Vista Point a 51°C

Un cestello di Sierra è ora sempre con me, è il mio fedele compagno di viaggio come pure una simpaticissima bottiglietta da 375ml di Maker’s Mark Kentucky Straight Bourbon. Si arriva in motel la sera e il cestello finisce subito nel frigo. Poi esco a cercarmi una bella tavola calda messicana in cui mangiare una succulenta enchilada accompagnata da una freschissima Tecate con boccale di birra ghiacciato e chili on the edge.

tecate

Ieri ho eseguito abbastanza in scioltezza una lunga discesa seguendo la Cabrillo highway, questo è il nome che porta la 1 qua nel sud della California. Un festival ininterrotto di “vista points”. Verso sera ho cercato di evitare Los Angeles passandole accanto da nord per poi proseguire in direzione di Indio.

L’esercizio di oggi primo luglio consisteva nel raggiungere per sera Furnace Creek all’interno della Death Valley. Ho trascorso la mattinata a fare panoramiche nel Joshua Tree National Park.  Durante la tappa di avvicinamento alla Death Valley oggi ho registrato la temperatura massima di 118 °F = 47 °C. Ma nel tardo pomeriggio, dunque se domani avrò fortuna potrò cercare di battere il mio record personale di sopravvivenza nella calura estrema.

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Mercoledì 2 luglio.

Mi sveglio abbastanza presto nonostante abbia dormito eccellentemente. Inoltre ieri sera ho potuto gustare una cena favolosa qui a Förnes con un ottima ribeye steak tagliata e ricoperta da una prelibata salsa ai funghi con un ottimo puré di patate con fiori di cappero e qualche allegro asparago grigliato. Tutto accompagnato da una deliziosa Sam Adams Summer Ale a me sconosciuta ma  assai gradita. In questo posto si mangia veramente bene. Qui in questo angolo inospitale del pianeta terra c’é un resort che offre un discreto comfort, dell’ottima carne alla griglia e delle graditissime birre fresche alla spina. Probabilmente é la stessa situazione climatica di certi deserti libici, senza resort, senza carne alla griglia e senza dell’ottima birra alla spina. Ci pensavo un po’ anche ieri durante l’avvicinamento alla Death Valley. Mi dicevo che tutto sommato il paesaggio che mi passava davanti agli occhi avrebbe potuto essere l’Afganistan, senza Talebani però, per il resto uguale!

Ma torniamo a questa mattina:

Salto in auto tutto bello giulivo alle 08:00. Mi sono comperato allo store del ranch tre mele con le quali pranzerò oggi e mi porto in auto circa 3 galloni d’acqua, non si sa mai. Per la mattina decido di andare a dare un’occhiata ai crateri di Ubehebe  su nell’angolo a nord del parco, a pochi passi da Scotty’s Castle. Percorro i 91 km che da Furnace Creek mi portano allo Ubehebe Crater in poco più di un ora senza incontrare nessuno lungo la strada. Fermo l’auto ai piedi di questo giovane vulcano (non più di 2000 anni a quanto pare) e comincio a percorrere il crinale del cratere maggiore. Tira un vento micidiale e tra me e me mi dico che qualche anno fa, quando decisi di scattare alcune panoramiche in questi luoghi, fui eroico. Questa volta non me la sento e scatto solo still. Alla sinistra del cratere seguo con l’occhio la linea bianca della strada sterrata che da Ubehebe parte per raggiungere dopo 27 miglia  la Racetrack Playa, lo strano luogo dove nel mezzo di una vasta pianura, dei grossi sassi sembrano aver lasciato delle scie lungo il tragitto da essi percorso. Mai nessuno ha visto questi sassi muoversi ma le scie stanno li ad indicare uno spostamento inequivocabile. Mah…

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Al termine della mia visita al cratere decido di inerpicarmi lungo la prima tratta della pista che porta alla Racetrack Playa. Non ho intenzione di percorrerla tutta, non sarebbe saggio. Non sono sicuro che la mia auto abbia i “numeri” per affrontare questa pista e poi mi dico che magari dovrei avvisare qualcuno prima di percorrerla, giusto perché qualcuno sappia dove mi trovo nel caso succedesse qualcosa. Comincio a farne un pezzo, poi tornerò indietro e domani mattina ci riproverò per davvero: passerò prima alla Grapevine Ranger Station, farò vedere l’auto e chiederò se é tutto in regola per affrontare la tratta. Questo pomeriggio avrei inoltre intenzione di ripercorrere la tratta lungo il Titus Canyon, che già percorsi in altre occasioni. Mi dico che potrei utilizzarla come termine di paragone chiedendo ai rangers se per Racetrack Playa la difficoltà é simile.

Questi sono i pensieri che mi frullano per la testa mentre affronto le prime miglia di sterrato verso Racetrack Playa anche se una vocina comincia a dirmi che potrei tentare di raggiungere la destinazione anche oggi magari. Non sarebbe prudente, cazzo! E se succede qualcosa? E magari oggi non ci va nessuno e rimango la da solo, con tre mele e otto litri d’acqua?

IMG_0698Vabbé, arrivo fino la su in cima e poi torno indietro. Mentre formulo questa ipotesi si accende una nuova spia mai vista prima sul pannello di controllo della mia Jeep. Allarme! Dice Low Tire. Che cazzo é? Ci sarà stato un calo di pressione nelle gomme, boh… Rallento e mi fermo. Già andavo abbastanza lento. Esco dall’auto nella calura assurda che l’aria condizionata all’interno mi aveva fatto dimenticare e cerco di capire che cosa sta succedendo. Sono a quasi 100km da Furnace Creek e da alcune miglia ho imboccato lo sterrato che porta a Racetrack Playa. Qua dove sono non mi vedrà nessuno, per giorni magari.

Tra l’altro qua dove mi trovo non c’é campo e il telefono non serve ad un benemerito cazzo di niente.

Faccio il giro dell’auto, qua tra le pietre, per capire che cosa sta succedendo. Arrivo alla ruota posteriore destra e per un istante mi si ghiaccia un po’ il sangue, giusto un istante. Sta si-bi-lan-do a balla! Esce aria dal copertone-figlio-di-puttana di questa scheisse-Jeep. Porca puttana se sibila. Si sta sgonfiando la ruota della mia auto mentre sono qui da solo nel nulla desertico e il pannello di controllo figlio di troia mi dice che ci sono 51 °C all’ombra! Caaaaaaaaaaaaaaazzzzzzzzoooooooooo! Mi ricordo bene che dissi “SHIT”! In inglese. Strano sto fatto qua. Quasi un po’ cinematografico! Come se per un micro-istante si trattasse di finzione “oliverstoniana” alla U-Turn. Io sono Sean Penn, mi é saltato il motore e fra un po’ arriverò all’autorimessa sgangherata di Billy Bob Thornton. Nessuna Jennifer Lopez da queste parti però.

E allora Texo pensa in fretta! Ma molto in fretta, cazzo! Cosa fai adesso? Tu, turistello imbecille, che ti sei sparato due caffe e un tè a colazione a Furnace e adesso sei nel deserto con una gomma dell’auto a terra. Un po’ come se ti trovassi in mare, circondato dagli squali su un gommone che si sta sgonfiando.

Salto in auto e riesco a malapena a girarla, la pista quasi non me lo consente, ma io non posso andare ancora avanti sperando di trovare un posto in cui girare. Riesco a girare a malapena e comincio a correre a tutta birra alla disperata ricerca dell’asfalto, perlomeno. Se mentre salivo andavo a non più di 25 miglia orarie, adesso sto tornando indietro a quasi 50. Devo fare attenzione a non ribaltarmi, cazzo. Dov’é l’asfalto cazzo!!!

Dopo una decina di minuti ritrovo l’asfalto a Ubehebe Crater ma adesso devo volare. Non posso fermarmi qua con un vento a 100 Km/h e 50 °C per cambiare la ruota. Mi ritroverebbero tra qualche settimana mummificato, ancora attaccato alla ruota.

Mentre volo verso la Grapevine Ranger Station tendo l’orecchio per capire se la ruota tiene ancora o se comincio a sentire quel flap-flap-flap-flap di cautchu spiegazzato e molle che rotea nell’aria. Arrivo alla ranger station, la gomma é a terra e chiaramente non c’é nessuno.

Apro il vano della ruota di scorta con il sole che martella il cranio e dentro c’é quella ruotina un po’ focomelica che la noti sempre quando vedi qualche auto sfigata che la indossa a Lugano. A LUGANO, ripeto, in primavera, estate, autunno o inverno, tra i 27 e gli zero gradi, non nella Death Valley, ripeto, VALLE DELLA MORTE, ripeto ancora, DELLA MORTE, cioe “cessazione di quelle funzioni biologiche che definiscono gli organismi viventi” secondo Wikipedia.

Una decina di minuti buoni mi servono per capire come si usa il crick che alla fine riesco ad operare sotto la Jeep. Sto grondando come se avessi fatto un tuffo a testa in una piscina piena di sudore. Faccio schifo anche a me. L’asfalo scotta tantissimo, e devo fare delle pause ogni volta che mi ci appoggio sennò mi ustiono. Intanto non passa assolutamente nessuno. E mi trovo nuovamente in strada, non su di uno sterrato che magari non tutti affronterebbero, ma da qua passa la strada che porta a Tonopah.

Eccheccazzo é TONOPAH? Ma chi va a TONOPAH, e per fare cosa?

Dopo alcune tribolazioni riesco finalmente a sostituire la gomma e adesso devo capire che cosa devo fare. Non posso andarmene in giro per la Death con questo ruotino ridicolo e sperare pure di arrivare a Vegas venerdì. Devo chiamare la Alamo per notificarli dell’incidente e per chiedere cosa devo fare adesso. Ma poi non avevo mica fatto un’assicurazione che mi copriva pure i costi per qualsasi incidente nel quale avrei potuto incappare? Per fortuna alla Ranger Station di Grapevine c’é un telefono dal quale posso chiamare il 1-800 della Alamo. Long story short sto al telefono circa un’ora con un cordialissimo operator che infine mi propone la seguente opzione:

in 120 minuti arriverà da Pahrump un towing truck che mi porterà un minivan e prenderà in consegna il mio Mid-size-SUV. Non riescono né a trovare qualcuno che mi ripari la gomma né un SUV sostitutivo. Accetto.

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Alle tre del pomeriggio mi ritrovo infine con questo Dodge Caravan SXT e dimentico nella Jeep che il towing man si porta via un ottimo CD di Bluegrass che avevo assemblato per il Maggie prima della partenza. Dopodomani ripasserò da Pahrump per andare a Las Vegas e mi fermerò dunque da Aquarius Towing per vedere se hanno ancora la Jeep merda con il mio CD.IMG_0700

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Un commento

  1. Ehehe, cRaB, questa é stata per me veramente un’avventura, invero meno drammatica di quanto non possa sembrare, tutto si é poi risolto in modo relativamente spedito ma comunque resta la consapevolezza che se mi fossi addentrato più in profondità lungo la pista per Racetrack Playa, sarebbero veramente stati cazzi. Probabilmente non sarei stato in grado di ritornare indietro e laggiù senza campo per comunicare la mia location avrei dovuto aspettare che passasse qualcuno. Ore? Un giorno intero? Di più non lo voglio nemmeno pensare.

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