Bulbo Oculare

Dopo una strana notte trascorsa a girovagare cencioso per un India notturna, sempre al chiaro di luna, operosa come di giorno ma senza luce, tutto blu-scuro-grigio, incontrando famiglie con bambini silenziosi, percorrendo sentieri tortuosi persi nelle foreste, sono finalmente sveglio ma ancora infilato sotto le coperte, non ho voglia di alzarmi. Il mio sguardo sta scandagliando tutta la mia camera, da sinistra a destra, come il bio scanner in Alien. Arrivo finalmente all’orologio, sono le 5 e 45 e dovrei alzarmi. Rimetto la testa in bolla e fisso il soffitto sopra di me. Un ragno in perlustrazione sta gironzolando in cima alla mia perpendicolare. Mi cadrebbe dritto in faccia se perdesse la presa ma sembra andare sicuro.

Alzati, testa di cazzo!

Mi insulto per convincermi ad alzarmi. Mi metto seduto e aspetto che tutti i miei circuiti si riattivino. Come una sequenza di boot. Ora mi alzo e vado in bagno. Mi sto muovendo ma non cammino, Esco dalla mia camera, entro in cucina, giro intorno al tavolo. Non tocco terra, mi sento come un accappatoio appeso, stanco e tutto piegato. Arrivo in bagno e mi guardo un attimo allo specchio. Mi abbasso per sciacquarmi la faccia. Prendo spazzolino e dentifricio, svito il tappo e lo appoggio, prendo il tubetto, lo avvicino all’occhio destro e comincio a premere fino a che la pasta non ha ricoperto tutto l’occhio aperto e riempito l’orbita.

Ora con lo spazzolino bagnato comincio a fregare sull’occhio. Faccio piccoli cerchi, come mi hanno insegnato da bambino.

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C’é schiuma ora, sempre di più. Continuo a spazzolare. Ora la schiuma comincia a tingersi di rosso. Continuo a fregare. Sto spaccando tutti i capillari e l’occhio sanguina ma continuo a fregare.

Poi suona la sveglia e mi sveglio davvero

Qatrak

Mi trovo presso una specie di campeggio dedicato all’insegnamento delle tecniche di sopravvivenza. Siamo una ventina di partecipanti tutti vestiti di bianco. Non so come ci sono arrivato né so esattamente dove sono. La mia unica certezza é che si tratta di un corso di sopravvivenza.

Siamo tutti occupati a portare a termine una strana prova che consiste nel disporre sul terreno secondo delle particolari simmetrie delle lunghe strisce di plastica bianca. Siamo tutti concentrati mentre facciamo attenzione a non calpestare il lavoro fatto dagli altri. Ora alcuni camminano sull’erba srotolando grosse bobine di plastica mentre altri, e io faccio parte di questo secondo gruppo, raccolgono la plastica srotolata. Siamo i raccoglitori e tiriamo su la plastica a pezzi. La buona riuscita dell’esercizio dipende dalla quantità di plastica raccolta e determina un bilancio ecologico positivo per se stessi.

In questa fase del corso io sono ampiamente superato da tutti gli altri partecipanti. Non mi sembra di fare meno degli altri ma tutti hanno ottenuto punteggi più alti del mio.

Sarà l’ultima prova a decidere chi avrà superato il corso di sopravvivenza.

Ebbene l’ultima prova consiste nell’uccisione e successiva macellazione di un animale. I nostri ispettori ci indicano che una pecora sta placidamente brucando l’erba sul terreno di gara e qualcuno di noi adesso dovrebbe prenderla, sgozzarla, scuoiarla e ripulirla per bene. Nessuno si offre volontario, sono tutti abbastanza inorriditi anche solo all’idea e dunque deve intervenire un ispettore di gara che con una accettata ben piazzata taglia di netto la testa china della pecora che stramazza al suolo. Tutti spaventati si fanno da parte mentre l’animale viene aperto. Io sono abbastanza lontano e vedo solo un mucchio informe di pelo, sangue e interiora.

la gara volge al termine e io sono rassegnato ad occupare una delle ultime posizioni di una strana classifica la cui logica ora mi sfugge.

Sconsolato passeggio per il campo di gara quando con la coda dell’occhio intercetto uno strano movimento a terra alla mia sinistra. Mi giro e vedo uno strano animale che procede lento. Sembra un orsetto lavatore ma senza testa, grigio e piuttosto setoloso. Dall’alto non vedo quasi le gambe ma una pancia voluminosa che gli spunta su quella che dovrebbe essere la schiena, come un monticello rotondo.

Un Qatrak potrebbe assomigliare a questo mio lavoro di Photoshop

E’ un Qatrak” mi dice un ispettore che mi stava tenendo d’occhio “Dai, fallo fuori.”

Mi abbasso verso questo strano pallone che si muove e gli pianto un coltello nella pancia, a mezza altezza. Il Qatrak si ferma. Non emette nessun rumore – strano – non geme, non si lamenta e non si dimena. Sta solo fermo. Che sia già morto?

Col coltello ancora piantato in questa pancia dorsale comincio a tagliare tutt’intorno. Faccio il giro completo e sento che questa calotta di carne sta per staccarsi. Appoggio il coltello, la prendo con due mani e la strappo dal corpo, la giro verso di me in modo da vederne l’interno. Ora questo pezzo di carne comincia a muoversi nervosamente, come un cuore in fibrillazione. Ci infilo detro una mano e estraggo un bel tocco di carne che ancora si muove e comincio a divorarlo con appetito. Getto nuovamente lo sguardo dentro questa pancia aperta che si muove e vedo un pezzo di granito rettangolare di una decina di centimetri perfettamente pulito e asciutto. Lo estraggo, mi giro verso  l’ispettore che osservava da qualche minuto ogni mia mossa con attenzione, e  sorridendo, alzo il braccio  in alto mostrando a tutti il pezzo di granito. Il sangue ancora mi cola ai lati della bocca e la mia maglietta bianca é tutta insanguinata.

Sto li fermo, orgoglioso, col braccio alzato in segno di vittoria.

Ecco signori, questo ho sognato la notte passata… Sono veramente oroglioso dei miei sogni.