Nitty Gritty Dirt Band

Oggi sento il bisogno di scrivere di whisky. Scotch whisky, ma anche di musica. I miei giri attraverso le terre di Scozia sono oramai passato remoto. Rimangono i ricordi, molte belle fotografie, tante immagini panoramiche da assemblare ma soprattutto alcune strepitose bottiglie di whisky da assaggiare. Qui in montagna comincia a fare freddo, di sera e di mattina. I boschi sono ingialliti e arrossati. Sto ascoltando un disco che per troppo tempo ho ignorato. Mi ricordo di averlo incontrato a più riprese nel corso degli anni, rovistando tra gli scaffali colmi di dischi nell’ East Village a NYC e durante gli interminabili pomeriggi “leggeri” trascorsi a fare su e giù per Haight Ashbury a San Francisco. Prima un paio di pinte di Ale, poi una fetta di pizza da Escape from New York e poi la meticolosa ricerca nei negozi di “records”. Allora ero sempre alla caccia di Zappa e delle Mothers of Invention, gli originali, prime stampe, belli pesanti, vecchi, printed in USA, poi, di tanto in tanto, mi scappava l’occhio nella lettera “L” come Lynyrd Skynyrd. Avevo già tutto ma dovevo giusto dargli un’occhiata, per rassicurarmi. Quando vedi un disco che possiedi, hai sempre quell’attimo di autocelebrazione durante il quale ti ripeti che anni prima hai fatto la cosa giusta portandoti a casa un disco essenziale. Li passavo tutti, Pronounced ‘lĕh-‘nérd ‘skin-‘nérd, Second Helping, Nuthing Fancy, Gimme Back My Bullets, Street Survivors. Poi, come spesso mi é successo, il mio sguardo cadeva, alla lettera “N”, su una copertina abbastanza bianca con scritte a mano e una foto ovale incorniciata al centro. Per qualche motivo ho sempre pensato, in un primo istante a Jethro Tull “Thick As A Brick”, anche  bianca con scritte nere. Ma non c’entra un cazzo! Ogni volta mi ripetevo: “Ah, già, Nitty Gritty Dirt Band”, quella band country… Bella la copertina, ma non mi interessa. Proseguivo poi nella mia ricerca dell’album perduto di Zappa o qualsiasi altra sollecitazione rock.

Poi birra, ale, slice, BART e ritorno dalle parti di Powell o Bush St. dove in genere alloggiavo quando stavo a Frisco, con le mie cene a base di mele, Winstons e birra. Allora facevo così. Mi bastava! Mistero…

Sono trascorsi oramai almeno 15/20 anni da quelle prime scorribande random e negli ultimi anni mi sono appassionato di musica americana tradizionale acustica. Bluegrass per l’appunto. Ci sono dentro, signori. Mai avrei pensato che questa musica avrebbe potuto occupare le mie giornate, monopolizzare i miei ascolti come accade oggi. Negli anni ho cominciato a conoscere e apprezzare Earl Scruggs, Doc Watson, Norman Blake, Bill Monroe. Ci sono arrivato per vie traverse, come ho sempre fatto con tutti i  miei ascolti. Mi sono fatto trascinare sempre più a fondo, come una sonda spaziale che viene catapultata da un’orbita all’altra, da un pianeta all’altro. Ci sono arrivato prendendo la curva molto larga, passando attraverso le espressioni più “alternative” del genere: Punch Brothers, Infamous Stringdusters, Cadillac Sky, Nickel Creek. Ma adesso sono arrivato a Flatt & Scruggs, The Stanley Brothers, Jesse McReynolds, Bill Monroe e Doc Watson. Sono alle origini del genere. Ascolto i padri fondatori della musica “bluegrass” e adoro quello che ascolto.

Oggi finalmente ascolto Will The Circle Be Unbroken della Nitty Gritty Dirt Band.

Questo é un disco fondamentale, signori. Se si fosse mai alla ricerca di un ponte tra il moderno e la tradizione, tra la generazione che ha ripreso la tradizione e quella che l’ha creata, questo é il disco giusto. Un esperimento riuscitissimo, una sorta di documentario musicale, un evento generazionale che vide i membri della Dirt Band chiamare a raccolta diverse leggende del bluegrass per realizzare un album che fu registrato in 6 giorni restituendo un magnifico esempio di collaborazione tra la generazione dei capelloni della West Coast e quella degli artisti di Nashville.

Sono felice di essere finalmente arrivato a questo album.

Non ho parlato molto di whisky. Sarà per la prossima volta.

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4 commenti

  1. Devo sondare assolutamente.

  2. … trasudi passione Texo ! Enorme. Continua così e ti mettiamo ad organizzare un Estival o un Blues to Bop a Lugano. Basta Swiden o Iuit ! Texo for President !

  3. In effetti bisogna educare l’orecchio e esercitare molto l’ascolto perché ad un profano, come il sottoscritto, il bluegrass, per piacevole che possa essere, suona estremamente ripetitivo e simile a sé stesso. Un po’ come il new orleans per il jazz leggero. Comunque il tuo testo di accompagnamento lo rende degno di attenzione e di un riascolto. Ciao

    • In effetti può essere come dici tu. Praticamente come percepivo io questa musica un tempo. Poi, in seguito ad ascolti ripetuti, mi sono lentamente appassionato ed ora é come aver trovato una miniera d’oro. E’ inoltre un genere musicale che si presta bene al virtuosismo. Come vengono suonati chitarra, banjo e mandolino nella musica bluegrass non capita spesso in altri generi musicali. E poi mi capita ogni tanto di essere veramente saturo di musica “elettrica” e di sentire il bisogno di un po’ di traquillità che la musica acustica mi offre.

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