Viaggio nell’immaginario

Azz, ma che voglia di Route 66… In questo istante, mi é arrivata tutta d’un tratto. Stavo esaminando le statistiche legate alla mia pagina di panoramiche scattate la scorsa estate e pare che questo pomeriggio qualcuno in Canada si sia lasciato trasportare dalle mie fotografie. Mentre controllo quelle visitate mi assale la nostalgia per questa strada che merita sicuramente una seconda visita.


Old filling Station, Glenrio, on the Texas/New Mexico state line in USA

E’ quasi indescrivibile il mio stato d’animo in questo istante. Cerco di ricordarmi qualche momento di questo mio magnifico viaggio e allora comincio con il primo approccio alla strada madre. Sono su, in alto, nell’ angolo nord-orientale dell’Oklahoma e  mi appresto ad attraversare, nel primo pomeriggio di una tipica giornata di piena estate, una cittadina nel cuore del midwest americano che sembra uscita da un film girato 60 anni fa. Miami, OK. Niente a che vedere con la più celebre città sulla costa est della Florida, solo una strada dritta, larghissima, che sale leggermente attraversando questa cittadina che nella mia memoria sembra il set di “Happy Days” di fonzarelliana memoria. Io sono abbastanza imbambolato in questo istante e procedo lentamente con la mia Toyota anche se vorrei essere al volante di una chevy degli anni cinquanta. I semafori penzolano agli incroci delle strade, appesi ai tiranti tesi tra gli edifici che la costeggiano. Incroci enormi per un traffico oramai inesistente. Faccio un veloce esercizio mentale e cerco di immaginarmi tutta la città mezzo secolo fa. Sul sedile di fianco al mio ci sono le mappe aperte di quest’angolo d’America e il mio navigatore con i percorsi storici mi ricorda che sto attraversando la Historic Route 66. Il mio procedere é ora abbastanza solenne. Esco da Miami e ponendo una fiducia incondizionata nel navigatore satellitare imbocco una strada sterrata che devia perpendicolarmente dalla strada principale e mi getta in piena campagna piatta, arsa dal sole, impolverata, sterminata. Sto viaggiando anche nel mio immaginario in questo momento. Non é solo una strada quella che sto percorrendo, é anche uno stato d’animo, un miraggio, un viaggio sognato mille volte, un emozione immaginata prima dei miei vent’anni, quando c’era questo futuro che era un sogno, un’aspirazione, una cosa che avrei fatto se fossi stato mitico. Quando ero giovane e passeggiavo un po’ trasognante per le strade della mia città avevo in testa questa immagine. Cazzo se ce l’avevo! Non l’avevo mai vista, l’avevo solo immaginata. Era il mio paradiso mentale, il mio stato di pace. Quando immaginavo di essere sereno immaginavo questa realtà a mezza strada tra cinema e musica, una realtà che avevo creato col tempo, che si era costruita nella mia testa con brandelli di musica, spezzoni di film e libri letti. Un pastone emotivo che in questo momento sto  rivivendo. Non sono sicuro di rendere bene l’idea, ma adesso mi ricordo che intorno ai miei diciott’anni stavo  seduto in camera a casa mia, ipnotizzato dalla copertina di Nuthin’ Fancy dei Lynyrd Skynyrd, anzi, il retro della copertina con i sette di Jacksonville che camminano lungo una strada di campagna a Green Cove Springs, in Florida, vicino alla Hell House, il loro studiolo per le ripetizioni e io mi immaginavo di essere li mentre ascoltavo le note di quel fantastico disco.

Anche se sicuramente non ha niente a che vedere con i Lynyrd io adesso mi sento nella copertina di quel disco, ci sono dentro, la sto vivendo, cazzo! In aperta campagna alle 2 del pomeriggio immerso nel silenzio di questa pianura al centro del Nord America mentre sollevo un gran polverone attraversando questa stradina a corsia unica senza una vera meta, diretto esclusivamente nei miei pensieri. Sembra che io abbia preso questa strada solo per viaggiare nel mio immaginario, per sollecitare quei formidabili pensieri  che avevo a diciotto anni.

Che voglia di Route 66…

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9 commenti

  1. Sono tornato ieri dal NM, purtroppo ho visto solo Santa Fe……e una giornata a Santa Fe è sufficiente
    Raffo

    • Ah, avevo in effetti intercettato un IP neo messicano nei tuoi commenti e immaginavo che tu fossi da quelle parti. In effetti Santa Fe, oltre al nome estremamente evocativo per chiunque abbia trascorso un po’ del proprio tempo a guardare i classici del cinema western, non offre più di un pomeriggio di passeggiate rilassate tra le strade del centro che in se non é malvagio. Molto più interessanti sono i dintorni di Santa Fe. La natura nelle foreste che la circondano é spettcolare. Mi ricordo che anni fa visitai il Bandelier National Monument con le abitazioni dei Pueblo risalenti a mille anni fa circa. L’anno scorso inoltre arrivai a Santa Fe percorrendo il Turquoise Trail, fantastica strada sulle montagne a sud si Santa Fe.

  2. all’interno ho notato una presa elettrica. Non ha provato a ciricare il telefono?
    Saluti
    Raffo

    • 🙂 E’ vero! In tutta sincerità non me la sono sentita di entrare anche se avrei veramente voluto. I miei piedi e le mie caviglie erano troppo esposti ad ogni sorta di creatura strisciante che sicuramente abitava ancora questo rudere. Questo edificio e tutta la desolazione di Glenrio rapprsentano comunque per me ciò che veramente cercavo percorrendo la strada madre.

  3. Gaaaz se viene voglia di mandare tutto affanculo ogni tanto…
    Ma un giorno ci sarà l’historic trip esclusivamente dedicato alla miticezza e allora le cose le faremo bene, come si conviene. Solo alla guida di ferro vecchio.

  4. Ruggine é figata, sempre. Aprirei il club della ruggine.

  5. …tutta la ruggine è bella

  6. Mamma mia, quando vedo quella bella roba spaccata e desolata, mix miticezza cinematografica e roggenroll, mi viene proprio voglia di mandare tutto affanculo e concepire un bell’ historic trip, ma con una Thunderbird, niente Corea/ Jappo.
    Oppure in Harley, alla stragrande davvero.

  7. Magnifica panoramica e stupenda la foto della vasca da bagno divenuta un vaso per sterpaglie

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