Bulbo Oculare

Dopo una strana notte trascorsa a girovagare cencioso per un India notturna, sempre al chiaro di luna, operosa come di giorno ma senza luce, tutto blu-scuro-grigio, incontrando famiglie con bambini silenziosi, percorrendo sentieri tortuosi persi nelle foreste, sono finalmente sveglio ma ancora infilato sotto le coperte, non ho voglia di alzarmi. Il mio sguardo sta scandagliando tutta la mia camera, da sinistra a destra, come il bio scanner in Alien. Arrivo finalmente all’orologio, sono le 5 e 45 e dovrei alzarmi. Rimetto la testa in bolla e fisso il soffitto sopra di me. Un ragno in perlustrazione sta gironzolando in cima alla mia perpendicolare. Mi cadrebbe dritto in faccia se perdesse la presa ma sembra andare sicuro.

Alzati, testa di cazzo!

Mi insulto per convincermi ad alzarmi. Mi metto seduto e aspetto che tutti i miei circuiti si riattivino. Come una sequenza di boot. Ora mi alzo e vado in bagno. Mi sto muovendo ma non cammino, Esco dalla mia camera, entro in cucina, giro intorno al tavolo. Non tocco terra, mi sento come un accappatoio appeso, stanco e tutto piegato. Arrivo in bagno e mi guardo un attimo allo specchio. Mi abbasso per sciacquarmi la faccia. Prendo spazzolino e dentifricio, svito il tappo e lo appoggio, prendo il tubetto, lo avvicino all’occhio destro e comincio a premere fino a che la pasta non ha ricoperto tutto l’occhio aperto e riempito l’orbita.

Ora con lo spazzolino bagnato comincio a fregare sull’occhio. Faccio piccoli cerchi, come mi hanno insegnato da bambino.

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C’é schiuma ora, sempre di più. Continuo a spazzolare. Ora la schiuma comincia a tingersi di rosso. Continuo a fregare. Sto spaccando tutti i capillari e l’occhio sanguina ma continuo a fregare.

Poi suona la sveglia e mi sveglio davvero

Gazzirola

Martedì scorso ho deciso di sgambettare un po’ e alle 10 del mattino mi sono incamminato verso la cima del Gazzirola. Faceva un gran caldo salendo ma dal passo del San Lucio si vedeva la cima avvolta dalle nubi. La mia condizione fisica pessima mi ha fatto annaspare fino a metà crinale, dove mi sono chiesto se fosse effettivamente il caso di continuare. Da li in poi é stato un viaggio mistico. La fame mi faceva delirare e la stanchezza mi faceva immaginare cose strane e ambienti extraterrestri. Poi mi sono immerso in una nebbia di ammoniaca e zolfo, l’atmosfera é diventata densa e mi sono ritrovato su Titano mentre contemplavo un mare di idrocarburi.

Qatrak

Mi trovo presso una specie di campeggio dedicato all’insegnamento delle tecniche di sopravvivenza. Siamo una ventina di partecipanti tutti vestiti di bianco. Non so come ci sono arrivato né so esattamente dove sono. La mia unica certezza é che si tratta di un corso di sopravvivenza.

Siamo tutti occupati a portare a termine una strana prova che consiste nel disporre sul terreno secondo delle particolari simmetrie delle lunghe strisce di plastica bianca. Siamo tutti concentrati mentre facciamo attenzione a non calpestare il lavoro fatto dagli altri. Ora alcuni camminano sull’erba srotolando grosse bobine di plastica mentre altri, e io faccio parte di questo secondo gruppo, raccolgono la plastica srotolata. Siamo i raccoglitori e tiriamo su la plastica a pezzi. La buona riuscita dell’esercizio dipende dalla quantità di plastica raccolta e determina un bilancio ecologico positivo per se stessi.

In questa fase del corso io sono ampiamente superato da tutti gli altri partecipanti. Non mi sembra di fare meno degli altri ma tutti hanno ottenuto punteggi più alti del mio.

Sarà l’ultima prova a decidere chi avrà superato il corso di sopravvivenza.

Ebbene l’ultima prova consiste nell’uccisione e successiva macellazione di un animale. I nostri ispettori ci indicano che una pecora sta placidamente brucando l’erba sul terreno di gara e qualcuno di noi adesso dovrebbe prenderla, sgozzarla, scuoiarla e ripulirla per bene. Nessuno si offre volontario, sono tutti abbastanza inorriditi anche solo all’idea e dunque deve intervenire un ispettore di gara che con una accettata ben piazzata taglia di netto la testa china della pecora che stramazza al suolo. Tutti spaventati si fanno da parte mentre l’animale viene aperto. Io sono abbastanza lontano e vedo solo un mucchio informe di pelo, sangue e interiora.

la gara volge al termine e io sono rassegnato ad occupare una delle ultime posizioni di una strana classifica la cui logica ora mi sfugge.

Sconsolato passeggio per il campo di gara quando con la coda dell’occhio intercetto uno strano movimento a terra alla mia sinistra. Mi giro e vedo uno strano animale che procede lento. Sembra un orsetto lavatore ma senza testa, grigio e piuttosto setoloso. Dall’alto non vedo quasi le gambe ma una pancia voluminosa che gli spunta su quella che dovrebbe essere la schiena, come un monticello rotondo.

Un Qatrak potrebbe assomigliare a questo mio lavoro di Photoshop

E’ un Qatrak” mi dice un ispettore che mi stava tenendo d’occhio “Dai, fallo fuori.”

Mi abbasso verso questo strano pallone che si muove e gli pianto un coltello nella pancia, a mezza altezza. Il Qatrak si ferma. Non emette nessun rumore – strano – non geme, non si lamenta e non si dimena. Sta solo fermo. Che sia già morto?

Col coltello ancora piantato in questa pancia dorsale comincio a tagliare tutt’intorno. Faccio il giro completo e sento che questa calotta di carne sta per staccarsi. Appoggio il coltello, la prendo con due mani e la strappo dal corpo, la giro verso di me in modo da vederne l’interno. Ora questo pezzo di carne comincia a muoversi nervosamente, come un cuore in fibrillazione. Ci infilo detro una mano e estraggo un bel tocco di carne che ancora si muove e comincio a divorarlo con appetito. Getto nuovamente lo sguardo dentro questa pancia aperta che si muove e vedo un pezzo di granito rettangolare di una decina di centimetri perfettamente pulito e asciutto. Lo estraggo, mi giro verso  l’ispettore che osservava da qualche minuto ogni mia mossa con attenzione, e  sorridendo, alzo il braccio  in alto mostrando a tutti il pezzo di granito. Il sangue ancora mi cola ai lati della bocca e la mia maglietta bianca é tutta insanguinata.

Sto li fermo, orgoglioso, col braccio alzato in segno di vittoria.

Ecco signori, questo ho sognato la notte passata… Sono veramente oroglioso dei miei sogni.

Il pesce maiale

Pesce Maiale

Jana dice che quando ha l’alcohol dentro sta da dio. Facciamoci tre ottimi bianchi delle Marche. Ancora un minuto e il pesce maiale sarà pronto. Abbiamo infornato un branzino di 2.2 kg, col cazzo e con l’occhio inquietante.
“Dai Pat, serviti!”
Intanto Enrico sta ascoltando i Wilco a Firenze. Ma qua c’é pure un multiplo tuorlo da bere poi col whisky. Il pesce maiale intanto invecchia nel forno mentre le lesbiche cantano. Un po’ come i cani al forno. Il Darfour? Chiudi l’acqua. “Hai lavato le tue mani grondanti di merda prima di suonare il pianoforte di mia nonna del 1913?”
Domanda:
Risposta:
Dopo quattro uova crude si diventa come dei cavalli da corsa. Sbatti, sbatti che diventa come schiumina! Hai un frigo freddissimo, penso che mi si sia congelato l’uovo.

Caleidoscopio

Devo assolutamente tornare nel deserto. In questo momento ne ho un bisogno assoluto. Devo stare sulle pietre rotonde in mezzo al deserto. Devo sentirmi cuocere la testa nel silenzio mentre saltello da una pietra all’altra. Vorrei rosolare. Vorrei ubriacarmi nel deserto. Vorrei svenire nel deserto e dormirci dentro. Vorrei rotolare nella sabbia e avere sete. Vorrei contemplarlo adesso. Camminarci dentro. Ascoltarlo. Stonarmi e andare in trance nel deserto. Vorrei vedere delle luci caleidoscopiche e delle creature mitiche fatte di paglia. Il cielo potrebbe diventare verde e la terra prendere tutta la scala dei rossi mentre faccio le flessioni con le lucertole. Dondolo la testa lentamente e intanto danzo.

mp3: Kaleidoscope
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Ricordi in 2D

E’ bello essere persi in pensieri felici. Si spazia senza senso nei meandri più reconditi del brain. E poi, a questo punto, un goccio di grappa aiuta a liberare quei ricordini nascosti lì dietro quel pezzettino di testolina e via…tutto si apre come una diga e i ricordi dilagano e ti affogano.
I ricordi.
Che roba stona. Ma perché ci sono?
Si vivrebbe meglio senza?
Ogni tanto ci si sintonizza su channel remembrance e via…puoi spaziare da quella birra bevuta in quel corner-shop sulla 24-esima a quell’incontro alla festa di facoltà. E’ tutto molto random. Molto piatto. I ricordi non hanno spessore. Sono in 2D. I ricordi sfilano come in un juke-box…e sta a te scegliere il disco e la track. E poi ci viaggi sopra. Ecco.
Mi ricordo di quel juke-box a San Francisco. Si giocava a biliardo e in sottofondo andavano dei pezzi che però non erano quelli che avevi scelto tu.
I ricordi.
Ma quanti giga avrà un brain? Sarebbe magnifico picchiarci su tutti i ricordi: fare del tipo un box-set di ricordi celebrativi e un box set di ricordi di merda. E poi azzerare il tuo brain…così da sentirti libero di nuovo.
I ricordi, a volte, imprigionano.
Ma sono l’unica cosa che abbiamo per sapere di aver vissuto.

Crosta terrestre secca

Ma sai una cosa? Tu per tutta la vita ti ricorderai che oggi pioveva. We are From The Desert. Balblair e si scrive come un tempo quando si componevano lettere a quattro mani. Cioccolato, comunque. Ma ti rendi conto che nessuno riuscirebbe a produrre nemmeno un suono. E’ un dato di fatto ma tra ventimila anni, ma forse venti milioni di anni ci sarà una collisione con Andromeda. E’ bellissimo. Raccontami delle notizie. Raccontami delle cose! Sant’Elia. Siete saliti fino in cima al monte. Il concetto, ma non scrivere cosi pari-pari, il concetto voyager 1 voyager 2. Sono fuori e hanno lasciato il sole con le loro placchette d’oro e un gioco. Noi ci meritiamo o non ci meritiamo di andare nello spazio, Drag in space. Del Bluegrass scadente sta navigando nello spazio. Una prostituta / Cuba. Proxima Centauri il gruppo. Comunque sul due hanno aumentato il grado tecnico per intercettare i messaggi extraterrestri. Un LP d’oro. Fatto d’ORO! Beethoven e del bluegrass scadente e dei saluti in turco. Ma in un anno o due anni, per conto degli americani, uno verrà ricordato come un nerd che ha lasciato dei messaggi per gli alieni e fa cagare. Ne voglio ancora. Ma beh vi do un po’ di questa cioccolata. Nutella liquida. Siamo in cioccolata totale. No, comunque salvataggio in corso. E’ così che si posta. E’ come un vomito, come un. Quelli che hanno problemi mentali, Hai visto quella puntata, tipo una decina di giorni fa, sui malati mentali, tipo gli autisti, una coppia. Si sono anche messi assieme. Tipo citta da dio. In prospettiva disegnava e calcolava, cercava la formula. I colori non si toccano. Come é possibile che due stati non si toccano col verde? Una in cucina rimpie fogli di calcoli. Una figata. Spettacolo! Vomito letterario, sbocco. Caldo, febbre, vene, pulsano, mal di testa, emicrania virgola. svengo. Va bene svengo davvero. Mi rialzo, bevo, sputo merda. Mi stropiccio gli occhi e mi sveglio davvero e guardo il sole. Stordito.

Badwater

Il cranio pulsa, l’atmosfera preme sulla fronte e il sangue – denso – sembra faticare nelle vene. La pelle scotta e i capillari si spaccano. La polvere sale, sbatte a destra e a sinistra.
L’aria calda stordisce. Tutt’intorno il silenzio fa sentire il rumore dei pensieri, le orecchie fischiano e i passi sono sordi. I pochi arbusti secchi sembrano morti e nessuna consolazione arriva dalla pozza di “agua amarga”.
Nessuna consolazione…

mp3: Badwater
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