lamento solitario”.

Questo timbro vocale mi ricorda assai certi canti lamentosi già ascoltati altrove, come quella specie di lamento funbere che ascoltai nel 2003 nell’arcipelago di San Blas a Panama, sulle isole dei Kuna.

Mi conviene questa voce autentica e originale, un vero canto dall’anima, ma quasi mi dimentico di aggiungere che Holcomb fu pure un ottimo banjo player come pure un bravo chitarrista.

ardbeg-corryvreckanSto infine gustando un paio di centilitri di un whisky speciale, Ardbeg Corryvreckan, che Jim Murray premia con 96 punti su 100 nella sua Whisky Bible del 2009 descrivendolo così: naso, eccellente, corposo, quasi impenetrabile ma con un fumo di torba che comincia a crescere. Gusto, spettacolare con molteplici sfaccettature e innumerevoli personalità. La torba, quasi troppo densa per essere percepita col naso, si apre con una fanfara di fenoli. La sua enormità ha le proporzioni di una cattedrale. Finale lungo con note di zucchero di canna che prolungano l’uscita dell’orzo, ma é l’inconsueto passaggio da uno scudo salmastro alla mocha che distingue questo distillato. Semplicemente fantastico e unico  nella sua enormità senza sforzo.

Willett – Port Ellen

Bird in a House by Railroad Earth on Grooveshark

willetMa oggi é Sunday o Saturday? Sto vivendo un magico momento ascoltando un fantastico disco  di Railroad Earth.album-elko Questa é la musica che mi mancava, un ponte tra bluegrass e psichedelia. Ma comunque la vera ricorrenza é l’apertura della favolosa bottiglia di Willett Straight Kentucky Rye Whiskey che mi sono regalato per il compleanno. Veramente un’esperienza al di là della mia fantasia, oltre la memoria del gusto. E’ già trascorsa una settimana e mezzo dal mio rientro e già tutto mi sembra lontanissimo. Cerco comunque di sollecitare la memoria risvegliandola con le immagini scattate durante quelle settimane di viaggio. Anche la musica ascoltata durante i lunghi pomeriggi trascorsi ad inseguire le insegne dei motel mi aiuta a ricreare lo stato d’animo pacifico, rilassato che ha contraddistinto questo viaggio. Mi sono ritrovato come in una bolla emotiva, un gavettone emozionale totalmente impermeabile che mi ha regalato una privatissima esperienza ricca di stimoli. Ho viaggiato ascoltanto la voce antica di Ralph Stanley e i suoi Clinch Mountain Boys attraversando le Appalachian Mountains in Kentucky e Tennessee. Ho attraversato interminabili foreste e mi sono cotto sotto il sole del deserto sempre sulle note di qualche importante musicista e anche questa sera, con la luna che dondola sul limite del monte, davanti a me, con la valle già tutta calata nell’oscurità, con i disegni di nuvole scure appena percettibili nell’oscurità, ci sono le note tranquillizzanti del mandolino di Chris Thile e ancora un rotondissimo bourbon, mentre ammiro la mia valle nel buio, seduto in terrazza. C’é stato un momento simile durante la mia vacanza, qualche minuto in cui mi sono fermato in piedi nell’oscurità e mi sono detto “fai silenzio e ascolta”.

port-ellenAdesso é trascorso più di un mese e l’esperienza americana é già completamente alle spalle, lontanissima. Mi sembra di non esserci mai stato. E’ sabato pomeriggio. Sta piovendo e sto odorando un magnifico bicchiere dell’ultimo Port Ellen acquistato, Berrys’ Own Selection del 1982, botte 2850. I miei sensi, sollecitati, risvegliano dei ricordi vecchi di un anno, quando di sera alle 8 si aprì il portellone anteriore del ferry che ci portava sull’Islay e fui avvolto da un magnifico profumo che invadeva l’aria ancora fresca di tardo marzo. Un chiaro e inconfondibile odore di malto affumicato mi accoglieva mentre scendevamo lentamente sul molo con i fari di servizio che ci accecavano. Era già buio sull’isola e una sontuosa cena di mare ci attendeva al Lochindaal di Port Charlotte. Mentre ci allontanavamo dal molo seguendo una fila di automobili passammo accanto alla vecchia distilleria di Port Ellen, oramai riconvertita in stabilimento per la maltatura. Ora, a distanza di qualche mese,  mi inchino in segno di rispetto e stima di fronte a tanta perizia.

Sláinte Mhath!

Salute a tutti!