I write whatever the f@%k I want

Milano, sul Naviglio Grande. 19.40, sole basso che illumina le facciate del lato sud. Sono seduto al Brellin e sto bevendo un delizioso Hugo, prosecco, succo di sambuco, lime, mela e menta. Ci farei il bagno in questo spritz, mi getterei nel Naviglio facendomi trasportare da questa corrente regolare, oleosa che va nel Ticino e poi nel Po. Stasera ascolterò per la 3 o 4 volta Dweezil Zappa e la grande musica di quel genio di suo padre, nel 50esimo anniversario dell’ uscita di Freak Out, il primo geniale e rivoluzionario album di Zappa Frank mentre qui mandano dell’ ottimo jazz d’ annata.

Tempo per riflettere sulla vita, un po’ superficialmente, mentre sgranocchio una cipolla sottaceto. Amici che vengono e amici che vanno, durante gli anta succede questo. Intanto io ascolto ininterrottamente da quasi 30 anni la musica del genio di Baltimore. Questa cosa resta, lui resterà, ma anche la mia passione c’è e resta.
Sulla mia maglietta  ci sono due macchie di grasso di salsiccia Landjäger che ho tenuto chiusa in auto questo pomeriggio mentre il sole picchiava. Bad choice! Ha cominciato a trasudare grasso che poi mi è colato addosso al primo morso.

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