Garlic 101

hotel
Quello che prima era quasi un profumo adesso é solo un tanfo. Soffocato e confuso. Nascosto dalla sbronza. Annebbiato dai vapori d’alcohol. Indecifrabile e abbastanza fastidioso. The Stinking Rose. Sono passato davanti alle vetrine di questo ristorante diverse volte. Sobrio, pensieroso, stanchissimo, ubriaco, semi-incosciente, indifferente, distratto, di giorno, di notte, col sole, con la nebbia, in estate, in inverno. Vabbé…
Adesso sono quasi annientato dall’odore. Mi sono appena sottoposto al supplizio morboso ma anche piacevole di un carpaccio di baccalà ammollato in salsa aioli e credo che il retrogusto mi rimarrà impresso per settimane, ma adesso direi pure per anni. Una vocina dietro l’orecchio mi dice di tentare con un po’ di Whisky dell’Islay. Ok ci provo.
Credo che abbia funzionato. Adesso sento una graziosa chitarra jazz. Pizzicata con leggerezza. Wes Montgomery forse. Senza plettro, col solo pollice inciampa leggero tra le corde, assolutamente padrone. Poi una tromba ammorbidisce l’aria con un suono vanigliato e mieloso. Sono dentro un pub con antichi banconi di legno iper-laccato e luci soffuse. Il fumo ammorbidisce i limiti delle mie visioni. Tutto é soffuso. Io mi sento sospeso in uno stato di puro piacere, una leggerezza armonica mi avvolge. L’ottone mi sollecita e la mia mente vuole consacrare questo momento che deve restare. Non si deve dimenticare. Dovrà stimolarmi sempre. Intanto qualche chit-chat confuso, slegato, melodioso e suadente. Lo sguardo é filtrato dall’ambra colorata che proietta le mie immagini sul muro. Amber Ale-o-rama! E’ tutto maledettamente ambrato qua dentro. Tutto dolce, e i fumi dei cigarritos salgono su fino al soffitto porpora. Gli stucchi laccati sono ricoperti da mille strati di vernice, dagli anni cinquanta ad oggi. Le pale del vetilatore girano lente tutto sommato. Poca aria si sposta tra un poster della Traviata e le immagini di Kerouac sul balcone con una grigia parete a mattonelle che egli fa da sfondo. In un cinema, giù verso il molo, sempre in Columbus Avenue, danno ancora La Dolce Vita di Fellini.
strada
Una moltitudine di persone, aggrovilgiate e indaffarate, scivolano veloci da un marciapiede all’altro. Mentre io cammino al rallentatore tutti gli altri corrono velocissimi.
Paaaackkkkk !
Un brutale risveglio. Un grosso lampadario di ottone precipita dal soffitto sul tavolo di fianco al mio.
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