Route 66, Port Ellen e St. Magdalene

Historic Route 66

Sto guardando le panoramiche mai pubblicate della Route 66, scattate negli angoli più dimenticati d’America e ho una voglia irrefrenabile di tornarci. Vorrei spiegare perché mi sta travolgendo questo bisogno ora. Ho scattato delle panoramiche in luoghi che attivano in me qualche strano meccanismo che fa partire il trenino dei ricordi in modo anomalo. Mentre guardo queste foto io sono di nuovo li, in mezzo alla polvere con l’aria caldissima, il silenzio della Middle America, cicale, insetti secchi che svolazzano morti, arbusti fossili, lucertole sfuggevoli, ragni in agguato, ristoranti messicani inclassificabili, Tecate e Dos Equis, salsa piccante e guacamole, motel con ventola rumorosa e insegna neon rompicazzo che disturba il sonno, lavandino incrostato e cielo a mezza sfera, con infilate di nuvole monumentali che si perdono lontanissime nell’orizzonte a ovest, dove ero sempre diretto all’inseguimento del sole, ogni giorno.

Port-EllenSt-Magdalene

Oltre a questi pensieri infilzati nel cranio, vivo questa giornata con soddisfazione perché due nuove superbe bottiglie sono entrate a far parte della famiglia. Un Port Ellen di 25 anni e un St. Magdalene di 34 anni. Questi due acquisti sono stati dettati da una certa urgenza che mi ha preso negli ultimi mesi. Sono da sempre un grande estimatore del profumo e del sapore dei whisky dell’Islay e nonostante io ritenga che il Lagavulin 16 sia probabilmente il più incredibile whisky prodotto, sono consapevole del fatto che a pochi passi da lì, ad un paio di centinaia di metri dallo sbarco dei traghetti, si trovano gli edifici che ancora portano il nome della distilleria che chiuse i rubinetti nel 1983 ma che continua tutt’ora a produrre orzo maltato per le altre distillerie dell’isola. Il Port Ellen diventa sempre più irreperibile e se fino a qualche anno fa mi era possibile concedermi un imbottigliamento originale, come con il Port Ellen 30y 9th edition, oggi Diageo impone prezzi che condannano definitivamente questo whisky a sparire dai bicchieri di molti appassionati che fino a qualche anno fa si concedevano il sacrificio e il lusso con una spesa importante e che da oggi non potranno più permetterselo. Rendendomi conto che questo whisky é destinato a scomparire e che le scorte sempre più limitate impongono dei prezzi straordinari, non mi sono lasciato scappare una bottiglia ancora abbastanza abbordabile di un imbottigliatore indipendente, Port Ellen Dun Bheagan 25 years old, distilled in may 1982 and bottled 2007, 57.8 %, ripeto:

cinquantasette virgola otto per cento!

L’altra bottiglia é un St. Magdalene distillato nel 1975 a Linlithgow nelle lowlands scozzesi. La distilleria chiuse anch’essa nel 1983 (che ecatombe di whisky nei primi anni ottanta!). Prossimamente gli assaggi.

Whisky afternoon

Domenica pomeriggio, ho appena terminato un pranzo riuscitissimo a base di gamberoni alla griglia con un paio di semplicissimi filetti di merluzzo cotti al cartoccio con un favoloso sughetto a base di vino bianco, succo di limone, olive nere, timo e qualche altra erbetta saporita. Climaticamente é una giornata perfetta, ancora assai generosa di sole ma con un venticello leggero che rinfresca. King-Car-WhiskyHo accompagnato il pesce con un paio di bicchieri di Soave e adesso voglio chiudere in bellezza: inauguro la bottiglia di King Car Whisky, prodotto a Taiwan. Dopo aver assaggiato il favoloso Solist Sherry Cask, quest’altro Kavalan dovrebbe offrirmi un’esperienza più composta e meno scoppiettante con 46% Vol. di alcohol. Sto anche fumando un Por Larrañaga assolutamente necessario come accompagnamento al whisky. In questo momento sento che potrei trascorrere i prossimi 40 anni della mia vita in questo angolo del mio giradino, sotto la vite di americana, a scrivere. Comincio anche a percepire un irrefrenabile bisogno di percorrere le country roads del midwest americano. Di solito quando mi arrivano questi impulsi ci vuole poco a realizzare un nuovo viaggio. Io devo dare retta ai miei impulsi. Mi sono inoltre accorto che molte panoramiche scattate durante il mio ultimo viaggio americano giacciono dimenticate in alcuni HD farciti di bytes. Prossimamente le consegnerò alla rete prima che me ne dimentichi definitivamente. Intanto ieri sera mi sono cimentato con la prima panoramica notturna con la quale però non ho colto esattamente la situazione che avrei voluto documentare perché la luna troppo luminosa ha coperto la via lattea. Ci riproverò.

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C’é anche nuova musica che mi fa assolutamente intrippare. Due chitarre, una é quella di Chris Eldridge, le sei corde che accompagnavano gli Infamous Stringdusters, ora Chris Thile e i Punch Brothers, l’altra é quella del jazzista Julian Lage. Sodalizio riuscitissimo!

Early Day Whisky

E’ veramente trascorso un po’ troppo tempo dal mio ultimo post. Non va bene. Ho diverse nuove bottiglie di cui vorrei parlare, alcune sorprendenti, altre un po’ meno.
Venerdì passato, andando al lavoro, c’era un gran bel nebbione, pioveva e ascoltavo Jefferson At Rest, l’ultimo album degli Early Day Miners che ancora mancava all’appello. La musica giusta per quell’ atmosfera rarefatta e anche un po’ fecale, nel senso che cominciavo a sentire un po’ la mancanza del sole. Mi serviva una giornata calda, cazzo!

Oggi splende il sole e l’aria comincia a riscaldarsi.

Ottimi whiskies sono arrivati a farmi compagnia negli ultimi mesi:

Ho acquistato recentemente un paio di bottiglie prodotte in Svizzera. Una di queste é un sorprendente single malt maturato la bellezza di 11 anni, record assoluto, credo, qui in Svizzera. Öufi Swiss Single Malt, prodotto a Solothurn. Stupenda la bottiglia, bella l’etichetta. Insomma, una veste sobria, elegante e credibile per una birreria che oltre 10 anni fa ha deciso di fare quello che oggi in Svizzera fanno in molti, con una differenza: la pazienza. Per fare un buon whisky bisogna aspettare. Non é sufficiente fare del whisky, bisogna volerlo fare bene. E’ anche vero che non é necessario aspettare 10 anni per ottenere un buon whisky. In questo caso tutto é estremamente convincente. Al primo assaggio ho subito cercato di paragonarlo all’altro svizzero decennale, il Bergsturz, e sulle prime mi é sembrato un po’ meno complesso di gusto ma più aromatico e con un finale decisamente più lungo. Sicuramenmte da riassagiare presto.

L’altro svizzero é il Säntisblick Whisky, vecchio di tre anni, giusto quanto basta per ricevere l’appellazione ma un po’ troppo giovane per sviluppare un sapore convincente. E’ un peccato che la botte di sherry nella quale é stato maturato non abbia potuto intervenire più a lungo su questo spirito.

La vera sorpresa arriva dall’estremo oriente. E’ curioso pensare che probabilmente anche quest’altro whisky non sarà molto più vecchio di tre anni. A Taiwan si fa whisky già da una decina d’anni e sin dagli inizi questo whisky ha fatto parlare di se sulle riviste di settore. Presso la King Car Distillery tre anni sono più che sufficienti per ottenere un ottimo whisky. KavalanGli do la caccia da molto tempo e finalmente ho potuto reperire una pregevole bottiglia di Kavalan Solist Sherry Cask, 57,8 % Vol./Alc. Profumo intenso di frutta secca, fichi, marzapane e dolcezza citrica ti invitano all’assaggio come non capita spesso. Una delizia per il palato, vorresti masticarlo come fosse una succosa torta alla frutta. Ma quanto bene fa al mondo la Spagna con le sue meravigliose botti di Sherry?

L’ultima bottiglia é ancora in attesa di essere stappata.Brora Il Brora non ha bisogno di troppe presentazioni. Il 30 anni é leggendario e alcune annate sono gettonatissime e sempre più inarrivabili. Qualche anno fa ero vicino all’acquisto di un Brora 30 probabilmente del 2007 e oggi mi pento un po’ per non averlo fatto mio. A fine febbraio stavo partendo per la Cina, la bottiglia di Brora mi era appena arrivata a casa e la consueta ansia da volo in aereo cominciava a farsi sentire nelle ore prima della partenza. Ebbene, la mia preoccupazione era quella di partire senza aver assaggiato il Brora. Non mi importava tanto per la mia vita ma mi sarebbe veramente dispiaciuto scomparire senza aver assaggiato il signore delle Highlands del nord-ovet.

Glendronach Single Cask

Ma arriva la neve oggi? La sto aspettando, ma é troppo soleggiato. Fa freddo, questo si, ma il cielo é vergognosamente azzurro. La neve qua si é già sciolta quasi tutta ma adesso ne voglio ancora un po’. Tutto é pronto per l’arrivo delle intemperie. Ho fatto scorta di legna, il camino scalda a pieno regime e sono pronto per stappare una bottiglia speciale, un Glendronach distillato nel 1993, maturato in botte di sherry per 19 anni e imbottigliato da me stesso medesimo in persona l’estate scorsa (23/7/2012) presso l’omonima distilleria di Forgue by Huntly, Aberdeenshire, Speyside. Cask 91 / 1616, 59.2 % vol./alc.

Glendronach

Nel 2010 ci fu un mio primo tentativo di visita a questa distilleria pochi giorni prima di natale, fallito perché mi ritrovai investito da una violenta e improvvisa tempesta di neve che mi costrinse a raggiungere più velocemente possibile Aberdeen, per evitare di ritrovarmi intrappolato da qualche parte su nello Speyside. Mi ricordo che prima di passare accanto alla Glendronach Distillery feci un testacoda completo, eseguito alla perfezione con l’automobile che si fermò diligente sul ciglio della strada. In quel momento decisi che non potevo tardare e saltai la visita alla distilleria.

L’anno scorso, invece, viaggiavo in tutta tranquillità, attraversando lo Speyside in tutte le direzioni possibili. Avevo la mappa delle distillerie davanti a me e sceglievo le destinazioni in base ai magnifici nomi dei produttori di whisky che leggevo. AlanUna tappa da Glendronach fu dunque obbligatoria, anche per porre rimedio alla visita cui rinunciai qualche anno prima. Dopo aver scattato qualche foto e preso una panoramica della distilleria, ripartii da Glendronach con 3 miniatures di 15, 18 e 21 anni una strepitosa bottiglia da una single cask, da me imbottigliata e ufficialmente consegnatami dal distillery manager Alan McConnachie.

Sul sito del whisky reseller Royal Mile Whiskies c’é una sezione dedicata ai distillati maturati in botti di sherry che porta un nome eloquente, Sherry Monsters. Ora mi prendo la responsabilità di dichiarare che questo Glendronach Single Cask del 1993 é probabilmente il più impressionante whisky di questi sherry-monsters che io abbia mai assaggiato. Pazzesco su tutti i versanti. Il colore é veramente bruno scuro, come quello dei fiumi scozzesi ai quali la torba ha regalato una tinta unica e spettacolare. Al naso percepisco un potente odore di frutta cotta, bacche di bosco, resina di pino, pepe nero.

Glendronach-1993L’assaggio invece mi stordisce quasi. Raramente ho avuto un impatto dolce così forte. Mi é sembrato per un attimo di assaggiare uno straight bourbon dell’Antique Collection di Buffalo Trace come il Gorge T. Stagg, il Thomas H. Handy o il Larue Weller, tutti mostri da 60% in su. Un dolce, profondo, mieloso ed esplosivo assaggio.

Nonostante io sia un grande sostenitore della bevuta liscia senza compromessi, anche in presenza di volumi alcolici estremi, devo riconoscere che in questo caso un’aggiunta d’acqua non solo alleggerisce la bevuta ma rende ancora più gradevole l’esperienza dolce. L’amabilità di questo cask strength ci guadagna tantissimo. È spettacolare!

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Strathisla Distillery

È la più vecchia distilleria in attività di tutta la Scozia. Bella, elegante, appollaiata nel centro di Keith nel Banffshire, nord-est dello Speyside. In un attimo si arriva al mare, andando verso Banff o verso Fochabers. A sud invece si raggiunge la capitale mondiale del whisky, Dufftown. Tutt’intorno sembra la contea di Bilbo e Frodo Baggins.

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Convalmore

 

Sometimes Good Weather Follows Bad People

Sometimes Good Weather Follows Bad People

Sto ascoltando la musica tutta rotta e incollata dei Califone. Non un disco nuovo ma la spettacolare ristampa in vinile di Sometimes Good Weather Follows Bad People. Intanto sto preparando quest’altra panoramica scozzese scattata tra le mura vecchie della Convalmore Distillery a Dufftown. Chiusa all’inizio degli anni ottanta e ora in stato di semiabbandono é abbastanza lurida e incrostata, proprio come piace a me.

Mentre guardo questa panoramica ho l’esclusivo piacere di gustarmi un bicchiere di Convalmore distillato nel 1975 e imbottigliato nel 2008.

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Gordon & MacPhail

Una delle migliori giornate scozzesi l’ho trascorsa quest’estate girando attorno a Elgin, in ogni possibile direzione, a caccia di panoramiche, ispirato dallo Speyside, dalle distillerie, dal whisky. In serata ho concluso il mio pellegrinaggio in un tempio del whisky scozzese: Il retail shop di Gordon and MacPhail in South Street a Elgin, un santuario, un luogo in cui mi sento a casa, la celebrazione totale di una delle mie passioni. Lascio parlare la panoramica che ho potuto scattare grazie alla gentilezza e disponibilità dei proprietari.

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Non sono uscito a mani vuote, comunque. E’ tornata a casa con me una splendida bottiglia di Convalmore, distillata nel 1975 e imbottigliata nel 2008, 33 anni, dunque, per questo whisky realizzato in una distilleria che interruppe la produzione nel 1985 e che ho visitato e fotografato durante le mie scorribande nello Speyside.

Speyside e Lowlands

Qui in questo ristorante di Lossiemouth se la tirano forse un po’ troppo. C’é il localino d’ attesa ma la sala da pranzo  é praticamente vuota. Ok adesso sono seduto a tavola e il food é comunque excellent, bisogna pur dirlo. Oggi ho girovagato allegramente per le campagne dello Speyside, tra castelli in rovina, distillerie e questo fiume, con il suo colore whisky che attraversa tranquillo queste terre. Qualche raggio di sole s’é visto oggi per fortuna.

Fa comunque un po’ troppo caldo dentro questo posto, ci saranno 38 gradi!

Bene bene, porgy and bess, oggi ho vissuto la prima vera giornata di sole qui in Scozia. Non è che io non l’abbia visto il sole nei giorni passati, ma sempre in piccole dosi, giusto per farmi vedere quello che potrebbe essere, un assaggino bastardo. Oggi invece mi sono svegliato ad Aberlour con un fantastico cielo blu che mi ha fatto saltare la colazione per non perdermi nemmeno un momento di questa giornata che alla reception mi hanno descritto come “scioccante”. Ho ripercorso in fretta e furia tutte le distillerie attorno a Dufftown, Keith e Craigellachie: Strathisla, Dufftown, Mortlach, Glennfiddich, le defunte Parkmore e Convalmore, poi Cragganmore, Tormore, Benrinnes, Glendullan. Ho inoltre visitato i bottai di Speyside Cooperage e poi sono sceso in serata a Pitlochry, percorrendo la A9 che collega lo Speyside con le southern Highlands. Ho fatto una sosta doverosa a Dalwhinnie e ora sono seduto all’ Old Mill Inn a Pitlochry, il Jukebox sta mandando Tonight, Tonight degli Smashing Pumpkins e io sto aspettando 10 once di bistecca con accompagnamento di haggis da me espressamente richiesto mentre sorseggio un sontuoso Ale saporotissimo e un po’ affumicato. Poi nella bella camera del mio albergo mi aspetta il whisky da viaggio che mi sono comperato settimana scorsa sull’isola di Skye, una bottiglietta di Talisker 10.

Mi piace l’odore delle distillerie, e mi sono sorpreso a cercare i vapori della distillazione nelle mie continue visite. Che tanfo fantastico, che atmosfera auspicabile, così vorrei che profumasse la mia camera a casa. Vorrei esserne avviluppato costantemente, vorrei delle bombole speciali ai vapori di distilleria, alle quale attaccarmi quando ne sento il bisogno, quando sono un po’ giù di morale. Un minuto di questo vapore e sono una persona migliore.

Ieri perima di rintanarmi nel mio fantastico albergo ad Aberlour ho fatto tappa ad Elgin, presso il tempio assoluto dei rivenditori di whisky, il più grande imbottigliatore indipendente al mondo, Gordon & MacPhail. Ho scattato una bella panoramica all’interno e mi sono pure comperato una rara bottiglia di Convalmore del 1975. Ho visitato e scattato abbondantemente gli edifici oramai in disuso di questa distilleria che ora funge da magazzino per Glenfiddich a Dufftown. Sarà incredibile gustarselo con gli amici a Certara dopo avere visto i muri anneriti e la vernice scrostata delle sue porte, le finestre rotte, il silenzio, l’erba che cresce alta, incolta tutt’intorno. Questo è bere! Questa è la giusta consapevolezza. Riconoscenza per la storia di questo whisky che fra qualche decenio non esisterà più. Questo è lo strano destino che tocca ad alcuni dei grandi whisky di Scozia di cui esistono sempre meno bottiglie. Figuratevi che non sono più riuscito a vedere nemmeno una bottiglia di Port Ellen in tutti i negozi visitati. Diventano sempre più rari ‘sti bastardi!

Intanto oggi mi trovo decisamente più a sud, sull’Isle of Arran. Un’isola tutta d’un pezzo, ricoperta da una vegetazione rigogliosissima e da pascoli.

Ieri sera stavo cercando di raggiungere velocemente una vecchia chiesa abbandonata decorata dietro da uno spettacolare cielo con nuvole pitturate di rosa. Entro dunque in un campo e procedo velocemente verso una collinetta che sicuramente mi offre la visuale più generosa. Mi muovo a passo sostenuto e ad un tratto il mio piede sinistro sprofonda in una fanghiglia composta da terra, letame e liquame bovino ben stagionato. Partono probabilmente alcune bestemmie. Cerco di pulirmi il piede con l’erba ma é tutto inutile. Il mio sandalo é completamente inzuppato da questa orrenda quanto pregiata fanghiglia. Scatto comunque un paio di immagini e torno nel mio pittoresco alberghetto a Lagg, sulla punta sud dell’isola.

Faccio la doccia al mio sandalo per cercare di renderlo un po’ più presentabile. Ma forse solo questa sera dopo un’intera giornata a secco, la mia calzatura é tornata ad essere un po’ dignitosa. Ieri giravo con una gamba che puzzava di letame. Avete in mente quelle passeggiate che si fanno in estate in campagna? Quando si passa accanto a una fattoria oppure di fianco ad un campo che é appena stato smerdato a fresco di liquame? Quando si percepisce quel pungente odore di letame stagionato e un po’ romanticamente (ma mentendo a se stessi) si esclama “Mi piace questo odore di campagna”. Avete in mente? Ecco quello é l’odore che aveva il mio piede sinistro. Ieri ero infrequentabile.

Lasciata l’isola di Arran ho percorso tutta la penisola del Kintyre giù fino a Campbeltown, per poi risalirla dalla altra parte, su fino a Tarbert. La Scozia mi ha regalato in questi ultimi giorni delle magnifiche giornate di sole e di fronte a me avevo lo spettacolo del mare, l’Islay e i Paps of Jura, che tradotto significa “tette” del Jura, come mi ha confermato uno cui ho dato un passaggio da Lochranza a Brodick.

Ma che cielo azzurro c’é questa sera qui a Perth, nel cuore della Scozia alle 22:00 ? Azzurro ovunque.

Ultima serata di Scozia e “ciugnata” storica  qui a Bathgate.

Stavo già gustando uno shrimp cocktail qui alla Toby’s Classic Carvery quando mi passa accanto correndo un bambinetto di circa sei anni che pianta un volo spettacolare, come se qualcuno in piena corsa gli avesse bloccato entrambe le caviglie. Ovviamente si proietta di faccia dritto in terra, come una molla. “Wow! Impressive!” gli dico. Si rialza e riparte come se niente fosse successo. Io avrei sicuramente riportato un trauma cranico e delle lesioni permanenti. Mi avrebbero dovuto portare via in elicottero probabilmente, in un polmone d’acciaio. Invece eccolo che ripassa tutto sorridente.

La formula di questo locale consiste nel pagarsi dei tagli di carne che un cuoco ti deposita nel piatto, poi tu scegli quello che vuoi da un paio di carrelli con ogni tipo di guarnizione. Qui di fianco a me due asiatici si sono riempiti i piatti in modo quasi grottesco, un gioco di equilibrio circense. Bravi, comunque. È così ch si fa.

Mi son preso anche il dessert. Un gelato con delle scaglie di una roba dolce che mi si attacca ai denti come bio-adesivo. Non si staccherà mai più. Mi ci vorrà un dentista per ripulirli oppure dovró farmeli estirpare per rimuovere questo mastice malefico.

Oggi intanto sono riuscito a visitare ancora un paio di distillerie: Glenkinchie, una delle rare distillerie delle Lowlands e questo pomeriggio le rovine di un’antica distilleria di cui ho scoperto l’esistenza solo alcuni giorni fa. Si tratta dei muri ricoperti d’edera della Kennetpans Distillery che fu nella seconda parte del diciottesimo secolo la più grande distilleria di Scozia.

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Scotland, again!

Sono finalmente a bordo di un vettore EasyJet e sto attraversando i cieli nuvolosi d’Europa centrale. Ritorno in Scozia a caccia di panoramiche strepitose per immortalare alcuni esemplari di distelleria scozzese che ancora mancano nella mia bacheca di trofei fotografici. Siamo partiti con grande ritardo ma ora tutto è già di nuovo migliore anche grazie ad un discreto toast caldo e una buona Nastro Azzurro che scende giú tranquila e gentile nel mio stomaco. Cosa voglio da questa mia nuova peregrinazione nord europea? Voglio sentire il profumo del malto d’orzo, della birra che fermenta nelle cisterne, del fumo di torba, si cazzo! Il fumo di torba è un magnifico odore che io sto bramando. Me lo ricordo intensissimo sull’Islay qualche anno fa ma adesso lo voglio sperimentare sull’ isola di Skye e magari anche alle Orkney, su a nord, dove si produce il magnifico ed elegantissimo Highland Park. Devo andare alle Orkney ad ogni costo, anche a nuoto se necessario.

Whisky è la parola d’ordine di questo mio viaggetto, in tutte le sue declinazioni. Voglio vedere almabicchi di rame a collo di cigno e magazzini stracolmi di botti. Voglio tanfo di botte vecchia, ovunque. Legno che lavora, giusto? Eccheccazzo , dobbiamo lavorare solo noi? Non é giusto, anche il legno deve darsi da fare. Vecchi castelli diroccati e druidi millenari intenti a preparare intrugli magici. Troverò Gandalf da qualche parte, me lo sento. Questi luoghi evocano il mondo di Tolkien. Muri di campagna ricoperti di muschio millenario e croci celtiche abbattute mi calano immediatamente nello stato d’animo giusto.

Adesso sopra un mare bianco sto ascoltando le note pesanti della grandissima band post-rock dei Pelican. Glimmer dall’ album What We All Come To Need, Post Rock strumentale pesante e solenne! Roba seria, insomma.

Fa o non fa un certo effetto bersi un Oban ad Oban? Io direi proprio di si. Sono partito questa mattina da un’Italia quasi tropicale per arrivare in una Scozia ben soleggiata qui ad Oban ma abbastanza gelida. Per fortuna sono ben equipaggiato e questo delizioso succhetto di orzo maltato e distillato aiuta parecchio. Signori! In questa cittadina si fa un Single Malt di fama mondiale! Mi preme sottolinearlo. Tra 15 minuti completo la giornata con una sontuosa cena a base di pesce. Stasera spendo quello che c’é da spendere! Fotte un cazzo!

Qui al tavolo di fianco al mio sono arrivati due piatti di cozze spettacolari, tutte belle sdraiate su un magnifico letto di insalata e la signora che se le é viste apparire sotto gli occhi ha esclamato ad alta voce: “Jesus!”

Approvo.

Anche i miei piatti sono sontuosi: delle capesante giganti, gustosissime e dalla consistenza perfetta, accompagnate da un risottino tutto sapore e natura. Poi proseguo con un tris di pesci, halibut, monk fish e sea bass con purée-due colori, patate e zucca, fagiolini e carote e ora termino con una  crème brulée con una crosticina di zucchero orgasmica! Ho voglia di farmela! Questa C. B. é sesso puro, é un rapporto consumato, sono le 72 vergini degli shahid in paradiso. Comunque quanta bella roba ci fornisce il mare… Una parte di pianeta terra generosissima!

Questo pomeriggio qui c’era una specie di sagra di paese e molti uomini giravano in kilt qui a Oban.

Appena esco, per celebrare la mia prima giornata scozzese mi accendo un magnifico sigaro cubano, Romeo y Julieta.

Un altro giorno e passato e un’ altra distilleria é stata visitata. É difficile descrivere l’incredibile profumo che avvolgeva la distilleria Talisker questo pomeriggio sull’isola di Skye. Formidabile! Io divento una persona migliore quando odoro questa incredibile fragranza. Sono peró abbastanza incazzato perché non mi hanno fatto scattare nella still room, cazzo! Era bellissima con 5 alambicchi in fila, di rame bellissimi ed eleganti. La Distillazione era pure ferma. Che problema c’é? Non mi comperate con la balla della sicurezza. In Kentucky mi hanno fatto scattare alla grande in un sacco di distillerie e pure qui in Scozia, in passato non ho avuto problemi a scattare nella still room di Bruichladdich e Ardbeg. Nessuno ha mai fatto storie. Credo forse che possa trattarsi di una direttiva Diageo forse. Mi é capitato sempre nelle loro distillerie, anche a Pitlochry da Blair Athol qualche anno fa.

Sto mangiando finalmente haggis questa sera. Lo adoro! Fantastico, visceralmente scozzese, saporitissimo con nips and tatties.

Poi, fino alle 23:00, una fantastica chiaccherata con una coppia di texani e un nonno, una figlia e una nipote australiani. Il mondo é incredibile, la gente é meravigliosa e così tutti noi perfetti sconosciuti ci si ritrova a parlare fino a tarda serata come fossimo amici.

Questa mattina partenza verso nord in direzione di Ullapool dopo aver effettuato una prenotazione d’albergo tramite smartphone! Veramente troppo smart!

Ieri nel tentativo di caricare tutto quanto scritto tramite WordPress per iOS sul sito web, ho perso gli ultimi tre giorni di resoconti che però ora non ho assolutamente voglia di riprendere. Sarò dunque estremamente sintetico:

Ullapool – Durness –> strada fantastica

Pernottamento a Thurso –> ottima Rib eye steak

Ieri Orkney Islands –> fantastica visita presso Highland Park Distillery, speso 75£ per una miniatura di HP 40 anni. (Presto una foto)

Whisky & Sushi

Interessante serata dedicata al Giappone quella di martedì 28 febbraio, presso Tamborini Vini a Lamone: un assaggio verticale di quattro whisky nipponici accompagnati da sfiziosissimi bocconi preparati dalla Okaeri Take Away di Lugano e un’introduzione al whisky giapponese con degustazione abilmente commentata dal sommelier Marco Rasetti.

Si comincia con il blended Hibiki 17 anni. Al naso profumo di rose, agrumi, melone e pesca bianca. Gusto piuttosto secco con ritorno di agrumi. Il legno in questo caso crea una sensazione astringente guidandomi in un finale medio lungo che mi fa considerare questo whisky un prodotto molto bilanciato e delicato. Mi é stato inevitabile il tentativo di confronto con il Ballantines 17 anni che ricevette tante lodi da parte di Jim Murray sulla “Bibbia” del 2011.

Questo blended é accompagnato da Nigiri di Salmone, Norimaki di Avocado e Norimaki di Tofu.

Poi arriva dell’ottimo Sashimi di tonno, salmone e ama ebi.Per questa nuova transizione assaggio il Yamazaky 12 anni. Al naso Marco Rasetti ci fa notare scorza d’arancia, io percepisco un po di tè sencha ai lamponi e un notevole gusto finale di miele. Proviamo a sorseggiare questo whiski con un po’ di pesce. Sashimi e Yamazaki é un’esperienza spettacolare ma sashimi con una goccia di salsa di soia e Yamazaki é l’assoluta apoteosi della morbidezza burrosa del pesce crudo. Veramente una goduria!

 

Quando assaggio l’Hakushu, che avevo già gustato recentemente, mi rendo conto che si tratta del più torbato  della serata probabilmente, anche se questo termine é forse un po’ troppo forte per definire una sensazione che é giusto la percezione di una certa tostatura presente in questo distillato.

 Gusto di croccante di nocciola in finale. Questa combinazione di gusti porta ad abbinare all’assaggio una tempura di gamberi e avocado (Uramaki Ebi Ten e una tartar di tonno speziato (Uramaki Spicy Tuna).

Il finale trionfale é dedicato allo Yamazaki 18 anni che profuma di uva passa, frutta cotta, il gusto persistente suggerisce anche della polvere di cacao e pere e mele  cotte. Lo accompagnamo con Tako Yaki (polpette di pastella con ripieno di pollo e salsa agrodolce. Guscio esterno apparentemente freddo con un nucleo di mille gradi che come fece un tempo il ragionier Fantozzi, ingoio in un solo boccone evitando solo per miracolo una orribile ustione. Quest’ultima bottiglia tornerà a casa con me.