Lupi nel bosco

Sto esaminando il mio plettro ricavato da una mia vecchia carta di credito. Ne sono orgoglioso. E’ da qualche giorno che spazzolo insistentemente le corde della mia chitarrra, che riprendo le vecchie abitutdini. Bene.

Sto bevendo un ottimo tè pu’er mentre fuori é tutto bagnato e nebbioso. A fine marzo il camino acceso ancora ci sta. Più tardi farò una scappata nel bosco, in cerca di lupi e scatti fotografici. Recentemente ho rimesso in marcia il giradischi Revox che stava in silenzio già da qualche anno e che in queste ultime settimane ha sempre fatto girare qualche bel pezzo di vinile. Questa mattina girava sul piatto Another Language, il vinile color oro – post-rock cupo e melanconico – di This Will Destroy You. Muri sonori contro i quali amo sbattere la capoccia ogni tanto.

Ora, però, il piatto che gira è quello del lettore CD e sto ascoltando l’ultimo lavoro di Bill Frisell, in solitaria, con la sua chitarrra e i suoi pedali.

Midwest e oltre

Bene, dopo un milione d’anni scrivo qualche nuova riga e questo é bene.

L’altra sera stavo sfogliando una delle mie “letture” preferite di sempre: il Road Atlas – US, Canada, Mexico, edizione 2017. Nel frattempo ripercorrevo a mente le strade delle mie innumerevoli scorribande negli angoli più remoti del nord America. Viaggiando mi é sempre piaciuto celebrare i passaggi di confine e ho preso l’abitudine di fotografare i cartelli di benvenuto ogni volta che mi é capitato di attraversare i confini di stato.

Intanto mi sta frullando in testa da un paio di giorni questa fantastica canzone dall’ultimo album di Chris Thile, il virtuosissimo mandolinista dei Punch Brothers. Questo pezzo si colloca a mio avviso quasi lassù in cima assieme a New York State of Mind di Billy Joel.

I’m proud of my Liquid Moamo Collection

Questa mattina sto ascoltando un album assolutamente spettacolare, completamente dada, totalmente assurdo che negli ultimi anni avevo completamente dimenticato. Credo che tutti se lo siano dimenticato quest’album come pure il talento del Moamo Liquido che lo ha composto, ovvero Zoogz Rift.

Mentre ascolto “Idiots On The Miniature Golf Course” by Zoogz Rift’s Micro Mastodons leggo un breve dispaccio proveniente dall’interspazio, risalente al mese di giugno, a NYC:

“Sono bloccato da qualche parte sulla 18 esima est. Devo salire verso l’Empire State Building ma adesso mi sono rifugiato all’interno di un pub e sto mandando giù dell’ottima Lagunitas col DJ che manda musica ripetitiva ma conciliante. Fuori sta pourando rain, di brutto adesso. Comincio ad avere voglia di mangiare ora. Fra in attimo mi faccio un Bloody Mary ma poi sarà necessario andare a cercarsi un buon food su a Korean town.  BM arrivato ma comunque devo dire che dalle nostre parti stiamo bloodymerando da campioni”.

Ho conosciuto la musica di Zoogz attraverso il newsgroup alt.fan.frank-zappa (eh si, sembra preistoria informatica ma a cavallo del nuovo millennio l’informazione digitale navigava anche attraverso Usenet. NNTP era il mio protocollo preferito e io vivevo letteralmente dentro Usenet,  Forté Agent era il mio news client di riferimento e gran parte del tempo online lo trascorrevo leggendo i post su Frank Zappa e scaricando i suoi bootlegs in un qualche gruppo nella gerarchia alt.binaries.

Non ricordo bene quando venni a conoscenza della musica di Zoogz ma ricordo che il Liquid Moamo in persona scriveva ogni tanto sul newsgroup. In quegli anni sembrava abbastanza a terra, senza soldi e malato di diabete. Un paio di CD furono realizzati anche grazie al supporto della nostra comunità che si incontrava per messaggiare su alt.fan.frank-zappa.

Possiedo questi CD autografati e decorati da Zoogz stesso e sono un orgogliosissimo possessore di una buona parte della sua discografia in vinile

Oggi sentivo il bisogno di ricordare

Zoogz Rift & His Amazing Shitheads

I write whatever the f@%k I want

Milano, sul Naviglio Grande. 19.40, sole basso che illumina le facciate del lato sud. Sono seduto al Brellin e sto bevendo un delizioso Hugo, prosecco, succo di sambuco, lime, mela e menta. Ci farei il bagno in questo spritz, mi getterei nel Naviglio facendomi trasportare da questa corrente regolare, oleosa che va nel Ticino e poi nel Po. Stasera ascolterò per la 3 o 4 volta Dweezil Zappa e la grande musica di quel genio di suo padre, nel 50esimo anniversario dell’ uscita di Freak Out, il primo geniale e rivoluzionario album di Zappa Frank mentre qui mandano dell’ ottimo jazz d’ annata.

Tempo per riflettere sulla vita, un po’ superficialmente, mentre sgranocchio una cipolla sottaceto. Amici che vengono e amici che vanno, durante gli anta succede questo. Intanto io ascolto ininterrottamente da quasi 30 anni la musica del genio di Baltimore. Questa cosa resta, lui resterà, ma anche la mia passione c’è e resta.
Sulla mia maglietta  ci sono due macchie di grasso di salsiccia Landjäger che ho tenuto chiusa in auto questo pomeriggio mentre il sole picchiava. Bad choice! Ha cominciato a trasudare grasso che poi mi è colato addosso al primo morso.

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Carne rossa rossa

È veramente trascorso troppo tempo dalla mia ultima pubblicazione. Questa latitanza é sicuramente indicativa del mio stato d’animo negli ultimi mesi, trascorsi ciondolando tra incertezze e nuove opportunità. Mi é chiaro che per scrivere ho bisogno di una certa serenità oppure devono accadere eventi straordinari che spezzino la lastra di ghiaccio che attualmente imprigiona la mia voglia di scrivere. Uno di questi eventi é sicuramente stato l’acquisto del deluxe box di RED RED MEAT, la band di Tim Rutili, prima che questo formasse la rock band sperimentale dei Califone.

Questo meraviglioso box set é probabilmente il più incredibile oggetto musicale che io possiedo oggi. Un’edizione limitata in 114 copie tutte assemblate a mano dalla Jealous Butcher Records che così spiega la realizzazione di questo 8LP Book set: “This is the reason we make records“.

Io aggiungo che questo é uno dei motivi per i quali adoro il vinile.

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PPL

C’é un disco che gira sul piatto del giradischi di casa mia da molti anni. Lo comperai a metà degli anni ottanta quando attraversai la mia fase southern rock. In cima alla lista allora c’erano band come i Lynyrd Skynyrd, 38 Special, Marshall Tucker Band, Molly Hatchet, Outlaws, Blackfoot e chiaramente nell’olimpo del rock sudista, Allman Brothers Band nella veste di “fratelli” fondatori del genere. Quante giornate passate ad ascoltare le epiche schitarrate di Freebird. In Memory of Elisabeth Reed é ancora oggi un ascolto ricorrente, brano strumentale perfetto durante le mie scorribande americane, fatto apposta per essere ascoltato mentre si guida nei deserti del southwest.

PPL-Takin-the-stageC’é però anche quest’altro disco, Live! Takin’ The Stage, non proprio southern rock a dire il vero. Anzi proprio per niente. Decisamente Country Rock. È anche vero che questo sottogenere del country ha certamente influenzato il southern rock ed é spesso presente nel repertorio delle bands che ho citato prima ma i Pure Prairie League arrivano da un’altra galassia.
Questo é uno dei migliori live album degli anni ’70, registrato alla perfezione e suonato con grande intensità da una band che non ha avuto la stessa fortuna di altre bands loro contemporanee.

After Midnight

20150226_201431Questa sera ho rovistato negli scaffali dei miei 33 giri per restituire al giradischi un disco sontuoso di un artista speciale troppo poco celebrato: J.J. Cale con il disco Naturally, registrato nel 1970, che racchiude alcuni brani che hanno fatto la fortuna di artisti riveritissimi e celebratissimi come Eric Clapton e Lynyrd Skynyrd. Casa mia, col camino acceso di sera e il disco che gira sul piatto, luce bassa e Convalmore del 1975 nel bicchiere, ha un’atmosfera unica con le note di After Midnight.

Into the pandemonium

nebbia

Una piccola nota la merita un brano leggendario che ho ascoltato questa mattina scendendo in auto verso la città. Avvolto nella nebbia ancora scura della prima mattina facevo headbanging con le martellate pesanti dei Celtic Frost. Che brano pesante, cementificato, tutto d’un pezzo!

Inner Sanctum dall’album Into The Pandemonium del 1987

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Zurigo – Mendrisio – Milano

Questo pomeriggio è cominciata la mia piccola maratona di concerti che si concluderà a Milano lunedì prossimo con gli Opeth all’ Alcatraz. Se il finale sarà dunque pirotecnico anche questa sera però comincio con il botto qui alla Gessneralle di Zurigo con Brad Mehldau e Chris Thile, pianoforte jazz assai versatile e contaminato e mandolino bluegrass in origine che oggi può suonare qualsiasi cosa la mente umana riesca ad immaginare. Due talenti immensi che assieme non possono che fare scintille. Grande serata dunque. In modalità e formazioni diverse li ascolto entrambi da diversi anni, Mehldau con Metheny dapprima e da solista poi con le sue strabilianti reinterpretazioni (quella dei Radiohed mi é rimasta veramente impressa) poi, guarda il caso, anche Thile si è confrontato con la band di Thom Yorke cantando i Radiohead con i Punch Brothers. I Radiohead non potranno dunque mancare nella scaletta di questa sera. Si comincia nel migliore dei modi con Thile che canta Scarlet Town di Gillian Welch, una canzone meravigliosa che apre l’ultimo album della regina della “roots music”. Poi si passa da Fiona Apple (Fast As You Can) a Elliott Smith alternate a diverse composizioni di Mehldau. Il duo si diverte poi con un medley che Brad e Chris definiscono “Bluegrass meets Bebop” e la serata si conclude con due bis: Don’t Think Twice, It’s All Right di Bob Dylan e come da previsione l’ultimo pezzo é Knives Out degli Radiohead che conclude una serata perfetta.

Ora sono a Mendrisio, sto gustando un’ottima Pale Ale del microbirrificio MoMo con un pezzo di formaggio forte tipo Roquefort piccante e salato. Sposa alla perfezione con questa birra. Tra poco meno di un ora assisterò al concerto dei Krüger Brothers che già vidi qualche anno fa ad Altdorf nel canto Uri. Questa band svizzera trapiantata in North Carolina é una delle espressioni più autentiche, autorevoli e consolidate della musica bluegrass. Jens Kruger fa già parte dei gradissimi banjoist mondiali. Il suo tocco unico, delicato e dinamicissimo lo pone facilmente in una categoria a se, in compagnia di pochissimi altri. Il suo nome viene spesso accostato a quello di Bela Fleck per la capacità di portare questo strumento della tradizione bluegrass e irlandese in territori inconsueti. Jens Krüger pizzica le corde del suo banjo con una sensibilità da musicista classico.
Questa sera a Mendrisio ho fatto un bel viaggio nel blues, nel jazz, nel country, nella musica da camera e nella musica epica del west americano.

Ieri sera infine il concerto degli Opeth all’Alcatraz di Milano che mi ha veramente gratificato e mi ha fornito la giusta dose di rumore complesso dopo due concerti all’insegna della musica acustica.

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La Scozia mi chiama

L’ultima volta che andai in Scozia, poco prima di raggiungere le isole Orcadi, mi accaddero un paio di piccole catastrofi. La prima fu difficile da digerire. Uno dei motivi che mi avevano spinto in Scozia era l’idea di scattare panoramiche in ogni distilleria che avrei visitato ma quando distrussi la Nikon D70, che in mezzo ad un morbido prato un po’ muschiato cadde sull’unica pietra presente andando in frantumi, mi venne una fitta al cuore. Ero al culmine del mio giro in Scozia, ad un paio di giorni dalla visita alla Highland Park Distillery, e non avevo più una macchina fotografica per scattare le panoramiche.

L’altro mio passatempo quando viaggio é quello di scrivere su questo blog e giunto a Gills, da dove partono i ferries per le Isole Orcadi, avevo terminato di scrivere l’ultima porzione di un mega-post epico che mi apprestavo a pubblicare sul blog con le impressioni che avevo raccolto durante tutta la settimana di viaggio. Stavo utilizzando la versione per iPhone di WordPress e senza rendermene conto cancellai tutto senza alcuna possibilità di recuperare quanto avevo scritto con fatica.

La sfiga stava perseguitandomi.

La visita a Kirkwall e soprattutto alla Highland Park Distillery furono grandi momenti di gioia orzo-maltata. Comperai il loro New Make Spirit e qualche gadget.
Poche distillerie hanno stock sufficienti per produrre annualmente una linea di whisky invecchiato 40 anni. Highland Park realizza una bottiglia da 70cl con un prezzo assolutamente proibitivo che si aggira attorno alle 1500 £. Vendono però una sorprendente miniatura con tanto di scatola in legno con cerniere metalliche a 75 £. Anch’essa una follia ma non resisto alla tentazione.

Allora, con la rabbia per i due incidenti occorsi ne parlai velocemente ma non pubblicai nessuna foto di questa miniatura e mi ripromisi di farlo in seguito. Oggi pongo rimedio.
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2014-09-16-18.33.2320140916_182941_AndroidIntanto sto ascoltando Swarm di Atomic Ape, la band nata da uno scostolamento degli Orange Tulip Conspiracy del chitarrista Jason Schimmel. C’é anche Trey Spruance (Secret Chiefs 3, Mr. Bungle).

Come con gli OTC anche questo disco offre un misterioso viaggio attreverso una miriade di stili e influenze, jazz, medio orientale, balcanica, greca, est-europea, prog rock, big band, punk e eccletticismo a profusione per chi non si stanca mai di niente e ha sempre voglia di qualcosa di nuovo, di una sorpresa e del cioccolato.

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