Quiz musicali

Uno dei miei giochi preferiti é sempre stato quello di far quiz musicali agli amici. In genere cerco un pezzo stupefacente di un’insospettabile band semisconosciuta o caduta troppo velocemente nell’oblio e cerco di sorprendere gli amici.

“Dai? fantastico! Ma che cazzo é? Dai, dimmi chi sono?”

Sono contento quando mi si risponde così, significa che il gioco funziona. Bene, ed ora che il mio interlocutore si trova in quel perfetto territorio in cui si ascolta senza pregiudizio alcuno, lasciandosi alle spalle eventuali condizionamenti legati ai nomi e all’immagine, dopo aver finalmente ritrovato una dimensione di ascolto puro, me ne esco con il nome dell’interprete e attendo la reazione sbalordita.

Facevo questo giochino domenica scorsa con Pat, a casa mia mentre gustavamo un Glenfarclas 105 40th Anniversary Limited Edition, aged 40 years, 60% vol.

Ma torniamo al mio quiz musicale: “Dimmi chi sono? Sono i Queensrÿche?”

No. Sono i Cooper Temple Clause che cantano The Same Mistakes. Un album fantastico per una band che é sparita dalla circolazione abbastanza in fretta. Un eccellente rock britannico che strizza l’occhio all’elettronica in modo assai intelligente. Ma non voglio parlare di loro.

Questa mattina prima di uscire di casa per andare al lavoro stavo scegliendo la consueta colonna sonora per il mio viaggio. E’ un rituale che eseguo ogni mattina. Comincio a scorrere velocemente gli scaffali dei miei CD in cerca di uno degli ultimi album dei Voivod. Questa mattina avevo voglia di arrivare al lavoro incazzato e carico di energia violenta e la band canadese rispondeva perfettamente alle mie esigenze. I miei CD sono disposti secondo un preciso disordine programmato. Custodisco nella mia mente una nitida fotografia della disposizione di quasi tutti i miei dischi, CD e vinile (2000 unità circa). Arrivo al settore  dedicato ai Voivod, passo accanto a The Outer Limits, Angel Rat, Phobos, Negatron e poi Promised Land.

No, aspetta un attimo. Promised Land non é un disco dei Voivod. Guardo bene. Queensrÿche. Ah, giusto, se ne parlava domenica passata. Ma si dai, oggi prendo questo disco di cui non mi ricordo praticamente niente.

Salto in auto, infilo il disco nel CD player e parto.

Una prima traccia di registrazioni ambientali mi prepara all’ascolto della prima vera canzone. Ora mi ricordo vagamente che nel panorama hard rock degli anni 80 e 90 si associava questa band ai Pink Floyd sia per la loro musica sia per il fatto di incidere spesso dei concept album.

Partono le prime note di I Am I e comincio a ricordarmi meglio di questa band. Ma cazzo, che suono hanno? Fantastico, pienissimo, profondo. Ma questo disco é prodotto benissimo. Io mi ricordo di averli ascoltati mentre nel panorama della musica pesante usciva si bella musica ma spesso schiacciata, castrata e svantaggiata da produzioni non troppo curate. In quegli anni, a parte alcune eccezioni, solo nel pop si produceva veramente bene, diciamocelo. Poi mi ricordo di questa strana band di Seattle che mentre nasceva il grunge, si ostinava a suonare un rock duro ma pulitissimo e prodotto come nessuno neppure osava immaginare in ambito heavy metal. Mi ricordo di esser rimasto a bocca aperta al primo ascolto dell’album Empire uscito nel 1990. C’era la fantastica ballata Silent Lucidity che mi ricordava Comfortably Numb, dall’album The Wall dei Pink Floyd. Molte immagini di quegli anni tornano a galla.

Poi partono le prime note di Out Of Mind e io rimango imbambolato da tanta perfezione.

Intensità, classe, stile e gusto impeccabile sono gli unici aggettivi che mi vengono in mente per descrivere le sensazioni che provo riascoltando questa perla. Una band veramente unica in quel panorama musicale fatto di riff superveloci, abbigliamento improponibile e testi stereotipati. I Queensrÿche invece erano musica, testi ed emozione. Eravamo all’alba della fine del glam-metal che sarebbe finalmente stato spazzato via dal grunge e da Seattle questo quintetto “metal” si avventurava in territori sconosciuti ad una metal band, compiendo una fantastica transizione verso una musica veramente matura, complessa, melodica e potente confermando la strada già intrapresa con Empire, l’album che precede Promised Land. E allora non può non tornare alla mente il brano Silent Lucidity

Io riscopro oggi i Queensrÿche, ed é una fantastica sorpresa. Di nuovo.

Mentre per quanto riguardava il Glenfarclas…

Frutta molto sciroppata, cotta, forse tamarindo, fichi d’india, cigliege e prugne in liquore. Una bella torta di frutta stramatura con crosta di pasta frolla e zucchero a velo. Un po di Marsala e caramella mou. Questo é il profumo che percepisco annusando il Glenfarclas 105 40th Anniversary Limited Edition, aged 40 years, 60% vol. Un bel colore rosso scuro impreziosisce questo whisky esclusivo dello Speyside, realizzato per celebrare il quarantesimo anniversario della prima bottiglia di Glenfarclas 105 Cask Strength Single Highland Malt Scotch Whisky. Un paio di botti sono bastate per dare vita a questo whisky disponibile mondialmente in un totale di 893 bottiglie. Questa bottiglia, come pure altre espressioni più giovani di Glenfarclas, non tradisce le aspettative e mi grida ad alta voce sherry.