Texo goes to Africa – ricordi di terzo grado

Voglio aprire questo nuovo interessante capitolo con una nota mai pubblicata che ho appena scoperto sulla mia Moleskine. Era più o meno un anno fa e mi recavo in Cina per la terza volta scrivendo:
Sto volando a Pechino, da un’ora circa. Ho svuotato la zampogna qualche minuto fa, eppure avevo bevuto solo una Peroni. Adesso mi sento veramente meglio. Air China é il mio vettore. E’ la prima volta con loro e so far so good. Sono comunque lontani gli anni dei ribaltamenti per raggiungere lo stordimento necessario per permettermi di volare serenamente. Nelle cuffie adesso ho quel fantastico album che i Filter pubblicarono nel 1999, credo, o giù di li. Mi ricordo che lo ascoltai per la prima volta, intensamente, in treno mentre da Chicago tornavo dai miei amici a New York City. 25 ore di viaggio. Quell’anno la mia vacanza americana si contraddistinse per una lunga serie di trasferte massacranti a bordo di autobus e treni. Ma quanto pompa ancora quest’album dei Filter? Dopo tutti questi anni? Tiene ancora alla grande. The Best Things é un gran pezzo. Take A Picture é puro piacere.

Sto anche ascoltando Mastodon mentre rilascio nell’aria piccole dosi di scoreggia sapientemente dosate per non attirare l’attenzione, una delicatissima operazione di diluizione gassosa equilibrata e quasi graziosa.

Sacchettini, plastichine, pacchettini, scatarramenti, starnuti improbabili, sgrufolamenti nasali, colpi di tosse plateali, rutti di uomo e di donna. Tutta una costellazione di rumori fastidiosissimi. Sto ripartendo per l’Europa e all’orizzonte vedo boschi di gas.

Fine della nota ritrovata

Texo Goes To Africa, dicevo all’inizio.

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E’ l’una e mezzo del mattino, 11887 metri d’altezza per essere precisi, sopra Agadir. Sono partito da Milano alle 18. A mezzanotte pascolavo lungo una desolata sala d’imbarco all’aeroporto Mohammed V di Casablanca. Fra qualche ora ci sarà uno scalo tecnico a Lomè in Togo e poi ripartirò in direzione di Accra in Ghana. Sto ascoltando If You Dare della mono-band Idaho, sorseggiando un discreto vino rosso marocchino, Toulal Reserve.

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Mercoledì sera, abbiamo già terminato il nostro lavoro fotografico presso la Menaye School of Hope, nella Regione Centrale del Ghana e siamo ritornati ad Accra. Adesso sto sorseggiando un goccio di Glenlivet versato nel tappo della mia bomboletta di schiuma da barba e domani dedicheremo tutta la giornata alla perlustrazione di questa città di cui non abbiamo ancora visto molto.

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4 commenti

  1. Ottima esperienza. Bellissime pix.
    Poi i sorrisi dei bambini sono fantastici.
    E giocano con i copertoni.
    E mica tutti lì chini sui melafoniniducazz.

  2. No, non c’era purtroppo ma abbiamo goduto della fantastica accoglienza della famiglia. I genitori di Menaye hanno fondato la scuola e la visitano settimanalmente.

  3. Ma c’era anche Menaye, moglie di Muntari AC Milan?

  4. Texo for Africa!!! Bellissime le foto presso la school con tutti gli allievi!

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