Oslo e strade

Vabbé, vediamo se ho ancora voglia di scrivere qualcosa. E’ incredibile il fatto che non mi sia ancora rotto i coglioni.

Oslo. Ho appena cominciato a camminarla e mi da un senzo di ampiezza, anzi é convessa. Ho fatto un salto all’Operaen, un bellissimo edificio in marmo bianco che ricorda la prua di una nave un po’ spaziale oppure un iceberg. E’ notevole come questo edificio ti faccia venir voglia di camminarci sopra. E’ pieno di gente che lo vuole semplicemente sperimentare, le sue rampe inclinate, le sue strane geometrie, i riflessi e le trasparenze. Anche i bambini ci corrono su e giù meravigliati. Bel concetto architettonico. Obiettivo pienamente raggiunto. Norvegia avanti nell’architettura ma direi indietrissimo nella viabilità.

Per il momento qui in Norvegia la velocità più alta concessa che io abbia visto arriva a 100 Km/h e solo qui alla periferia di Oslo, altrimenti da Nordkapp fino a qui in basso ho fatto tutto a 80 praticamente. Non esiste il concetto di autostrada. Quasi sempre due corsie di verso opposto spesso a 70 o 80 Km/h che qui chiamano autostrada. Ma si va lentissimi così. Il paese é poi infestato da radar disseminati ovunque, a dire il vero quasi sempre segnalati e poi cunette ovunque. Ma se metti il limite a 40 e poi ci fai una cunetta che a 40 ti distrugge sospensioni e semiasse sei pure un po’ bastardo. Ora ho cominciato a farci veramente attenzione.

Le strade sono decisamente più scorrevoli in Svezia dove seppur limitati spesso dalle due corsie in senso inverso in gran parte del paese il limite é a 110 e ci sono spessissimo corsie di sorpasso. Qui in Norvegia te le fanno spesso in discesa le corsie di sorpasso, dove non servono a un cazzo. Oppure stai andando al limite consentito di 60 Km/h, hai una roulotte davanti e non te la senti di sorpassarla infrangendo il codice della strada, magari c’é pure un radar. Comincia la salita e ci trovi eccezionalmente una corsia di sorpasso ma tu stai dietro perché sei già a 60 e proprio li davanti c’é il radar. Si arriva in cima alla salita, finisce la corsia di sorpasso, passi accanto al radar con la roulotte davanti a te inchiodata pure lei a 60 con il motore dell’auto che la traina che sta probabilmente per esplodere, ora non puoi più sorpassare, c’é linea doppia, e loro che fanno? Ti mettono infine il limite a 80! Non durante la salita quando avresti comodamente potuto sorpassare, solo dopo.  GENIUS! E ce ne sono tante così. Ho imparato a odiare camper e roulottes.

Poi si scoprono pure degli stati comportamentali perlomeno curiosi: stai guidando speditamente a 83 sugli 80 e da lontano vedi l’auto che ti precede che si fa sempre più vicina. 1 Km – 500 m – 100 m – 50 m, rallenti e ti metti educatamente dietro senza puntare (non é nel mio stile) e attendi l’occasione buona per sorpassare. Non dovrebbe essere difficile, stiamo andando da un paio di minuti a 75. Dopo un paio di curve finalmente un bel rettilineo libero. Abbandono i 75, metto la freccia, mi sposto sulla sinistra e comincio a operare il sorpasso. Ma lo stronzo davanti non si mette a gasare nel momento in cui io metto la freccia e esco?! Ma che cazzo vuoi? Ma vai pure a 75 che non ti dice niente nessuno. Ma come? Sei andato a 75 per una stronza vita intera e adesso che ti metto la freccia arriviamo appaiati fino a 90? Vabbé che con la tua merda d’auto ti avrei superato anche in 2 Cavalli ma questo comportamento mi lascia veramente senza parole. E succede spesso, forse a tutti, ma é curioso. Mi é capitato spesso qui nella lentissima e prudentissima Norvegia.

Ma poi in fin dei conti cosa sono tutti questi limiti? Anche qui a Oslo in autostrada? Solo a 100 e neanche sempre, di norma a 90. Guardate carissimi norvegesi che se superate i 100 Km/h non vi disintegrate mica, non entrate in un altra dimensione, non fate il salto nell’iperspazio come l’Enterprise del capitatno Kirk. Suvvia! 110 almeno! Dai, sveglia!

Simpaticamente, si intende.

Sorry Whale

Bene  bene, lampredotti sgrassati, oggi é tutto cominciato un po’ cupamente sotto un cielo abbastanza plumbeo fino alla fase conclusiva qui a Trondheim, seduto ad una steakhouse mentre gusto una birra col sole delle 21:30 tutto solitario in un cielo finalmente privo di nubi. Città carina con un centro abbastanza animato e qualche strada ancora ben conservata, con file di case tradizionali in bella mostra, soprattutto lungo il fiume dove poggiano ancora parzialmente sulle palafitte. In centro c’é inoltre una cattedrale abbastanza imponente.

Mi trovo davanti al molo e i gabbiani stanno strillando. Ho già lasciato da un paio di giorni il circolo polare artico ma il sole sta ancora alto anche quaggiù. Mi rendo conto che in ogni post non faccio che parlare del sole, ma in effetti é il fenomeno che più mi colpisce qui in Scandinavia. Mi sorprendo in una hytte o in una stanza d’albergo a scrivere su questo blog e senza che me ne accorga é già mezzanotte. Il mio orologio biologico non ci ha ancora fatto l’abitudine.

Intanto é opportuno aprire un altro capitolo:

La Scandinavia ha il suo Jerky, ma non si tratta di beef. A parte il reindeer jerky (di renna), unica versione della renna per ora appetibile – ho provato solo un affettato di renna dal gusto veramente un po’ troppo selvatico, molto più che la nostra selvaggina – mi ero preparato un paio di panini per il pranzo in viaggio nel pieno della wilderness norvegese ma ho fatto fatica a finirli o meglio li ho finiti (deve essere ancora inventato il cibo che non riesco a finire) ma non é stata un’esperienza piacevolissima. L’atro jerky, dicevo, é invece quello di stocafisso, veramente delizioso. Puoi masticarlo per ore, una vagonata di omega 3, e poi lo vendono a tocchettoni di merluzzo più o meno interi di quelli che alle Lofoten pendono dagli essicatoi, pelle di pesce inclusa. Le teste secche invece vanno in Nigeria. Pare che li ne siano ghiotti, oppure ne fanno un uso a me sconosciuto. Del filetto non glie ne fotte, la testa invece figata cosmica, mai mangiato niente di così prelibato! Filetto –> merda   Testa –> figata.

Sto dando dei tip clamorosi, ma a queste cameriere come si fa a resistere? Ti guardano con sti occhioni boreali…

Mamma mia quanti traghetti… Ieri ne ho presi quattro, oggi già uno e sono partito da 10 minuti. Questo paese ha acqua ovunque. Adesso sono sul secondo traghetto della giornata e tra le altre cose fanno dalle 70 alle 100 corone (10 – 15 CHF) ogni volta. Sono diretto a Bergen.

Piccolo pensiero un po’ imbecille:

qui scrivono “kvalitet”, pronuncia svizzero-tedesca scritta in italiano.

Le vecchie case di legno di Bergen sono veramente spettacolari e la natura qui attorno altrettanto, ma allora mi chiedo, perché con questo spettacolo davanti agli occhi  sono tutti dediti al Black Metal in Norvegia? Curioso questo fatto. Probabilmente i sei mesi senza luce in inverno hanno la loro parte di responsabilità.

Oggi ho camminato tanto per esplorare quella che é conosciuta come la città più piovosa d’Europa. Sono stato dunque graziato da un sole abbastanza generoso  e mi sono pure preso il tempo per fare qualche panoramica in città ma adesso mi sono rotto i coglioni. Ho riportato l’apparecchio in auto e lo lascio li fino a domani. Qui in città ci dovrebbero essere in concerto gli Iron Maiden e i Venom. I Venom! Ma dove potrebbero ancora suonare se non qui in Scandinavia?

Foo Fighters grande band, hanno fatto pezzi azzeccatissimi. Sto ascoltando Learning to Fly in un pub inglese.

Ora una constatazione dovuta. Il centro-sud di questo paese mi sembra un po’ troppo battuto per i miei gusti. Il nord é decisamente più impervio e dunque un po’ meno frequentato. Non saprei dire esattamente, ma qui a sud mi da più l’impressione di grande parco vacanze per famiglie. Comunque la quantità di Camper e Roulottes che circola in questo paese non penso abbia eguali al mondo, nemmeno negli Stati Uniti d’America ne ho visti così tanti.

Ok, questa sera mi concedo uno strappo alll’etica alimentare e mangio tra un istante un carpaccio di balena. Bel ristorante questo ma porco cazzo tira un’aria giù dal soffitto e già ho un torcicollo assai fastidioso. Già mi sono fatto spostare perché avevo un reattore d’aria fredda polare puntato dove? Ma sul collo, no! Adesso va un po’ meglio ma pochissimo meglio. Mi sono messo la felpa ma prevedo che domani durante il viaggio saranno dolori. Non potrò guardare alla mia sinistra. Ma perché cazzo hanno bisogno dell’aria condizionata a Bergen, tra i fiordi norvegesi? A Furnace Creek nel cuore della Death Valley ne hanno bisogno, ma li a metà luglio ci sono 54 °C.

Sorry whale, ma se questi sono il tuo gusto e la tua consistenza devo dire che in parte la tua caccia é giustificata. Veramente delizioso questo carpaccio di balena con una salsa bianca di yogurt credo, composta di fragole, ribes e un po’ di rucola che in fin dei conti sta bene dappertutto. Evviva la carne di balena, evviva le baleniere, evviva l’estinzione della razza. Scherzo ovviamente, ma qui servono la balena e la renna come da noi fanno con maiale e cervo. Il piatto principale é invece composto da un filetto di salmone e uno di Pesce Gatto atlantico, cozze, capesante e una aragostina in un delizioso guazzetto che ho asciugato con pane e burro alle erbe.
Insomma un’ottima cena. Prossimo obiettivo per il futuro una bella entrecôte di panda.

Sono ora nuovamente in marcia per visitare l’Hardangerfiorden e sono ancora in traghetto da Kvanndal a Utne.

In questo paese “aperto” si dice “open” ma si scrive Åpen. Quello che intendo dire é che hanno la “o” ma per scriverla usano la “A” con una piccola ° sopra. Bizzarro sto fatto. Alle Lofoten sono stato in un paesello dal nome molto sintetico: O. Chiaramente scritto Å. Oggi sono anche passato da Godo, scritto Gådå. E’ inoltre probabile che arancia si dica Appelsin. Non so come si dice mela però.

Merda, anche questa sera sarà difficile trovare una hytte. Ne ho trovata in effetti una, in una tenuta agricola in stile piuttosto Texas Chainsaw Massacre. Il fattore mi dice che la notte costa 270 corone. Io ne ho 200. Gli chiedo se posso pagare il resto in Euro. Ovviamente non accetta carte di credito. No! Non gli vanno bene gli euro e mi dice che giù in paese c’é un negozio e posso dunque andare a farmi dare un po’ di corone. Ok, gli dico, e vado al negozio. E’ una piccola Coop e spiego alla cassiera qual’é il mio problema, dico che le compero qualcosa poi mi faccio aggiungere 100 corone ulteriori. Ok, mi dice.
Passo la prima Visa. Carta non accettata. Ne hai altre? Mi chiede la cassiera. Proviamo con la Maestro. Carta non accettata.  Eh… Ma che cazzo é? Ma ragazzina, hai impostato bene la tua cassa? Mo provo con la seconda Visa ma é l’ultima carta che ho. Imposta bene, però!
Passo anche questa  e niente! Tre carte non accettate. Ma vaffanculo! Non é possibile. E’ la cassiera che sta sicuramente cannando qualche cosa ma mi dice solo sorry. Me ne vado sconsolato e salto sull’ennesimo traghetto e in culo alla Hytte Chainsaw Massacre, che forse é stato pure un bene. Magari sono stato salvato dal caso. Mo vediamo dove si va.

Ok, oggi sono finalmente riuscito a beccarmi una hytte in tempo. Adesso vado a prepararmi cena. Domani Oslo, non Åslå per questa volta. Mah, qualcuno dovrebbe spiegarmi questa cosa.

Guidare

Questa sera ho trovato posto in una hytte più spartana e ho deciso di fermarmi alle 19:30. Birra ce l’ho, mangiare anche e c’é pure il finale con il Lagavulin. Sto cucinando col Primus delle fette di polenta con sopra dei quadratini di formagella da fondere e mais dolce davanti ad un sole che ora alle 20:30 scalda ancora assai.

Ma che strano paese questo. Adesso sono le 22 e sono seduto sulla veranda della mia hytte e il sole ancora scotta qui a Ulvsvåg presso il Sørkil Fjordcamping.

Oggi sono tornato a vestire un abbigliamento prettamente estivo, 25° qui in veranda ci sono tutti. Oggi ho preso il primo traghetto del mio viaggio, una tratta di mezz’ora che collega Skarberget con Bognes per evitare un fiordo che impedisce alla strada di continuare. Oggi é stato un vero piacere guidare già saltando di isola in isola nell’arcipelago delle Lofoten ma soprattutto attraversando le enormi vallate che ho incontrato sulla terra ferma.

Mi piace un sacco guidare la mia auto che é la mia casa che mi porta a casa. Tra l’altro ho scoperto in Germania la settimana scorsa che tra i 140 e i 150 Km/h la mia Renault entra in uno stato di silenzio, una specie di dimensione perfetta in cui ogni rumore del motore si quieta e l’auto vola via morbidissima.

Stavo riflettendo sul fatto che qua in estate  mosche, api, farfalle, gabbiani sono sempre indaffarati. Anche le zanzare, purtroppo. Unico vero flagello di questo viaggio. Per il momento solo le Lofoten ne erano prive, sennò sempre presenti ovunque, anche nel freddo di Capo Nord.

Ora sono di nuovo in movimento con la semplice constatazione  che ci sono poche sensazioni che battono quella di fare benzina e comprarsi un caffé da bersi in auto mentre si viaggia. Intanto sto ascoltando tutti i classici del southern rock americano, dai Lynyrd Skynyrd agli Allman Brothers, dai Molly Hatchet ai Little Feat.

E’ finita la giornata e sono arrivato a Sandnessjøen per la notte. Questo posto, obiettivamente bello, ha l’aspetto di certe cittadine  americane nate un po’ per caso e senza una vera vita. Sono in una specie di ristorante di una via del centro e mi hanno fatto pagare la cena prima di servirmela. Ma che cazzo é? Non si tratta di un fast food. Ho deciso che é un posto di merda! Poi qua dentro nessun capisce un cazzo di inglese e dunque ho anche fatto fatica a spiegargli che erano dei coglioni. Alla fine credo che abbiano capito, ma molto dopo, anzi spero decisamente dopo avermi servito.

Isole Lofoten

Adesso mi trovo comodamente seduto a tavola nella mia Fisherman’s cabin al Kræmmervika Rorbuer di Ballstad, nell’ arcipelago delle isole Lofoten e mi sento in dovere di informare tutti i miei detrattori che la formagella che mi sono portato assieme sta benissimo e dunque a Capo Nord l’ho pure messa in posa per uno scatto fotografico. Io ero sicuro che ce l’avrebbe fatta. Bisogna sempre avere fiducia nella formagella. La formagella non ti tradisce mai.

Ah! Lofoten! Che luogo mevaglioso. Oggi finalmente un sole generoso mi permette di godere le isole di questo stupendo arcipelago. Geologicamente sono piuttosto curiose queste isole. Ci sono ripide montagne e vallate scavate dai ghiacciai che le fanno sembrare a dei paesaggi alpini ma il tutto si trova a livello del mare. Qui la risorsa principale é la pesca dello stocafisso, il merluzzo artico. Nell’aria c’é ovunque un penetrante odore di baccalà. In ogni villaggio ci sono enormi stenditoi ai quali sono appesi i pesci per l’essicatura.

Oggi per non correre rischi ho prenotato la mia cabina in largo anticipo in modo da non dovere correre alla disperata da un posto all’altro di sera per trovare un letto in cui dormire. Ieri sera ero oramai senza speranza quando nell’ultimo posto ho chiesto se avevano una cabina e mi é stato risposto di no. Poi dopo un attimo la receptionist bambolina dai capelli biondissimi mi chiede Quanti siete?. Single, dico io. Wait, I’ve just got one cancellation, come with me, I show you and see if you like it. There is some cigarette smell, that’s why they cancelled it.

Taken! It’s mine! No big deal! Per una volta, santi fumatori!

Adesso sono seduto al Maren Anna di Sørvågen con un magnifico sole che finalmente scalda dopo la pioggia dei giorni scorsi, e la figata é che se non ci sono altre nuvole in cielo, questo sole resta tutta la notte! Le Lofoten si trovano ancora nel circolo polare artico. Mi sono goduto una birra in questo porticciolo con tutti i peschereggi ormeggiati e i merluzzi appesi che seccano al sole. Domani partenza dalle Lofoten scendendo a sud verso mete imprecisate, come piace a me.

Sørvågen

Into The Wild

Questa sera mi sono offerto una delle sensazioni più intense della mia vita. Sono appena tornato da Nordkapp dove tirava un vento micidiale.

Mi sto preparando la cena col mio oramai già leggendario Omni-fuel Primus. Ho già montato la tenda e davanti a me ho lo spettacolo degli ultimi lembi  d’Europa che si gettano nel mare di Barents. Sono le 23:30 e il sole, che non é mai calato, sta rotolando a est scivolando sull’orizzonte sempre a circa 10° d’altezza. In questo momento non mi riesce di pensare a un modo più armonioso di concepire la mia presenza qui. Oggi percepisco la natura come mai mi era capitato prima. Mi faccio quasi paura. Non voglio andare a dormire, sono in adorazione davanti alla meraviglia che mi offre questo pianeta. E’ l’una meno un quarto e l’acqua é color oro qua sotto.

Foto scattata alle 00:57

Prima, mentre ancora dovevo raggiungere Nordkapp, avevo già addocchiato questo posto dall’auto in corsa e avevo cercato di fotografarlo per ritrovarlo al mio ritorno. Per un attimo mi aveva preso la tentazione di andare a cercare un campeggio per dormire in una cabin ma poi mi sono ravveduto e mi sono costretto a optare per la natura libera. Ho tutto con me, tenda, sacco a pelo, materassino autogonfiabile e addirittura sedia pieghevole con porta-birra incorporato.

Bene signori, ancora un paio di pano e poi vado a cercare di dormire qualche ora.

E’ passato un giorno e sono sceso un po’ più a sud. Il risveglio a Nordkapp non é stato però dei migliori, infatti la pioggia picchiava sulla mia tenda ma qualche soluzione di memoria militare mi ha reso il tutto più facile. Oggi ha piovuto tutto il giorno e la discesa a sud mi ha portato a Tromsø dove questa sera mi son preso  una bella stanza con vista sull’acqua, per verificare quanto é differente un buon materasso dal suolo pietroso di Capo Nord.

E’ veramente diverso!

Ho potuto constatare che i norvegesi sono idrorepellenti e vanno tutti in giro senzo ombrello ma la cosa strana é che non si bagnano i capelli.

Entrato in Norvegia ieri ho ricevuto un warning alla frontiera. Il doganiere mi ha detto che trasportavo troppa birra e che avrebbe potuto darmi non-mi-ricordo-quante-corone di multa.  “First time in Norway?” mi chiede “This time i give you a warning“. La prossima volta farò attenzione, gli rispondo. Mi hanno messo sottosopra tutta l’auto. E’ già la seconda volta che capita. Già alla dogana svedese arrivando dalla Danimarca mi avevano aperto tutti i bagagli e guardato in ogni cassetto dell’auto. Ma che cosa cercano? Neanche fossimo a Tijuana o Ciudad Juarez.

Certo che quassù a nord é parecchio più freddo rispetto a Stoccolma o alla Danimarca. Noi é come se vivessimo  in Africa, rispetto a Tromsø  e Hammerfest (nome mitico). Noi viviamo a Mogadishu o addis Abeba e  ci chiamiamo Goodluck  e Diallo Alpha. Siamo totalmente africani.


North Cape, The Globe monument

Circolo Polare Artico

Quanta vera goduria mi può offrire ancora la vita? Spero tanta, ma va comunque detto che questa sera a Hetta, centro municipale di Enontekiö nell’angolo alto della Lapponia, ne sto vivendo una bella dose. Sono nella mia cabina al campeggio Hetan Lomakylä e mi sto preparando dei rigatoni  al pomodoro mentre bevo una pinta di Sandels.

Oggi ho finalmente abbandonato la Svezia e sono entrato in Finlandia. Nessun grande cambiamento a dire il vero se non che pressapoco verso le due del pomeriggio ho attraversato la linea del circolo polare artico. E chiaro che non succede niente, non ti si disintegra l’auto, non gela tutto istantaneamente e non appaiono gli orsi bianchi, però fa un certo effetto solo a dirlo: “IL CIRCOLO POLARE ARTICO”! sono dei paroloni importanti, no? Suonano bene, incutono un certo rispetto e richiedono un po’ di solennità. CIR-CO-LO PO-LA-RE AR-TI-CO. Manco a farlo apposta pochi chilometri dopo averlo attraversato hanno cominciato ad apparire le renne, stonissime, in mezzo alla strada, senza nessun timore. Alcune camminano veramente scoordinate. Sono animali decisamente buffi.

Intanto domani dovrebbe compiersi l’ultima tappa nordica di questo mio viaggio, poi mi dedicherò ad una più lenta e rilassante discesa lungo la costa norvegese. Norvegia che in effetti é il vero obiettivo di questo viaggio. Domani raggiungerò Nordkapp. Oggi mentre percorrevo la Northern Lights Route stavo ascoltando Long Nights di Eddie Vedder, dalla colonna sonora di Into The Wild e i brividi mi correvano lungo la schiena.

Intanto si son fatte le 11 e mezza di sera e qua fuori la situazione é la seguente:

Foto scattata qua fuori alle 22 e 31Foto scattata alle 23:31

Certara – Nordkapp

Questo é il tragitto che mi appresto a compiere. Dopo aver riempito a dovere l’automobile sono partito questa mattina alle 7 e 30 da Certara diretto verso Capo Nord. Sembra una barzelletta…

15 km di coda al portale nord della galleria del San Gottardo ma io fortunatamente vado dalla parte opposta.

Ma la Germania é fottutamente grande, cazzo. Credo di aver macinato circa 1000 km oggi per riuscire ad arrivare in Danimarca in un sol colpo. Era una sfida che non potevo perdere.

Vediamo un po’ come continuare…

Potrei fare come Gaspar Noe, il regista di Irréversible e partire con il finale e allora potrei dire che andrò a dormire nella stanza più merdosa che io abbia mai visto. Questo é dunque un finale tosto. Ma é meglio cominciare così perché Stoccolma é bellissima e non appena uscito dall’albergo (chiamiamolo così) ero un po’ sotto shock e temevo che questo stato d’animo potesse condizionare il mio soggiorno negativamente, invece adesso  sono contento di essermi fermato qui a Stockholm.

Qui tutte le ragazze sembrano Rick Wakeman ma fighe. Sono tutte bionde, ma diciamo che é da ieri in Danimarca che sono tutte bionde. Questa mattina mentre viaggiavo in auto nella Selandia ho visto in un campo alla mia destra una donzella con i capelli biondi sciolti che portava tre cavalli in mezzo all’erba alta. MI-CI-DIA-LE!

Qui c’é luce dappertutto.

Ah che bello! Beautiful pub quello in cui mi trovo mentre mi sto gustando una sontuosa Kilkenny. Ottima selezione di single malts qui dentro. Tutta la famigliola di Ardbeg al completo e pure qualche Mackmyra di produzione locale. Più tardi gli darò un assaggio perché domani vorrei arrivare in distilleria preparato.

Ma quanto é merdosa la stanza che mi son preso? Non ci sono finestre ed é un box  come forse solo in Giappone hanno il coraggio di fare. Voglio credere che questo orrendo debutto svedese sia preludio per la legge del contrappasso ad una reggia sontuosa nei prossimi giorni.

Cazzo! Sono le 21 e il sole é ancora alto. Questo fa biologicamente slittare tutto in avanti di qualche ora. Mi sono dimenticato di sottolineare che venerdì sera ero a Milano ad assistere ad una lezione di Rock in piena regola. Il concerto di Crosby, Stills and Nash all’ Arena Civica. Ho avuto il privilegio di ascoltare tutti i grandi capolavori del “supergruppo” californiano, da Guinnevere a Wooden Ships, da Teach Your Children a Deja Vu e il tutto sotto un costante assalto di nuvole di zanzare incazzatissime e voracissime che ci hanno massacrato.

La sola idea di ritornare nel mio box maledetto mi mette addosso l’angoscia. Devo ritornare in albergo bello stono in modo da non accorgermene.

Adesso sono finalmente seduto in un ristorante e aspetto la cena a base di pesce. Prima ho cercato di darmi una spiegazione scientifica all’inconsueto chiarore che c’é qua a nord ma é stato tutto inutile. Non ci riesco, non capisco, tutto troppo complicato. Rinuncio.

Poi c’é questa lingua, lo Svedese, un’altra incognita. Insomma, questa é la serata di me che non capisco un cazzo!

Oltre alla stanza di merda, in albergo il parcheggio é stato uno schema difficilissimo ad superare. Invece che nel parcheggio dell’ hotel mi sono trovato in contromano su una rampa della stazione centrale degli autobus di Stoccolma dalla quale scendevano i bus di linea svedesi e sul marciapiedi un impiegato comunale mi diceva che avevo sbagliato tutto  e che se non mi spostavo gli autobus mi avrebbero stritolato.

Intanto anche oggi ho macinato la solita quantità assurda di chilometri, anche se più in scioltezza. Ho viaggiato totalmente rilassato. Il paesaggio mi ha messo in uno stato di rilassamento assai piacevole. Mi sono passate accanto belle immagini di campagne ordinate e sterminate foreste di abeti mentre lungo il percorso facevo lo slalom tra le roulottes a traino e i camper.

Questa mattina sono passato da Valbo per dare un’occhiata alla ditilleria Mackmyra e con mia grande delusione non é stato possibile visitare niente, nemmeno fotografare. Solo mercoledì, venerdì e sabato. Ma che rompicazzo! Nemmeno un whisky Shop in distilleria. Quando ho chiesto dove potevo comperare il loro whisky mi hanno detto di andare al Mall di Valbo dove a quanto pare hanno tutti i loro prodotti. Proprio ieri a Stoccolma chiaccheravo con il barista del pub in cui avevo scorto tanto bel whisky e alla mia domanda su cosa ne pensasse del suo whisky nazionale  il barista mi disse che il Mackmyra é buono ma é un po’ troppo giovane. Bisognerebbe riuscire  a provarlo più invecchiato e che lui preferiva di gran lunga gli Scotch Whisky. Io a questo punto, dopo aver cercato di visitare l’unica grande distilleria svedese mi permetto di aggiungere che non c’é solo una differenza a livello di invecchiamento, questi signori avrebbero da imparare dagli scozzesi pure un po’ di spirito di ospitalità oltre a qualche arguzia imprenditoriale in più. Nonostante tutto il Mackmyra Bruk é un posto incantevole che da solo vale una visita.

Intanto ho finalmente deciso di fermarmi anche per oggi. Quasi 700km di strada a cavallo tra i 90 e i 110 km/h per raggiungere Umeå.