Serata Champions e violino

Serata Champions oggi qui in montagna. Ma non si tratta di campioni del pallone bensi dei freschi vincitori della Whisky Bible di Jim Murray. Non c’é il podio completo però perché il secondo classificato é già stato assaggiato da un po’ di tempo. Ma sono impaziente di provare il Ballantine’s 17 Years Old Blended Scotch Whisky e William Larue Weller Kentucky Straight Bourbon Whiskey, rispettivamente 2011 World Whisky Of The Year e Third Finest Whisky In The World 2011. La cena non é stata del tutto all’altezza degli assaggi che mi appresto a gustare. Ho pure preparato una sontuosa teglia di lasagne che sta innondando tutta casa mia con un profumo formidabile ma le ho preparate per portarmele al lavoro durante la settimana. Dunque oggi le guardo, le odoro e mi torturo pensando a quando me le potrò gustare. Le lasagne sono una gran figata. Uno dei piatti più gratificanti della cucina italiana. Sono assolutamente sessuali. Io voglio avere un rapporto completo con le mie lasagne, me le voglio portare a letto, voglio farmele.
Tutto odora di lasagne qua dentro e come se non bastasse, appeso in cantina, in fase di essicatura ma già assai profumato c’é un magnifico violino di capra che ammicca. Ma come si fa a restistere a tutte queste tentazioni? Difficile, vero, ma questa sera come un asceta mi sono limitato a consumare delle foglie verdi di insalata castigata e qualche sardina sott’olio.

Ma sono eccitato anche adesso mentre ficco il naso nello sniffer in cui ho appena versato il Ballantine’s 17 Years Old. Il profumo é raffinato, gentile e discreto. Odoro marzapane e marshmellows o toffolette (come mi insegna wikipedia)

Il gusto é secco e lungo e mi rendo conto di non essere capace ad esprimere le sensazioni di questo mio assaggio. Capisco però di essere cresciuto negli ultimi 20 anni. Oggi riesco a cogliere la prefezione in questo assaggio, mi rendo conto della complessità e dell’equilibrio di questo gusto. Devo fare un balzo indietro di 17 anni per ricordarmi del mio ultimo blended. Ero a Bologna, vivevo in sub-sub-affitto in un microscopico appartamento poche strade dietro Piazza Maggiore. Era uno strano periodo della mia vita e facevo strane cose. Mi rivedo un sabato mattina alle 10, sveglio in cucina dove di solito dormivo. In una pentola ci sono gli spaghetti freddi della sera prima e faccio dunque colazione con pasta riscaldata e Ballantine’s. Ne é passato di tempo da quel Ballantine’s tracannato come fosse succo d’arancia.

Ora é il momento di assaggiare il William Larue Weller. E’ tardi e fra un po’ vado a dormire ma con questo assaggio credo che sognerò il Kentucky. Incredibile! Profumo potentissimo ed esplosione avviluppante di sapore. Assi di legno fresco, appena tagliato e posato, poi laccato. Voglia di andare in Kentucky, voglia di tornare a Frankfort, per rivisitare Buffalo Trace che con la sua Antique Collection ha creato una linea di campioni del mondo: George T. Stagg, Thomas H. Handy, questo William Larue Weller poi Sazerac e Eagle Rare. Vorrei essere a Bardstown adesso, in estate, con il caldo umido tipico della Bluegrass Region, in giro per le campagne, aria immobile, insetti che volano riflessi dal sole, erba alta, campi di mais, strade di campagna impolverate, acqua che scorre lenta nei fiumi, tutto verde, pomeriggi lunghissimi, banjo e mandolino, Roscoe Holcomb lonesome sound, Appalachia. Tutto questo mi dice William Larue Weller…

Jim Murray’s Whisky Bible 2011

Hurrah! E’ arrivata la nuova Whisky Bible di Jim Murray! 2011!

Ottimo timing. La guida precedente cominciava a decomporsi a causa dell’usura. La Bibbia di Murray é oramai uno dei libri che porto sempre con me ovunque io vada. Assolutamente necessaria quando sono in vacanza. Non potrei passare per il whisky shop di un qualche aeroporto internazionale senza consultare queste pagine. A dire il vero quando viaggio porto sempre con me un secondo libro. Viaggiatore Solitario di Jack Kerouak, per altri motivi. Non necessariamente lo rileggo ma deve sempre essere con me. La whisky Bible é invece sempre utilissima. Non ho sempre la possibilità di provare ciò che compero e piuttosto che fare un acquisto alla cieca mi lascio consigliare da Murray. Direi che con le ripetute letture credo di aver capito i gusti di Jim, come la sua evidente predilezione per i torbati dell’ Islay ma non solo e la sua passione per il bourbon. Avendo anche io la passione per questi prodotti mi trovo spesso in sintonia con i suoi giudizi.

Chiaramente non mi limito ai soli giudizi di Murray per scegliere cosa acquistare. Faccio spesso affidameto alle note di degustazione di Whisky Magazine e ultimamente anche di Malt Advocate. Infine la rete é piena di siti più o meno specializzati e dunque non mancano mai informazioni utili per scegliere il whisky giusto.

Ma tornando alla Bibbia, come sempre la prima pagina che si va a cercare non appena la si apre per la prima volta é quella degli Award Winners. I whiskies dell’anno per intenderci. L’anno scorso avevo accolto con orgoglio e sorpresa la scelta del Säntis Malt Dreifaltigkeit come whisky europeo del 2010 e dunque anche quest’anno sono curioso di vedere chi é stato premiato in Europa ( Scozia e Irlanda escluse). Il riconoscimento va agli svedesi di Mackmyra dei quali oltre ad un paio di ottimi whisky conservo purtroppo un brutto ricordo legato alla mia visita presso la loro distilleria la scorsa estate. Avrei dovuto scrivere una bella lettera incazzata alla distilleria per sottolineare il mio disappunto. La superficialità e l’antipatia con le quali sono stato liquidato quella mattina quando raggiunsi il Mackmyra Bruk dopo aver guidato quasi 2000 km ed essere infine accolto da uno stronzo di impiegato che mi invita ad andare al supermercato per comperare il loro whisky, sono senza precedenti per me. Il Makmyra Bruckswhisky é il whisky europeo dell’anno.

Il riconoscimento per i whiskies dal mondo va all’ Amrut Intermediate  Sherry Matured, dall’India.

Per quanto riguarda invece il riconoscimento supremo, il vincitore incontestato della Whisky Bible, Jim ha tentennato. Diciamo subito che al ballottaggio sono arrivati due whiskey di Buffalo Trace. Dopo anni di strapotere da parte del potentissimo George T. Stagg Jim ha preferito il William Larue Weller (134.8 proof —> é pur sempre una bomba atomica) ma prima di questo c’é Thomas H Handy Sazerac Rye (129 proof). I giochi sembrano fatti, Jim non ha quasi più dubbi e inaspettatamente le sue preferenze lo riportano al di qua dell’oceano, verso un gusto totalmente antitetico, delicato e fragile come lo descrive lui…

Il 2011 World Whisky of The Year é un Blended Scotch, il Ballantine’s 17 Years Old!

So che si tratta di uno sbaglio ma sono forse 15 anni che non compero un blended. E’ forse giunta l’ora di colmare questa lacuna.

Altre menzioni vanno alla bomba di torba Octomore Orpheus di Bruichladdich che riposa tranquillo tra i miei whisky e ancora attende di essere gustato per la prima volta. Ardbeg viene sempre tenuta in grande considerazione con il Uigeadail (97.5 punti), con il Supernova (97 punti) e con il Corryvreckan (96.5 punti), tre fantastici whisky torbati assolutamente accessibili e largamente disponibili.

Lo stesso non si può dire per il Single Malt of The Year (Single Cask). Si Tratta in effetti del Mortlach 70 Years Old di Gordon & MacPhails che nel decanter da 20 cl viene venduto da The Whisky Exchange di Londra a 2450 £. La bottiglia da 70 cl é venduta a 10000 £ ed é sold out quasi ovunque! Un whisky che non avrò mai la possibilità di gustare…

E’ chiaramente arrivato puntuale anche il nuovo Malt Whisky Yearbook

Post autunnale

Non faccio che leggere sia su Whisky Magazine che su Malt Advocate dei pregi di giovani distillerie che pur facendosi conoscere al mondo con whisky estremamente giovani si sono meritate grandi elogi. So che in alcuni post precedenti mi ero mostrato abbastanza critico nei confronti di quei produttori che si arrendono di fronte alla prospettiva di una lunga attesa e mettono sul mercato whisky molto giovane. Forse a questo punto e bene precisare che ci sono alcuni whisky che maturano in condizioni tali che anche imbottigliando a 3 anni si ottiene un ottimo prodotto e dunque in questa nebbiosa domenica autunnale ho deciso di gustarmi di nuovo la Autumn Release 2009 di Kilchoman. Un giovanissimo peated whisky dell’Islay maturato solo 3 anni. Dopo aver mangiato un’ottima pasta ai frutti di mare questo whisky mi sollecita prepotentemente i ricordi di Scozia. Un mese fa circa Jim McEwan, nell’ottimo servizio trasmesso dalla televisione della Svizzera Italiana (sorvolate l’imbarazzante introduzione di Fabio Dozio) parlando dello Scotch Whisky diceva che la Scozia senza il whisky morirebbe. Il whisky é il sangue che scorre nelle vene della Scozia.

Caro Jim, io mentre sorseggio Kilchoman, la sento tutta questa Scozia. Kilchoman produce inoltre seguendo un preciso progetto che la lega più profondamente al territorio dell’Islay, utilizzando l’orzo dell’isola, mantenendo il processo della maltatura in casa, cercando di produrre un whisky al 100% ebrideo (si dice?) come fa Bruichladdich daltronde.

mp3: Brina Reverb

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Quiz musicali

Uno dei miei giochi preferiti é sempre stato quello di far quiz musicali agli amici. In genere cerco un pezzo stupefacente di un’insospettabile band semisconosciuta o caduta troppo velocemente nell’oblio e cerco di sorprendere gli amici.

“Dai? fantastico! Ma che cazzo é? Dai, dimmi chi sono?”

Sono contento quando mi si risponde così, significa che il gioco funziona. Bene, ed ora che il mio interlocutore si trova in quel perfetto territorio in cui si ascolta senza pregiudizio alcuno, lasciandosi alle spalle eventuali condizionamenti legati ai nomi e all’immagine, dopo aver finalmente ritrovato una dimensione di ascolto puro, me ne esco con il nome dell’interprete e attendo la reazione sbalordita.

Facevo questo giochino domenica scorsa con Pat, a casa mia mentre gustavamo un Glenfarclas 105 40th Anniversary Limited Edition, aged 40 years, 60% vol.

Ma torniamo al mio quiz musicale: “Dimmi chi sono? Sono i Queensrÿche?”

No. Sono i Cooper Temple Clause che cantano The Same Mistakes. Un album fantastico per una band che é sparita dalla circolazione abbastanza in fretta. Un eccellente rock britannico che strizza l’occhio all’elettronica in modo assai intelligente. Ma non voglio parlare di loro.

Questa mattina prima di uscire di casa per andare al lavoro stavo scegliendo la consueta colonna sonora per il mio viaggio. E’ un rituale che eseguo ogni mattina. Comincio a scorrere velocemente gli scaffali dei miei CD in cerca di uno degli ultimi album dei Voivod. Questa mattina avevo voglia di arrivare al lavoro incazzato e carico di energia violenta e la band canadese rispondeva perfettamente alle mie esigenze. I miei CD sono disposti secondo un preciso disordine programmato. Custodisco nella mia mente una nitida fotografia della disposizione di quasi tutti i miei dischi, CD e vinile (2000 unità circa). Arrivo al settore  dedicato ai Voivod, passo accanto a The Outer Limits, Angel Rat, Phobos, Negatron e poi Promised Land.

No, aspetta un attimo. Promised Land non é un disco dei Voivod. Guardo bene. Queensrÿche. Ah, giusto, se ne parlava domenica passata. Ma si dai, oggi prendo questo disco di cui non mi ricordo praticamente niente.

Salto in auto, infilo il disco nel CD player e parto.

Una prima traccia di registrazioni ambientali mi prepara all’ascolto della prima vera canzone. Ora mi ricordo vagamente che nel panorama hard rock degli anni 80 e 90 si associava questa band ai Pink Floyd sia per la loro musica sia per il fatto di incidere spesso dei concept album.

Partono le prime note di I Am I e comincio a ricordarmi meglio di questa band. Ma cazzo, che suono hanno? Fantastico, pienissimo, profondo. Ma questo disco é prodotto benissimo. Io mi ricordo di averli ascoltati mentre nel panorama della musica pesante usciva si bella musica ma spesso schiacciata, castrata e svantaggiata da produzioni non troppo curate. In quegli anni, a parte alcune eccezioni, solo nel pop si produceva veramente bene, diciamocelo. Poi mi ricordo di questa strana band di Seattle che mentre nasceva il grunge, si ostinava a suonare un rock duro ma pulitissimo e prodotto come nessuno neppure osava immaginare in ambito heavy metal. Mi ricordo di esser rimasto a bocca aperta al primo ascolto dell’album Empire uscito nel 1990. C’era la fantastica ballata Silent Lucidity che mi ricordava Comfortably Numb, dall’album The Wall dei Pink Floyd. Molte immagini di quegli anni tornano a galla.

Poi partono le prime note di Out Of Mind e io rimango imbambolato da tanta perfezione.

Intensità, classe, stile e gusto impeccabile sono gli unici aggettivi che mi vengono in mente per descrivere le sensazioni che provo riascoltando questa perla. Una band veramente unica in quel panorama musicale fatto di riff superveloci, abbigliamento improponibile e testi stereotipati. I Queensrÿche invece erano musica, testi ed emozione. Eravamo all’alba della fine del glam-metal che sarebbe finalmente stato spazzato via dal grunge e da Seattle questo quintetto “metal” si avventurava in territori sconosciuti ad una metal band, compiendo una fantastica transizione verso una musica veramente matura, complessa, melodica e potente confermando la strada già intrapresa con Empire, l’album che precede Promised Land. E allora non può non tornare alla mente il brano Silent Lucidity

Io riscopro oggi i Queensrÿche, ed é una fantastica sorpresa. Di nuovo.

Mentre per quanto riguardava il Glenfarclas…

Frutta molto sciroppata, cotta, forse tamarindo, fichi d’india, cigliege e prugne in liquore. Una bella torta di frutta stramatura con crosta di pasta frolla e zucchero a velo. Un po di Marsala e caramella mou. Questo é il profumo che percepisco annusando il Glenfarclas 105 40th Anniversary Limited Edition, aged 40 years, 60% vol. Un bel colore rosso scuro impreziosisce questo whisky esclusivo dello Speyside, realizzato per celebrare il quarantesimo anniversario della prima bottiglia di Glenfarclas 105 Cask Strength Single Highland Malt Scotch Whisky. Un paio di botti sono bastate per dare vita a questo whisky disponibile mondialmente in un totale di 893 bottiglie. Questa bottiglia, come pure altre espressioni più giovani di Glenfarclas, non tradisce le aspettative e mi grida ad alta voce sherry.

Ascona Single Malt Whisky

Fatture da pagare, telefono, assicurazioni assortite e saldo della carta di credito tremendamente salato dopo il mio ultimo viaggio ai confini settentrionali d’Europa, ultime giornate veramente calde, passeggiata fino al Passo San Lucio al confine tra Italia e Svizzera, la mia mente comincia già ad abituarsi all’idea di pianificare un prossimo viaggio. Comincio a riguardare le immagini dei miei ultimi viaggi con l’occhio del pianificatore, la nostalgia già se ne é andata da un pezzo.

Dalla mia finestra aperta entra un continuo scampanellio bovino mentre il folk sperimentale  dei Califone rimette tutte le cose al posto giusto. Proprio quello che ci vuole adesso per le mie orecchie curiose. All My Friends Are Funeral Singers il titolo dell’album della band di Chicago, una densa ricerca stilistica, una serie infinita di strati sovrapposti, ritagli sonori, cartellonistica armonica, un lungo flusso di stimoli incollati come le lettere di un messaggio anonimo composto con i ritagli di giornale. Voglio veramente lasciarmi risucchiare da questo vortice creativo, non voglio neanche cercare di capirlo – sarebbe controproducente – voglio farmi travolgere  e trascinare da questo fiume  che mi depositerà dove vorrà il caso. Già qualche anno fa avevo tentato un primo approccio alla musica dei Califone ma non ci ero riuscito, non ero pronto, le mie orecchie cercavano struttura e velocità e dunque dopo qualche ascolto neanche troppo interessato due dischi di questa band erano rimasti intrappolati nei ripiani dimenticati della mia discoteca.

Oggi sono finalmente pronto e questa musica ispirata me la sto finalmente godendo come conviene.

Intanto come faccio spesso, accompagno questo ascolto con l’assaggio di un nuovo whisky a modo suo assai speciale. Si tratta infatti del primo Single Malt prodotto in Ticino. Ascona Single Malt Whisky prodotto dall’azienda Terreni alla Maggia con puro malto d’orzo coltivato nel comune di Ascona, 43% di volume. Nonostante la distillazione sia stata portata a termine presso la Brauerei Locher AG di Appenzell, la stessa distilleria che produce il Säntis Malt, il whisky é stato in seguito maturato in carati di rovere europeo per almeno 3 anni e in questo momento non ho voglia di lanciarmi in una sofisticata degustazione , dico solo che il profumo é assai fruttato, ma come già ho scritto in precedenza, si tratta di quella frutta comune a quasi tutti i whisky molto giovani, quasi grappesca, certamente piacevole ma che avrei lasciato lavorare col legno per qualche anno ancora. Con qualche anno in più sarebbe stato assai interessante verificare in che misura le condizioni climatiche del canton Ticino avrebbero potuto spingere in un’altra direzione un whisky che altrimenti poco si discosta dagli altri whisky prodotti in Svizzera. Si lascia percepire qualche accenno bourbonesco e mi piace pensare che il Ticino possa dare al whisky un carattere un po’ più kentuckiano grazie ai suoi mesi estivi più caldi e umidi rispetto al resto della Svizzera. Ma ancora dobbiamo vederlo nascere un produttore che abbia veramente voglia di sperimentare per poter offrire un distillato che dal legno ha veramente preso quel prezioso segreto che premia solo chi ha tempo e pazienza. Sto anche fumando un cigarrito Cohiba e adesso hanno raggiunto l’Ascona Single Malt Whisky altri tre amici liquidi:

  • Ourbeer Single malt, Tokaj finish, 43%, prodotto da Humbel Distillery di Stetten, vicino a Baden.
  • Mackmyra Special, Jubileumsutgåvan, 50.6%, Valbo, Sweden
  • Mackmyra Preludium 03, 52.2%, Valbo, Sweden

Ho sentito la necessità di mettere a confronto il nuovo whisky ticinese con altri whisky simili e senza entrare nei particolari lo potrei collocare nella stessa lega del Mackmyra Special. Decisamente più strutturato di Ourbeer Single Malt ma anche più semplice e meno complesso di Mackmyra Preludium.

Lenzburg Whisky

Ma che bella bottiglia questo Lenzburg Whisky original n°3 prodotto dalla Brennerei Lüthy di Muhen nel canton Argovia. Base ovale che salendo diventa rotonda, bottiglia da mezzo litro, distillato nel mese di agosto del 2006, maturato per 3 anni in botte di Chardonnay e imbottigliato nel settembre del 2009, 321 bottiglie in commercio, 43 %.

Il profumo é chiaramente simile alla maggioranza dei 3 anni prodotti in svizzera, molto fruttato, fresco. L’assaggio mi spinge subito verso la grappa di prugne e questa non é una buona cosa. Succede a molti di questi giovani whisky prodotti in Svizzera. E veramente un peccato non lasciar riposare un po’ più a lungo in botte questo tipo di distillato. Ci guadagnerebbe tantissimo, prenderebbe volume e dinamica, diventerebbe sicuramente più complesso e interessante.

Lasciateli riposare, cazzo! Cos’é tutta questa fretta? Se volete veramente fare del whisky dovrete un giorno cominciare a produrre qualcosa di più complesso o andrete avanti tutta la vita con un 3 anni? Un bel momento bisognerà pur cominciare. Il whisky é fatto così… Ci vuole tempo e pazienza.

Questo whisky é comunque piacevole ma potrebbe essere tanto altro se solo potesse ripostare ancora qualche annetto nel legno.

Combattiamo la nebbia con un bel bicchiere di whisky

Ah, ma che bel titolo per una canzone: Rye Whiskey. La quarta canzone del nuovo lavoro dei Punch Brothers, il virtuosissimo quintetto di Chris Thile, il virtuosissimo leader mandolinista californiano. Insomma questo gruppo trasuda virtuosismo come il jamon hiberico trasuda grasso, appeso al soffitto delle taperie di Sevilla. Chris Thile ha una storia di virtuosismo oramai già lunghissima. Fu vincitore dei campionati americani di mandolino a soli 12 anni. Eggià, perché quelli che solitamente nel resto del mondo vengono chiamati concorsi musicali, in America diventano campionati, come per il football e il baseball. C’é dunque il campionato di mandolino, il campionato di mountain dulcimer e quello di banjo.

Fu inoltre membro del trio Nickel Creek dal 1989 fino al 2007. Ma chi può vantare 18 anni di permanenza in una band a soli 29 anni?

Gli Antifogmatics (letteralmente anti-nebbia) erano bevande alcoliche utilizzate a scopo terapeutico  nel diciannovesimo secolo. A quanto pare era consuetudine bere del whisky di mattina, prima di cominciare qualsiasi attività, col pretesto che questa bevanda avesse il potere di allontanare gli effetti nefasti e insalubri della nebbia.

Antifogmatic é il titolo di questo doppio CD + DVD nella sua deluxe edition. Un album assai complesso, con un intreccio bluegrass fuori dal comune. Non tutte le bands bluegrass possono permettersi il lusso di arricchire le proprie composizioni con fraseggi tanto intricati e imprevedibili e nonostante ciò rimanere legati all’immediatezza di una ballata orecchiabile. Occorre comunque precisare che i Punch Brothers non suonano bluegrass in senso  stretto. Loro stessi fuggono questa definizione che i effetti va veramente stretta. La loro strumentazione é bluegrass ma la loro musica é anche tanto altro. Chris Thile ha pure una bella voce, pulita che questa produzione per la Nonesuch Records restitusce senza fronzoli, senza inutili riverberi, senza enfasi. Così come é entrata nel microfono così esce dalle casse dello stereo.

Bonnaroo 2010: Punch Brothers In Concert

Ma parliamo anche di whisky:

Glengoyne Sherry Hogshead, cask 1132, distilled 1998 and bottled 2010, 52% vol.

Questo whisky é praticamente nero. Mi chiedo come faccia un distillato a diventare così scuro in 12 anni. L’odore é curioso e il gusto non mi fa trasalire. Manco a dirlo ci sento della liquerizia ma é passato troppo tempo da quando ho cenato e forse adesso non ho la bocca giusta. Mi sembra uno dei finali più corti che io abbia mai assaggiato ma dovrei decisamente provarlo in altra occasione. La consistenza é oleosa e i 55.2 gradi non rendono secondo me un buon servizio a questo whisky. Distraggono un po’ e bruciano il gusto più che espanderlo. Mi aspettavo grandi cose da questo colore. Eggià, devo confessarlo. Che questo sia il classico caso che dimostra come la colorazione può prendere in inganno? Probabilmente si. Quanti whiskies più chiari sono notevolmente più intensi di questo?

The Olde Deer Single Malt Whisky

Intanto mentre sto guardando Italia Paraguay mi posso concedere un altro interessante assaggio di un nuovo whisky svizzero.

The Olde Deer Single Malt Whisky, Alc. 40% Vol. invecchiato 3 anni e prodotto da Destillatia AG di Langenthal

Questa volta lo degusto come si conviene, dopo cena con qualche galletta neutrale per resettare il palato. L’assaggio é alquanto piacevole. Al naso non arriva molto ma il gusto percepisce subito il malto giovane che sembra essere un profilo  abbastanza  condiviso da molti whisky giovani  prodotti in Svizzera.

Negli stabilimenti in cui é prodotto questo whisky la  Brau AG Langenthal produce dal 2001 la birra Hasli. E’ dunque sembrato un passo abbastanza logico passare dalla produzione di birra alla distillazione del mosto di malto.

Soddisfacente su tutta la linea tranne che per un piccolo dettaglio: proprio non mi va giù l’utilizzo dei mesi come unità di misura dell’invecchiamento. Non c’é nulla di che vergognarsi a scrivere Aged 3 Years ed é un po’ ridicolo se non addirittura patetico scrivere Aged 36 Months ma questo resta un dettaglio quando si sta bevendo un buon distillato come questo Olde Deer, echte Oberaargauer Single Malt Whisky.

Ma quanti whisky si producono in Svizzera? Occorrerà che io faccia un censimento prossimamente per avere una visione globale di tutta la produzione.

mp3: Inside The Fog

[audio:http://www.texos.ch/blog/wp-content/uploads/Inside-The-Fog.mp3|titles=Inside The Fog]

Scusa Z’Graggen, sei buono!

Quanto sto per scrivere é falso ma mi é stato utile per capire una cosa fondamentale:

Mai sparare giudizi affrettati!

“Oggi é un giorno speciale. E’ la prima volta che butto nel lavandino un bicchiere di whisky perché francamente non me la sento di finirlo. Mi dispiace ma veramente non é possibile. Non mi procura nessun piacere, anzi al contrario faccio veramente fatica ad inghiottirlo. Peccato. La bottiglia prometteva bene.

Z’Graggen, prodotto a Lauerz nel canton Svitto. 40% di volume d’alc. e ben 8 anni di invecchiamento. Già solo questo mi aveva fatto immaginare cose straordinarie, poi devo dire che il profumo, girando un po’ di questo whisky nello sniffer, era abbastanza invitante ma al primo sorso l’impatto con la dura realtà di un whisky molto amaro che ha perso tutte le caratteristiche che un distillato di malto dovrebbe avere. Sembra quasi che qualcosa sia andato storto in una delle fasi di produzione. Comincia veramente a crescere in me il sospetto che molte microdistillerie abbiano cominciato a produrre whisky  giusto per aggiungere un prodotto in più al proprio inventario senza preoccuparsi troppo della qualità.

Negli ultimi anni la popolarità del whisky é cresciuta a dismisura e molti produttori si saranno detti “perché no? Proviamoci.”Produco già di tutto e se aggiungo anche il whisky, oggi trovo qualcuno che me lo compera.”

Mettiamolo comunque da parte per il momento. Magari questa sera ho la bocca un po’ rovinata da altri gusti. Farò un altro tentativo in un altro momento.”

Nuova valutazione

Oggi é un altro giorno e ho fatto un altro tentativo.

Avevo preso un granchio! Mi ero rovinato il palato con una merdosa frutta sciroppata che mi faceva apparire tutto molto amaro. Oggi in effetti devo riconoscere che c’é di più di quanto avessi pensato in questo whisky.

Non é sopra la media ma in fondo può essere anche apprezzabile. Vi chiederete ma come é possibile provare un whisky e dire che fa schifo poi riprovarlo il giorno dopo e dire che é buono? Neanche un principiante farebbe così. E’ vero, non si fa così ma questa esperienza mi permette di sottolineare quanto sia importante condurre una degustazione secondo le regole, in modo da cogliere gli aromi e i profumi nel modo più pulito e neutrale possibile. E’ altresì vero che non tutti i whisky sposano allo stesso modo con il cibo e probabilmente é necessario gustarli in più occasioni per capirne l’aroma, per poterli collocare. Mi rendo conto che in futuro sarebbe più corretto non sparare giudizi troppo affrettati.

Ho sbagliato!

Bisogna sempre lasciare una seconda chance ad un whisky. Anche una terza o una quarta. Ma poi in fin dei conti una collocazione la si trova per quasi ogni whisky.

Dunque Z’Graggen é pure un whisky apprezzabile, abbastanza secco, ma un po’ di amaro affiora sul finale che é decisamente più lungo e articolato rispetto a quello di altri whisky svizzeri che in genere maturano solo 3 anni. Meno frutta e più malto direi.

Sorry again Z’Graggen, you’re good, indeed!

Dulcimer

Mi é appena andato di traverso un sorso di Parker’s Heritage Collection. Molto male. Prima di tutto perché fa veramente male respirare questa bomba di bourbon a 64.8 % alc/vol. Credo sia stata la mia esperienza più vicina al respirare fuoco. Secondariamente perché é un peccato non aver prestato la giusta concentrazione durante questa degustazione. Non posso permettermi di sorseggiare con leggerezza questo distillato. Adesso finalmente l’incendio si é sopito e posso continuare con il piacevole assaggio. Questo Bourbon sta nella stessa categoria di altre super-potenze alcoliche come il George T. Stagg di Buffalo Trace oppure il Booker’s di Jim Beam. Anche se più leggero in tenore alcolico rispetto agli altri due questo bourbon ha un gusto molto forte e forse più impegnativo. Porca miseria quanto é forte. Mi sembra di masticare le doghe di quercia della botte che lo ha contenuto. Denso e complesso, questo bourbon é prodotto da Heaven Hill Distilleries, Bardstown, KY.

Perché lo sto assaggiando? Ma per celebrare l’arrivo di un nuovo strumento musicale dalle sonorità antiche e figlio della stessa terra. L’Appalachian dulcimer o mountain dulcimer, uno strumento che procura gratificazione istantanea grazie alla relativa facilità d’esecuzione.

mp3: Appalachia

[audio:http://www.texos.ch/blog/wp-content/uploads/Appalachia.mp3|titles=Appalachia]