Gary Grancanyon

Che giornata ragazzi! Fantastica. Una delle più belle e intense. Oggi si é trattato di una totale immersione desertica. Dico solo che adesso sono quasi le 10 di sera e mi trovo davanti ad una succulenta bistecca di bufalo. Sono partito questa mattina da Gallup diretto al Canyon De Chelly, una gola nascosta in cui si insediarono gli Anasazi intorno all’anno 1000, in seguito abbandonata e poi rioccupata dai Navajo che ne fecero una specie di fortezza ben difesa.

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indiano-zoppicanteUscendo dal canyon ho incontrato un indiano sul ciglio della strada che zoppicava. E’ curioso constatare come sotto questo sole noi bianchi ci svestiamo, loro invece sono copertissimi e vestitissimi sotto un sole che cuoce. L’indiano faceva l’autostop e l’ho tirato su. Doveva andare a Chinle dal dottore perché la gamba gli faceva  molto male e si era inoltre tutta gonfiata. Mentre ci dirigevamo verso Chinle mi racconta che sua madre é morta il mese prima a 83 anni per una crisi cardiaca, ma pure lui di cuore non sta molto bene. Mi dice che un anno fa é stato operato al cuore e mentre racconta si sbottona la camicia e mi mostra una cicatrice mostruosa che gli segna tutto il petto. SHIT! esclamo io. Arriviamo a Chinle e prima di scendere mi chiede un dollaro. Glielo do e riparto. Intanto devo prendere la consueta decisione riguardo all’attraveramento della Monument Valley. Prenderla da est o da ovest? Sono già le 5 di sera percui decido che é meglio correre subito nella monument per godere della luce giusta. Faccio benzina a Kayenta, mi compero un panino che mangio seduto in macchina. Mi si avvicina un altro indiano dall’aspetto molto trasandato, senza denti e veramente vestito di stracci. Indossa una maglietta nera tutta piena di buchi che sembra esser stata rosicchiata dai topi. Comincia a parlarmi in un inglese misto navajo, misto alkohol. Mi dice di chiamarsi Gary Grancanyon e mi mostra un documento d’identità. E’ vero, di cognome fa proprio Grancanyon. Mi dice che ha fame e chiede 3 dollari. Non uno, non due. Ne vuole per l’esattezza 3. Gli rispondo che se ha fame vado volentieri a comperargli un panino. Torno dopo un attimo e gli consegno il cibo. Lui mi dice e la bibita? “Niente bibita Gary”. Hai degli spiccioli? “Niente spiccioli Gary. Enjoy your food, have a nice day, bye.” Poi parto alla volta della monument Valley.

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Con mia sorpresa scopro che presso il Visitor Center davanti alla maestosa panoramica sui Mittens é stato costruito un grosso albergo. Comincio la mia discesa nella valle. Tutto il percorso segue per circa 10 miglia una strada in terra battuta che gira attorno a queste maestose torri di roccia.

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Scatto furiosamente una panoramica dopo l’altra facendo i salti mortali per non riprendere nessuno nei miei scatti. Quando riguarderò queste foto avrò l’impressione di aver visitato la valle in perfetta solitutdine.

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Infine una piccola considerazione. Trascorro tante ore al giorno in macchina attraversando questi meravigliosi paesaggi ed é veramente difficile fermarsi per approfondire un luogo in particolare. Se avessi a disposizione qualche mese lo farei senza esitazione. Il mio viaggio é qualcosa di diverso dunque, nel senso che il viaggio stesso, il fatto di muoversi, é l’esperienza quasi spirituale che ogni tanto vivo. Il fatto di aver percorso per migliaia di chilometri la “Strada Madre” ne é il segno e il senso anche. Andare ad Ovest non é veramente solo spostarsi a occidente. C’é qualcosa di più profondo. Ogni tardo pomeriggio mi ritrovo a puntare verso il sole su strade desolate e l’emozione é grandiosa. La mia auto oggi é il mio cavallo. Un po’ come Dennis Hopper descrivendo le moto in Easy Rider le paragonava, con una similitudine più che lecita, alla mitologia del “cowboy” in sella al suo cavallo riferendosi alle immagini dei film di John Ford. E in tutta questa esperienza il punto centrale, ciò su cui si focalizzano la mia attenzione e le  mie emozioni, é il VIAGGIO.

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5 commenti

  1. Posti fantastici che ci fai vivere dalle nostre fukingscrivanie… che viaggio!

  2. Infatti. Oggi birra gelida e caccia ai serpenti a sonagli. Evitando una serious burn.

  3. Adesso sì che ci starebbe proprio una bella bistecca di bufalo, birra gelida a fiumi e un bel movimento tettonico in primo piano. Poi magari una fumata con Gary Grancanyon, nella sua tenda ricoperta dai serpenti a sonagli. E poi via, tutti nel DRUGSTORE a cercare l’antidoto e a sparare a chi cazzo vuoi…

  4. Questo é forse anche il motivo percui tutto meriterebbe di essere rivisto più volte.

  5. c’ero stato nell’83 nel canyon de Chelly, ma non aveva causato in me questo effetto peyote: allora non capivo un cazzo

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