Anno vecchio / Anno nuovo

L’ultimo giorno del 2013 meritava di essere trascorso in montagna. Ho fatto una bella uscita con le racchette da neve per riossigenarmi e per riattivare le funzioni vitali in via di spegnimento dopo i pranzi e le cene delle feste. Ho celebrato il momento con una Sam Adams gelida e più tardi scendendo, con un goccio di Glendronach 12 e un sigaro.

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Highlands sottocenerine

É il momento di assaggiate un ottimo Singleton of Ord di 18 anni qui in cima alle Highlands sottocenerine con le pecore che pascolano qua sotto e tutto il Ticino del sud davanti ai miei occhi. Nonostante le temperature siano scese rispetto ai giorni canicolari di settimana scorsa il sole scotta ancora parecchio. Ho appena pranzato a caciotta di capra, pane e carne secca grigionese con un buon vinello del Mendrisiotto. Qua davanti si intravede a destra del pizzo Doufur, la cima del Matterhorn, inconfondibile. Giornata magnifica che non potevo non trascorrere sulle mie montagne.

Poi serata bluegrass dedicata ad un recente acquisto americano: Cahalen Morrison e Eli West visti in concerto a San Francisco come spalla a Crooked Still. Un sorprendente duo di Seattle che combina  tradizionali melodie bluegrass e folk americano. Cahalen Morrison, clawhammer banjo e mandolino, Eli West, chitarra. Autenticità, semplicità e bravura.

Infine ci sono alcune bottiglie di Bourbon assolutamente degne di nota che dagli USA sono tornate a casa con me:

Rittenhouse 25 Years Old Single Barrel Straight Rye Whiskey, 50% alc/vol, in assoluto il whiskey americano più vecchio che io abbia mai provato e francamente uno dei più complessi che io possa ricordare. Forse il fatto che la gradazione non raggiunga le vette feroci di altri Rye Whiskies che flirtano con il 70% di alc/vol aiuta.

Four Roses Single Barrel Limited Edition 2011 Straight Bourbon Whiskey, 61.4% alc/vol

Maker’s 46 (94 proof),  un interessante Bourbon rifinito in botti contenenti doghe di quercia francese inutilizzate che aggiungono al bourbon note di caramello e vaniglia rilasciando modeste note tanniniche. La ceralacca rossa é la stessa che contraddistingue il Maker’s Mark ma il nuovo nato della distilleria di Loretto in Kentucky é decisamente più saporito, più aromatico.

Neanderthal

Ghoog! questo é il suono che ho emesso un istante fa mentre franavo al suolo scivolando su una lastra di ghiaccio. Ma che razza di gemito é “ghoog”? Un verso di origine preistorica? Un qualche strano retaggio neanderthaliano tornato alla mente in un momento di pericolo imminente?
Mi ritrovo con un braccio escoriato e il gomito destro sbucciato ed é uno splendido sabato pomeriggio nei boschi sopra Certara. Questo é stato il prezzo da me pagato per portare a casa una manciata di scatti fotografici:

Oggi ho assaggiato dopo pranzo una nuova bottiglia di whisky svizzero, B1 swiss lowlander della Brunschwiler Brennerei di Gossau. Colore molto pallido e dunque abbastanza corretto dal momento che questo distillato ha trascorso veramente una piccola parte della sua vita all’interno di una botte (solamente un anno). Un buon profumo di prugna e banana e qui non vorrei passare per uno di quei degustatori che si fanno notare con i loro strampalati accostamenti olfattivi e gustativi ma io forse percepisco anche un profumo di torta di ricotta. C’é questo odore curioso che altrimenti non saprei veramente come definire, come una strana sensazione di formaggio, anche se inizialmente non me ne accorgevo, ma che non litiga con la frutta però.

L’assaggio rivela una buona percentuale d’alcohol e il gusto molto leggero ha un inizio molto timido e piatto che si riscatta con un finale abbastanza lungo seppur poco complesso. Abbastanza secco e sempre fruttato come tutti i distillati di malto neonati. Direi che il gusto leggero e poco strutturatto fa un favore a questo distillato che fortunatamente con il suo 48 % Vol. guadagna un po’ di grinta.

Birra da ris e legna

Questo é in assoluto il primo post outdoor da me pubblicato. Mi trovo in mezzo al bosco e sto facendo legna. Ho appena terminato una battaglia di circa un’ ora con una pianta che dopo essere stata tagliata si era appoggiata ad un albero. Ora l’ho finalmente abbattuta e fra un po’ la trascineró a casa. Prima peró una piccola pausa a base di Birra da Ris di Terreni alla Maggia e pensieri positivi.

Passo San Lucio

Porcaputtana che vento questa domenica pomeriggio sul passo San Lucio! Facevo fatica a stare in piedi e la fetta sinistra della mia faccia era completamente congelata e non faceva più parte del mio corpo. Non riuscivo ad articolare nessuna frase di senso compiuto, “orua fuaanna, caso, n rieso fiu a farlaaee“. Più o meno così… con le mie racchette da neve assolutamente necessarie. Il vento ghiacciato mi arrivava in faccia da sinistra, si infilava sotto la lente sinistra degli occhiali da sole e mi congelava l’umor vitreo. Ma mi si può congelare l’occhio? Questo é quanto mi chiedevo mentre il mio baricentro danzava allegramente in tutte le direzioni rendendo precario il mio assetto.

Intanto incontravo lungo il tragitto diversi escursionisti equipaggiatissimi mentre io salivo vestito come un boscaiolo del 800. Ma é giusto così, ho affrontato gli elementi con una punta di nostalgica tradizione, pensando a chi si aggirava per queste vie 100, 200 anni fa, a caccia di marmotte.

Salendo verso la bocchetta San Bernardo mi sono ritrovato riparato dal vento e l’aria era pure piuttosto piacevole. Prima di raggiungere il passo ho voluto fermarmi per pranzare. Ho cercato un riparo dal vento  che cominciava a salire e mi sono ritirato tra alcune rocce che a mio parere mi avrebbero protetto. Tutto bene i primi minuti poi le folate di vento hanno cambiato direzione e mi sono così trovato come in un tunnel del vento. Tutto volava e io ero avvolto da un giganteso polverone di neve. Non era possibile estrarre nulla dal mio sacco, qualsiasi cosa sarebbe volata via immediatamente se avessi perso la presa. Sono ripartito senza mangiare niente e ho raggiunto il passo. Camminare sulle cresta era proibitivo percui mi sono abbassato sul versante italiano dove il vento era un po’ meno impetuoso. La gambe mi facevano male ma non ci pensavo troppo perché il panorama mi lasciava a bocca aperta. 360 gradi di creste bianche tra Italia e Svizzera.

mp3: Snow Cloud (interamente registrato e mixato su iPhone)

[audio:http://www.texos.ch/blog/wp-content/uploads/Snow-Cloud.mp3|titles=Snow Cloud]

Transumanza 2010

Domenica mattina ho partecipato alla consueta transumanza delle mucche Highlander dei miei amici Luca e Flavia da Certara fino a Comano. Di solito gli anni passati lo spostamento avveniva in due tappe per non affaticare troppo gli animali ma il cielo coperto e la pioggia di domenica scorsa ci hanno indotto a tentare lo spostamento in una volta sola. Cinque ore di marcia sotto una pioggia a tratti battente.

Gazzirola

Martedì scorso ho deciso di sgambettare un po’ e alle 10 del mattino mi sono incamminato verso la cima del Gazzirola. Faceva un gran caldo salendo ma dal passo del San Lucio si vedeva la cima avvolta dalle nubi. La mia condizione fisica pessima mi ha fatto annaspare fino a metà crinale, dove mi sono chiesto se fosse effettivamente il caso di continuare. Da li in poi é stato un viaggio mistico. La fame mi faceva delirare e la stanchezza mi faceva immaginare cose strane e ambienti extraterrestri. Poi mi sono immerso in una nebbia di ammoniaca e zolfo, l’atmosfera é diventata densa e mi sono ritrovato su Titano mentre contemplavo un mare di idrocarburi.

Transumanza

[showtime]

Domenica scorsa ho aiutato gli amici Luca e Flavia nella transumanza delle loro mucche scozzesi da Tesserete a Comano, attraversando il bellissimo bosco di San Clemente. Dopo una prima tratta sulla strada cantonale partendo da Cagiallo e attraversando Tesserete, ci siamo infilati nel bosco subito dopo Vaglio. Un bosco incantevole e ancora tutto decorato dai colori dell’autunno. Trovo veramente fantastico che ancora si faccia la transumanza e che si possa, alle porte di Lugano, avere il privilegio di assistere ad un “rito” così antico. Insomma, ho trascorso un’altra giornata dal sapore tolkieniano e sono tornato a casa stanco dopo una giornata di vero lavoro.

Infine ieri sera ho celebrato con una certa solennità l’arrivo di una bottiglia di whisky assai speciale, Port Ellen 9th release 30 years old OB.

Port-Ellen-30yr-09

Già solo la confezione merita qualche parola: da un astuccio di cartoncino bianco immacolato ho sfilato questa scatola di cartone nero con un’elegantissima e sobria etichetta didascalica e la scritta “30 Years Old” laccata sullo sfondo nero del cartone. Sfilo il coperchio e sento soffiare un po’ d’aria all’interno, come con i soffietti per il fuoco. Mi sembra di profanare un sepolcro, mi sento come Howard Carter mentre entra nella camera interna della tomba di Tutankhamun e si trova davanti il sarcofago del faraone egizio. Apro dunque il “sarcofago”. Sollevo un cuscino interno di velluto rosso e scopro con emozione, protetta da una morbida fodera anch’essa di velluto rosso, la preziosa bottiglia di questo magnifico whisky.

Così anche Port Ellen ha ora ufficialmente il suo 30 anni. Che dire… 30 anni é una bella età, sono gli anni settanta per questo distillato, 1979 per la precisione. La distilleria chiuse nel 1983. Diageo, azienda multinazionale attiva nel campo delle bevande alcoliche ne é proprietaria e di anno in anno mette sul mercato dei Port Ellen che diventano sempre più rari e sempre più cari. Questo é diventato negli anni un sicuro “cult whisky” da non lasciarsi scappare. E’ la centoventunesima di 5916 bottiglie di Port Ellen del 1979 prodotte quest’anno e sebbene il mercato negli ultimi anni abbia visto l’uscita di diversi Port Ellen da parte di molti imbottigliatori indipendenti, qui ci troviamo alle prese con una bottiglia ufficiale rilasciata dai proprietari della distilleria alla bellezza di 57.7 parti di alcohol per volume totale.

Port EllenPort Ellen distillery

Un paio di antiche vedute della distilleria di Port Ellen

Non ho ancora avuto la giusta occasione per aprire questa bottiglia e gustare questo favoloso distillato torbato. Io sono solito provare ogni bottiglia non appena arriva a casa mia, anche solo per una porzione di centilitro. Devo assaggiare il nuovo whisky e dargli il benvenuto qui tra le montagne ma in questo caso, come in altre rare occasioni, specialmente se si tratta di una bottiglia veramente speciale, mi prendo un po’ di tempo e faccio maturare pure l’attesa dell’assaggio, oppure attendo di essere in compagnia di amici consapevoli con cui condividere questo piacere. Ovviamente non é permesso bere un whisky di questo rango se non si é pienamente consapevoli di ciò che si sta bevendo. Sarebbe uno spreco immenso e una evidente mancanza di rispetto nei confronti di chi ha distillato questo whisky e che ora é probabilmente già morto e sepolto.