23 miles of perfection

Bene, adesso non vorrei apparire coglione qui al bar del TI mentre scrivo e mi ciuccio un buon Booker’s. Questo pomeriggio mi sono letteralmente massacrato a fare su e giù per Las Vegas Boulevard.

vegas

Adesso ho le gambe distrutte, ho già buttato nel cesso 40$ in un attimo ma ho mangiato da re al Buffet dell’Harras. Adesso cerco di perdere altri 60$ poi mi fermo. Oggi sono ancora riuscito a percorrere l’ennesimo tratto di 66 da Kingman fino a Oatman. Il caldo nel frattempo si é fatto notevole: 116 F, che non so quanto sia, ma qui nel deserto paiono un fottio di gradi allucinanti.

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Prima di arrivare a Oatman mi sono fermato ad una piccola e isolata pompa di benzina. Anche qui come mi era già capitato in passato mi sono trovato confrontato con il proprietario assai diffidente: Where are you from? Germany? No, Switzerland Dev’essere costosa l’attrezzatura che ti porti dietro, perché sei qui? Mah, prima di tutto volevo comperare qualcosa da mangiare poi se non ci sono problemi avrei l’intenzione di scattare una fotografia qui fuori. Perché vuoi scattare una foto? Perché mi piace il posto. Poi ha cominciato a spiegarmi che l’edificio é registrato nel patrimonio nazionale e che non ha nessun problema a fare scattare foto e quant’altro a patto che non si vendano o che perlomento gli si chieda il permesso. Qualche tempo addietro aveva avuto una brutta esperienza con un tedesco che si era mostrato molto aggressivo nel momento in cui lui gli aveva fatto qualche domanda in merito all’utilizzo delle foto. Per cui da allora lui é diffidente e io aggiungerei un po’ paranoico. Un omone dall’aspetto e dall’atteggiamento simili a quelli di John Goodman in “The Big Lebowski”. La valle di lacrime, per intenderci.
Dopo averlo tranquillizzato sulle mie intenzioni si é calmato e ha cominciato a raccontarmi delle storie. Gli ho detto che oggi era veramente caldo e lui mi ha risposto Oh yea, hot as hell, actually I’ve been to hell. The devil took a bite of me and let go over. Sai, io sono morto una volta. Mi dice serio e poi mi fissa. Ah si? Rilancio io mentre cerco di capire se mi trovo davanti ad un pazzo scatenato oppure a qualcuno che ha una strana storia da raccontare. Mi trovavo in un campo a lavorare con dei macchinari per l’irrigazione (così mi pare di aver capito) che funzionano con nitrogeno e sono stato colpito in pieno petto da una spruzzata di gas a -200°. Ho smesso di respirare e dopo un po’ mi son visto da 100 metri d’altezza, Vedevo me a terra e mia moglie che cercava di soccorrermi. Poi sono riuscito a fare il primo respiro e sono ritornato a terra. Poi mi ha pure raccontato del roadrunner che viene a mangiargli dalla mano. L’unico uccello che non vola e mangia carne di prede che lui stesso uccide. Arriva fino a 70 miglia di velocità mi dice e uccide i serpenti a sonagli. Io non ho mai nemmeno capito se si tratti di un animale vero oppure solo di un disegno animato.

Intanto mi son fatto un’ottima Sam Adams per colazione.

E’ sempre speciale passare la notte nella Death Valley, solo che questa volta non mi trovo a Furnace Creek bensì a Stovepipe Wells. Lo stile é un po’ più spartano ma questo aggiunge più fascino al pernottamento. Questa volta il mio avvicinamento alla Death e avvenuto da est e in effetti é un’esperienza un po’ meno mistica, se mi é concesso, dell’arrivo da ovest. Di solito si comincia con la lunga discesa da Yosemite che ti immerge progressivamente in un ambiente sempre più desertico, poi c’é il passaggio attraverso Bishop dove di solito ci si ferma per un tardo pranzo e per una birra preparatoria. Poi si riparte e a Lone Pine si volta a sinistra. C’é l’impatto con quella che abbiamo ribattezzato Pre-Death (Panamint Valley, in verità). La prima volta che venimmo in USA pensammo che si trattasse della Valle della Morte vera e propria. Poi ci fu lo stupore quando cominciò la lunga discesa verso Stovepipe Wells e la Death Valley.

Questa volta niente di tutto ciò. Sono partito alle 9 e 30 da Las Vegas, ho fatto il pieno a Pahrump con grande rifornimento d’acqua (2 galloni e mezzo = 7 litri) e poi in un istante ero già nella Death.
Percui prima tappa pomeridiana al Dante’s view point su in alto (quasi 2000m d’altezza) Temperatura perfetta. La valle sta proprio sotto e io so che questo benessere é solo un’illusione. Comincio quindi a scendere fino a Furnace Creek e il termometro sale fino a 121 F e stare fuori dall’auto é un’impresa. Fantastico. Ho quasi paura che la mia attezzatura fotografica fonda. Supero Furnace e vado a depositare le mie cianfrusaglie a Stovepipe. Il pomeriggio lo dedico a Pete Aguereberry visitando e fotografando il suo accampamento e rivisitando il punto panoramico da lui scoperto.

Oggi sta per terminare il mio secondo giorno di esplorazioni qui nella valle della morte cominciato questa mattina alle 5 e 30 con una sveglia spontanea dettata anche da un brutto incubo che ho avuto. Strano perché il sogno stava andando alla grande: avevo conosciuto Bruce Springsteen. Vabbé, dicevo che mi sono svegliato presto percui ho deciso di assistere alla sorgere del sole questa volta sulle dune di sabbia che si trovano proprio qui vicino a Stovepipe Wells.

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Timing perfetto come al solito e un paio di panoramiche abbastanza pregevoli a mio avviso, poi ritorno a Stovepipe e colazione veloce, poi partenza in direzione di Beatty per fare il pieno all’auto. Riparto da Beatty e vedo la deviazione per Titus Canyon. L’ultima volta ci ero passato praticamente di notte e si era trattato di una discesa assai suggestiva. Adesso però ho voglia di farmela con la luce. Mi auguro solo che il mio Toyota sia veramente un 4×4 e non uno di quei Rav 2WD, ma c’é scritto 4WD perciò dovrei stare tranquillo. Comunque la spia 4WD sul cruscotto non si accende mai. Inoltre ieri l’auto ha cominciato a fare degli strani rumori e non é proprio il caso di immerdarsi lungo il tragitto che sto per percorrere. Diciamo che non é una strada battutissima.

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Comincio a percorrerla e mi rendo presto conto che non ci saranno problemi. Dopo un ora arrivo alla ghost town di Leadfield e finalmente vedo le poche baracche rimaste ancora in piedi.

leadfield

Vado subito a scattare un po’ di foto. La temperatura e più che accettabile (36/37) e comincio così la lenta discesa lungo il Titus Canyon. Le pareti sono ancora più alte di come me le ero immaginate di notte. Dopo 2 ore e mezza complessive esco finalmente dal canyon e mi preparo per una nuova esplorazione. E’ già mezzogiorno e vado dunque a prendermi qualcosa da mangiare. Uscendo dal Canyon la temperatura si fa sempre più estrema e quando arrivo a Stovepipe siamo sui 48 °C.
48
Decido però di viaggiare con i finestrini abbassati e senza aria condizionata giusto per sperimentare la calura estrema. Dopo un po’ mi abituo e mi sembra di viaggiare in una sauna.

Questa sera sono andato a mangiare a Furnace Creek. La strada da Stovepipe a Furnace mi ha visto ritrovare la totale armonia. 23 miglia di perfezione fisica e mentale. Steve Earle col suo rispettoso omaggio a Townes Van Zant era la colonna sonora naturale. Il sole é già calato da un’ora e la luna é già alta in cielo. Ne avevo bisogno.
Questo pomeriggio mi sono massacrato per prendere qualche panoramica a Ubehebe Crater. Tirava un vento pazzesco con il sole che tritava il cervello. Nel tentativo di prendere una panoramica tra due crateri minori sono scivolato e mi sono sbucciato gomiti, ginocchia e mani come un dodicenne coglione. La pelle secchissima e impolverata poco si addice alla ghiaia lavica affilata e rovente di Ubehebe Crater. In un tutto grigio-chiaro-ocra il mio sangue ha veramente un che di artistico… Torno all’automobile dolorante e sanguinante e questa volta, fanculo, accendo l’aria condizionata e ritorno a Stovepipe.
Intanto qui alla Steakhouse di Furnace sono stato servito dallo stesso cameriere fröss dell’ultima volta. Indimenticabile! Gentilissimo e frocissimo. Il vino che sto bevendo mi fa venir voglia di rifare un passaggio in Napa ma comunque ho la borsa piena di Kentucky Bourbon. Questa sera dovrò dare un’occhiata al tracciato per arrivare a Frisco in tempo. La voglio fotografare in lungo e in largo e mi preparo agli acquisti rituali presso i negozi di musica a Haight Ashbury e altre stronzate varie. Frisco! Che stato d’animo questa città… San Francisco é la musica che ascolto: David Crosby, Jefferson Airplane, CSNY me la evocano immediatamente.

Ma porca trojjjaa quanti francesi ci sono in giro da queste parti. Vincono in numero su tutte le altre nazioni 10 a 1.

Route 50

La strada é uno stato d’animo, un modo di essere, un modo di viaggiare. Percorro lunghissime discese all’interno di valli enormi. La strada corre dritta e non esiste altro segno di presenza umana.

E’ pomeriggio inoltrato, le ombre si allungano e la luce tende al rosso. La Route 50, “the loneliest road in America”, mi guida attraverso interminabili traiettorie e io non sto pensando a niente. Guardo la strada, i cespugli che punteggiano la prateria e la mia mente é placidamente vuota. Accosto e mi fermo. Scendo dall’auto e ascolto. Il vento che vola sulla terra deve aver portato via i miei pensieri perché così mi sento bene.


mp3: River Crossing
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