Stranger With A Camera

Sto  visionando un interessantissimo documentario, acquistato in DVD da Appalshop, un entità culturale interamente dedicata alla promozione della cultura dell’ Appalachia in tutte le sue sfaccettature. Stranger with a Camera il titolo. Si investigano il clima e le ragioni che portarono all’assassinio del regista canadese Hugh O’Connor che alla fine degli anni sessanta girava con la sua troupe tra le montagne dell’Eastern Kentucky per documentare la miseria e la povertà estrema in cui vivevano gli abitanti dei monti Appalachi. Con le parole della regista Elizabeth Barret, si cerca di capire la scollatura che c’é tra la percezione che ha di se la gente degli Appalachi e la rappresentazione che di essa fanno gli “stranieri”.

C’ é un’ innegabile attrazione per questi luoghi un po’ avvolti nel mistero. Negli anni si é creata un’attenzione a cavallo tra vero interesse e curiosità un po’ morbosa per l’Appalachia e i suoi abitanti. In passato si é probabilmente insistito un po’ troppo sulla raffigurazione della povertà di questa regione montagnosa che in pratica  attraversa tutta la costa est degli Stati Uniti d’America, dai confini col Canada fino al nord dell’Alabama. Il cinema e la televisione hanno pure contribuito a far crescere tutta una serie di stereotipi legati alla vita degli abitanti di queste montagne, dalla produzione clandestina di Moonshine ai comportamenti violenti della gente.

A margine di questa difficile situazione é stato probabilmente molto complicato parlare di questi luoghi con obbiettività. L’esercizio diventa ancora più difficile se lo si fa da stranieri. Probabilmente non é stato facile nemmeno facendo parte di questa grande comunità; Elisabeth Barret é nata e cresciuta nella regione ma la realizzazione di questo documentario, mettendola di fronte ai ricordi di quell’assassinio, ha fatto nascere in lei la necessità di investigare questo incidente che riflette un “lato oscuro ” dell’Applachia.

mp3: Stranger With A Camera

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5 commenti

  1. Non l’ho ancora fatto ma colgo volentieri il suggerimento.

  2. Come appasionato USA avrai di certo già letto i libri di viaggio di Bill Bryson…
    in caso contrario te li posso solo consigliare.
    Ciao
    Raffo

  3. 🙂 thx. Ho fatto del mio meglio ma ho scoperto che é maledettamente difficile. Un po’ come cantare direi. Difficile restare intonati e difficile produrre un buon suono. Non ero molto contento alla fine ma poi mi son detto “Ma chi se ne fotte!” e allora ho lasciato la “cifolata” abbasandone un po’ il volume. Ho pure provato con un po’ di timida armonica a bocca, ma anche quella é un po’ nascosta.

    Ho momentaneamente tolto la necessità del log per i commenti, così per vedere se nel frattempo non vengo innondato di merda. Ma se vi loggate quando commentate é meglio così si capisce da chi arrivano i pensieri.

  4. azz..non mi sono loggato
    mizz…fischietti bene 😉

  5. Molto interessante, grandi accenti, bel pezzo ispirato. Bene così!

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