We look like a bluegrass band

Posted in Musica on Febbraio 23rd, 2012 by texo

Ma quanto moderno può essere il bluegrass? A questa domanda si può rispondere Punch Brothers. Una band che sta rivoluzionando il modo di concepire la musica tradizionale nord americana. Altre band hanno tentato di percorrere questa strada con risultati più o meno interessanti. I Cadillac Sky, per esempio,  dopo alcuni anni di eccellente alternative bluegrass hanno proposto un disco che allontanava il gruppo dal consueto stile bluegrass avventurandosi in un folk dalle vage atmosfere beatlesiane. il risultato smentiva un poco l’evoluzione che fino a quel momento i Cadillac Sky avevano intrapreso. In fin dei conti non basta suonare strumenti acustici e imbracciare banjo e mandolino per suonare bluegrass. L’esercizio difficile consiste nel mantenere credibilità e continuità nonostante i cambiamenti. Un brano deve risultare solido a prescindere dallo strumento con il quale lo si suona. Non si deve avere l’impressione di ascoltare del pop suonato con il banjo, questa espressione già non  mi convince solo a sentirmela pronunciare.

Who’s Feeling Young Now? l’ultimo disco dei Punch Brothers mi porta in territori musicali interessanti e inusuali per steel guitar, mandolino, banjo, violino e contrabbasso senza che io me ne accorga immediatamente. Mi ci ritrovo e dopo un po’ mi dico: “ma cavolo stanno suonando questa musica con gli stessi strumenti con i quali Bill Monroe suonava con i Blue Grass Boys!”

Chris Thile dice: ” sembriamo una bluegrass band, ma…” In fin dei conti qui é assolutamente irrilevante l’etichetta, la musica parla da sola anche se a me piace pensare che questa sia una band bluegrass che ha reinventato il genere spingendolo verso nuove frontiere.

E’ anche possibile che tutto quello che ho scritto non sia vero e i Punch Brothers sono solo (si fa per dire) una rock band che veste gli abiti del bluegrass per esprimere la propria creatività.

Posso solo dire che mi piace questa evoluzione del genere. Mi convince questa band!

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Domenica pomeriggio, coperto.

Posted in Assaggi, Whisky on Gennaio 31st, 2011 by texo

“Let me go, let me go” cantano le Chapin Sisters, ospiti assieme ai Punch Brothers della puntata numero 605 del programma radiofonico The Woodsong Old Time Radio Hour, trasmesso in podcast da Lexington, Kentucky.

Fuori il cielo é coperto e devo assolutamente fare legna se voglio sopravvivere fino a marzo. Gli ultimi pezzi di legno ben tagliato scaldano casa mentre ascolto la band di Chris Thile esibirsi in un bluegrass colto e complesso. Ho appena finito di pranzare. Degli ottimi fuselli di pollo al forno con un paio di patate, pranzo basic, il piacere delle cose semplici.

Surely Chris is gonna win a grammy. He’s got to. I don’t have any doubt” declama Michael Johnathon alla fine dell’esibizione dei Puch Brothers e non potrei essere più d’accordo. Poi annuncia la canzone Rye Whiskey e mentre Chris Thile comincia a smanettare il suo mandolino io credo che questa domenica sia giunta l’ora di stappare una buona bottiglia di whisky. Un sorsetto di Thomas H. Handy, giusto per rispettare il titolo della canzone dei Punch Brothers ma poi passo al Wasmund’s, un inconsueto single malt americano di Sperryville, Virginia.

Ho letto commenti interessanti su questo single malt da qualche parte ma non mi ricordo quasi niente se non che utilizza un metodo di insaporimento del whisky con il fumo di legno di melo e di ciliegio.

Annusandolo nello sniffer ho subito una forte percezione di legno, intensa come quella che si ha annusando un buon bourbon ma qui in effetti il legno é diverso, più aromatico, é come essere nell’atelier di un artigiano falegname. L’odore é giovane ma c’é una curiosa combinazione di wood smoke, piacevole, articolata, un po di plastilina e tantissima cera d’api, ecco cos’é, un penetrante odore di cera d’api che mi fa ricordare le candele artigianali. Assolutamente si! Profumo di natale, regali scartati e famiglia al completo intorno alla tavola con la tovaglia bianca, di pizzo ricamata e mia nonna che senza parlare  sorride a tutti.

Primo sorso e la prima sensazione é che non si tratti di un single malt ma di qualcosa d’altro. Buono ma altro. Viene spontaneo il paragone con lo Stranahan’s, un altro single malt americano del  Colorado con un gusto riconducibile alla galassia del bourbon però. In questo caso siamo invece da qualche altra parte. 48 % di alcohol, ben articolato, non troppo complesso. Un whisky che la Copper Fox Distillery produce con orzo maltato in casa e non filtrato a freddo.

Comincio a sentirlo. Devo fare un po’ d’attenzione o rischio di tagliarmi un braccio con la motosega più tardi.

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