“He’s a funny man, in small doses”

Siamo un po’ inquieti. Il nostro aereo parte da Milano con quasi un’ora di ritardo. Abbiamo calcolato tutto ma nessuno aveva preso in considerazione la possibilità di un ritardo aereo. All’arrivo a Edinburgh dovremo correre e procurarci una macchina al più presto. Ci aspetterà una attraversata di circa 3 ore e mezza prima di raggiungere Kennacraig, per l’imbarco sul ferry che ci porterà sull’Islay. Vicino al nostro imbarco una folla disordinata aspetta l’aereo per Sofia. Sto seduto a terra con la mente abbastanza leggera. Ho appena ingurgitato una birra in fretta e furia, così, giusto per alleggerire un po’ il peso dell’attesa e la mia cronica ansia da volo anche se devo ammettere che con gli anni ho migliorato considerevolmente la mia resistenza all’ansia. Quattro Temesta aspettano comunque beate in tasca come sempre. Just in case. Apre il boarding ai passeggeri appartenenti al gruppo A. Tutti praticamente. Solo una ventina di poveri scemi, noi inclusi, appartengono alla categoria B che sale per ultima dovendosi accontentare dei buchi rimasti disponibili qua e la all’interno dell’aereo che comunque é tutto “Schweine Klasse” come direbbero i miei compagni di viaggio, percui é inutile accalcarsi, tanto ci sono solo posti di merda. Prendiamo posto e partiamo poco dopo. Sorvoliamo le Alpi che intravvedo con qualche acrobazia. E’ sempre emozionante sorvolare queste vette maestose… Non vedo l’ora di assaporare qualche magnifico Single Malt. Dopotutto é per questo motivo che abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno in Scozia. Intanto cerco di immaginare i motivi che hanno spinto i passeggeri di questo aereo ad andare in Scozia. Voglio capire se qualcun’altro é stato condizionato dall’Acqua della vita.

“Cosa vedi?” mi chiede Eero. “Acqua” rispondo. Stiamo sorvolando il Canale della Manica

Ancora alcune piccole riflessioni e già siamo a Edinburgh (Edinbra). Il controllo passaporti prende un po’ di tempo e probabilmente pensiamo tutti che il viaggio verso Kennacraig si faccia sempre più difficile ma invece a sorpresa riusciamo a passarlo abbastanza speditamente e quasi subito recupero il mio bagaglio da stiva. Il noleggio dell’automobile é solo una formalità e dopo mezz’ora dallo sbarco stiamo già correndo in autostrada in direzione di Glasgow. Siamo tutti sereni e sicuri di farcela per le 17 e 30 all’imbarco per il ferry. Superiamo la periferia nord di Glasgow e ci dirigiamo verso la costa ovest del Loch Lomond. Eero, che é l’unico ad avere un po’ di esperienza di guida a sinistra é stato unanimemente scelto per questa prima tratta verso l’Islay. Stiamo tutti immaginandoci quella che potrebbe essere la prima cena sull’Islay. Avevo contattato il proprietario del Lochindaal Hotel a Port Charlotte un paio di giorni prima dell’arrivo in modo da garantirci una cena a base di “MARE” ma ogni tentativo di rintracciare Iain Maclellan si é rivelato vano. Intanto scorrono davanti ai miei occhi fantastici paesaggi rurali, piccoli villaggi e campagne dal sapore tolkieniano. Tutti i campi sono cintati da muri di pietra ricoperti di muschio. Le querce sono ricoperte di muschio. Il muschio ricopre ogni cosa. Ora stiamo costeggiado il Loch Fyne in questo pomeriggio soleggiato. Costeggiamo diverse Oyster Farms e l’appetito aumenta mentre corriamo lungo la costa tutta accesa e riverberata. Ridiamo pensando al prelibato piatto di Green Pussy Oysters che Jana giura di aver mangiato. Io non sono mai stato così sereno negli ultimi mesi come in questo momento. Per me potrebbe essere così da qui fino all’eternità… Abbiamo inoltre riso tanto rievocando nelle nostre chiaccherate leggere il “This Is It” che Jacko ha pronunciato un paio di giorni prima a Londra in conferenza stampa. Marcissimo, bianchissimo e assolutamemnte extraterrestre. Arriviamo a Kennacraig alle 17 e 30. Termine ultimo per l’imbarco. Tutto é assolutamente perfetto. Il sole sta tramontando proprio davanti a noi, in linea con il Loch Tarbet che navigheremo fino ad arrivare in mare aperto. Ci imbarchiamo e saliamo immediatamente sul ponte per assistere alla partenza. Sono appena riuscito a contattare Iain per telefono e mi assicura che la cena sarà pronta al nostro arrivo a Port Charlotte. Mi godo l’aria fresca e salmastra mentre guardo le rive del Kintyre che si allontanano. La mente si libera, spariscono le preoccupazioni e mi lascio cullare dal mare. Torniamo tutti in coperta e stappiamo un paio di pinte di fantastica Finlaggan Ale. L’attraversata procede tranquilla mentre il sole si affoga in un cielo rosso proprio davanti a noi. Ritorno sul ponte a guardare la schiuma del mare. Mi sembra di essere sempre andato per mare, é come se mi vedessi da lontano, assolutamente a mio agio, totalmente in simbiosi con il mare. Si apre una voragine nella mia mente. Un mattone duro di pensieri, un blocco argilloso si sgretola, si scioglie e frana in acqua.

Arriviamo a Port Ellen alle 8 e 30 di sera. E’ tutto buio intorno. Scendiamo dalla rampa che ci porta sulla terra ferma, passiamo accanto agli stabilimenti per la maltatura che si trovano accanto alla oramai defunta distilleria di Port Ellen. L’aria nell’oscurità profuma già di torba bruciata. Ci sentiamo tutti un po’ torbati. Attraversiamo una misteriosa campagna avvolta dal buio e dalle nebbie portate dal mare.

Arriviamo infine a Port Charlotte. Due file di case bianche delimitano la strada e sulla nostra destra si intravvede l’insegna dipinta del Lochindaal Hotel. Ci precipitiamo all’interno affamati e assetati. Ci accoglie immediatamente Iain con quattro whisky. Non ci poteva essere riservata accoglienza migliore. Io sto bevendo Bunnahabain e sono contento. Prendiamo subito posto a tavola e in pochi minuti incomincia l’apoteosi gastronomica! Iain entra con una teglia stracolma di cozze, quasi ridicola tanto é traboccante. Cominciamo a mangiare abbastanza avidamente e obbiettivamente quasi già solo questo vassoio potrebbe bastare, ma intanto abbiamo spazzato tutte le cozze e cominciamo a fare zuppetta con enormi fette di pane nella salsa di pomodoro e mare che é rimasta. Ritorna Iain con quattro piatti quasi eleganti a base di riso verdure e filetti di un pesce sconosciuto. Fantastico! Stiamo accompagnando il tutto con magnifiche pinte di birra.

cozze
Al termine dei filetti Iain ritorna con altri quattro piatti stracolmi: mezzo astice con rispettiva ovulazione, un grande granchio con ripieno affogato nel burro, e poi scampi, enormi chele da svuotare e sottofondo di insalata. Direi quasi impossibile da terminare ma fino a qui é stato tutto veramente piacevole. Anzi una goduria. termina la cena e decidiamo di andare a concludere la serata con un po’ di buon whisky al bar del Port Charlotte Hotel, dall’altra parte della strada. Non abbiamo che l’imbarazzo della scelta con una notevole carta dei whisky. Comiciamo ad essere tutti veramente stanchi adesso. Credo di aver bevuto un Caol Ila di 25 anni.

E’ oramai l’una del mattino qua sulla sponda destra del Lochindaal e decidiamo di andare a dormire. Sono in stanza con Jana. Pat e Eero scompaiono da qualche altra parte dell’albergo.

Sono stanchissimo ma non posso fare a meno di percepire un gran casino proveniente dal bar del Lochindaal Hotel che si trova proprio sotto la nostra stanza. Qualcuno si sta divertendo molto al piano di sotto. Una voce supera tutte le altre. Una risata fragorosa scoppia ogni trenta secondi.

Domani mattina la conosceremo. Sto franando come una merda, mi sento pesantissimo, continuo a sentire il gran casino ma non ho più energia neanche per farmi disturbare. Ad ogni mio movimento il materasso risponde con un concerto di molle arrugginite. Fantastico. Una finestra tutta appannata e sferzata dal vento lascia intravvedere un piccolo chiarore distorto alla mia sinistra. Una grossa crepa la attraversa in diagonale dall’alto al basso. Il vetro é già completamente bagnato e ricoperto di gocce d’acqua che poi quando sono pesanti scivolano verso il basso seguendo degli strani percorsi che io vorrei capire ora, ma non ho le forze. Quando giungono al capolinea si raccolgono in un angolo decorato con qualche vecchio deposito di polvere e merda. Il tutto forma uno schifoso impasto che domani mattina Gianluca dovrà assolutamente vedere. Verde. Il verde domina. Intanto quelle particolari risate fragorose continuano a sovrastare il vociare sottostante.

OUT !

E’ la mattina dopo. Mi alzo abbastanza fresco. Anche Gianluca segue senza esitazione. Scendiamo al piano di sotto e attraversiamo il pub desolato con un’inferiata che protegge il bancone e tutti i suoi preziosi tesori. La porta principale é aperta. Prima in camera sentivo sibilare un forte vento ma nel momento in cui apro la porta vengo colpito da delle potenti raffiche gelide. Grossi banchi di nebbia vengono spinti su dal Lochindaal e scivolano tra le case bianche. L’atmosfera é bianca – grigia – gelida – desolata. Capisco in pochi secondi che questa é un isola sulla quale vivono uomini duri. Gente temprata da condizioni atmosferiche avverse. Solo i più tosti resistono.

alambicco
Cominciamo a percorrere la strada che risale lungo il corridoio di case di Port Charlotte. Passiamo accando al Port Charlotte Hotel e sulla sinistra, tra le case, si apre uno spiazzo. In fondo risveglia immediatamente la mia attenzione la sagoma di un alambicco posato in un cortile. Tutto scuro e ossidato, abbandonato. Lo scenario é fantastico. Continuamo a camminare. Superiamo un ponticello. Sempre a sinistra su delle grosse piante spoglie stanno apollaiati dei corvi. Poco più in la un prato sorprendentemente verde accoglie un piccolo cimitero. Proseguiamo dopo qualche minuto in aperta campagna. Ai lati della strada si estendono alcuni pascoli cintati a pietra, con magnifici muretti ricoperti di muschio. Un piccolo gregge di pecore ci guarda diffidente. Le voglio fotografare ma le spavento. Più avanti, sulle rocce che si buttano in mare si intravvede un faro. Il freddo mi entra tra le pieghe della giacca. Un freddo umido e salato. Di tanto in tanto ripenso alla cena della sera prima e tra me e me rido ancora. Esagerato! Direi che é ora di ritornare al Lochindaal Hotel e vedere se é possibile fare colazione. Ripercorriamo tutto il tragitto a ritroso e nella saletta del pub troviamo un paio di operai della British Telecom che stanno aspettando la colazione. Io e Gianluca cerchiamo di capire dove si trovino Pat e Eero. Attraversando il pub si esce in un viottolo stretto. Sulla destra ci sono le cucine dell’hotel e una grossa botte sta appoggiata contro un muro.

willieIncontriamo Willie che ci dice che Iain, il proprietario dell Hotel é “drunk” perché ha bevuto tutta la notte ma noi non dobbiamo preoccuparci perché lui adesso ci prepara la colazione. “I apologise, he’s drunk. He’s been drinking the whole night. Sorry guys! Relax! Enjoy! I’ll be ready in a minute.” Dalla voce direi che si tratta dell’ individuo che rideva al piano di sotto durante tutta la notte. Riusciamo infine a trovare la stanza di Pat e Eero. Ci dirigiamo tutti assieme a fare colazione. Sono le 8 e 30. Siamo seduti ai tavoli del pub e infine arriva Willie con i nostri piatti. Bacon, fagioli, pane tostato, salsicce, haggis, saguinaccio e quattro ciotole stracolme di burro. “Do you want some whisky?” Chiede Willie. Colgo la domanda distrattamente. Pensavo a tutto in questo momento tranne che ai Single Malts, sarà uno scherzo. Ma Willie é serio. “Come on. Don’t be shy, take it easy, relax, enjoy, take your time” Poi la famosa risata fragorosa, corre al di la del bancone e in un istante ci ritroviamo con cinque bicchieri di whisky (siamo in 4) accanto alle nostre fette di pane tostato. Io rido, Pat e Gianluca non ci stanno. Io e Eero ci guardiamo e ci diciamo “perché no…” Così tra una fetta di bacon fritto e una forchettata di fagioli lubrifichiamo con un po’ di Bunnahabain mentre Willie, che oramai é stato smascherato grazie alla sua inconfondibile risata, butta giù una budweiser mentre uno degli impiegati di British Telecom commenta: “He’s a funny man, in small doses.

mp3: Willie

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2 commenti

  1. this is it

  2. Questa risata isterica, pazza, grassa e alcolica mi perseguita ancora.

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