Ghost Town

Comincia a calare l’oscurità, stiamo rientrando da una lunga giornata di esplorazioni desertiche in cui a tratti caldo e disorientamento ci hanno accompagnato. L’aria ribolliva e saliva tremando come sopra ad un fuoco acceso. Abbiamo camminato nella calura, attraversato strette gole e tentato risalite impossibili. Le orecchie mi fischiavano nel silenzio e io mi immaginavo di sentire le note riverberate della chitarra di Gary Lucas: suoni ipnotici, stupefacenti, narcotizzanti. Ho provato a guardare il sole oggi e la mia vista é diventata per un po’ caleidoscopica. Sono diventato per un momento un film di me stesso. Mi sono immaginato moribondo, morso da un serpente, punto da uno scorpione, abbandonato dal corpo… Marcio. Barcollante, ferito, stordito e infine secco e stecchito.

La strada del ritorno presenta un bivio. Da essa parte in diagonale una “unpaved road” che sulla mappa conta una cinquantina di chilometri. Io amo le unpaved road! Sono tutte incertezza e insicurezza. Piene di sorprese. Non esitiamo e imbocchiamo la diagonale. Si procede a 30 Km/h per 15 km circa. Intanto il cielo diventa sempre più scuro. Allo zenith é blu scuro e scendendo sulla terra diventa sempre più nero mentre si impasta di marrone. Raggiungiamo il Red Pass con ancora poca luce.


Ci fermiamo proprio sul culmine di un dosso, in una valletta a forma di sella. La strada scende da una e dall’altra parte del dosso come una corda floscia e scompare dietro le prime colline ma ad est l’abbiamo appena percorsa mentre ad ovest é tutta uno scuro mistero. Si brinda con una birra consapevoli del fatto che per oggi saremo sicuramente gli ultimi a percorrere questa strada. Faccio delle riflessioni sugli ultimi 10.000 anni di preistoria/storia umana. Si riparte e per il momento la strada é simile a come l’abbiamo percorsa salendo. Nonostante queste prime impressioni il percorso si fa più tortuoso e accidentato. La discesa, invero, é sempre più preoccupante della salita. La strada, dopo aver danzato sulle cime di alcune colline svolta brusca a destra e si getta in una voragine buia, tutta aggrappata a monte. La scruto dall’alto e penso che sarà incredibile arrivare in fondo. Oramai si procede quasi a passo d’uomo. Il terreno sdrucciolevole pieno di buche sbanda l’auto a destra e a sinistra. Procediamo per un’ora in queste condizioni. Oramai é ufficialmente buio pesto all’interno di queste gole anche se in alto si ritaglia un timido cielo stellato. Ovviamente non abbiamo idea né di dove siamo esattamente, né di quanta strada abbiamo percorso. Ci auguriamo solo di non aver sbagliato percorso. Sto considerando che vista la strada fino ad ora percorsa non sarei in grado né di voltare il veicolo né tantomeno di tornare indietro. Dopo alcuni minuti raggiungiamo il fondo di questa gola e dopo una curva i fanali dell’auto si fermano davanti ad un cartello.

Fermo l’auto e cerco (ma forse no) di non farmi suggestionare. E’ oramai notte, non sappiamo bene dove ci troviamo ma sicuramente in un luogo abbastanza inaccessibile (di notte perlomeno) e un cartello indica che davanti a noi nel buio c’é una “ghost town” (cittadina fantasma). Fantastico! Scendiamo dall’auto e cerchiamo di spingere lo sguardo nel buio senza successo. Oltre ad essere fantasma, in questo momento non riusciamo neanche a scorgerla. Mi passano davanti agli occhi le immagini di Silent Hill e decido che VOGLIO lasciarmi suggestionare. Il silenzio ci avvolge, ma se dovessi udire qualcosa… la suggestione sarebbe completa. Stappiamo un’altra birra per celebrare questo momento unico.
Il cartello recita:

Leadfield
This was a mining boom town founded on wild and distorted advertising. 300 hopeful people swarmed here and a post office was established in august 1926. In february 1927 the post office closed and the town died.

Ripartiamo con una strada che si fa più agibile. Entriamo in una gola stretta e tortuosa con pareti che si alzano di 30 o 40 metri ai bordi della strada. Il percorso mi sembra infinito e impossibile. Quanto può essere lungo un canyon cosi stretto?

20 Km di buio, serpeggiando con calma sul fondo del Titus Canyon. Impieghiamo un ora e mezzo per uscire dal canyon ma sono letteralmente accompagnato dai miei pensieri che in mancanza di luce hanno reinventato tutto: le pareti del canyon, le creature che lo popolano e quelle di passaggio con la mia testa, le più incredibili…

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Un commento

  1. era li in un angolo del mio cervello secco lo sapevo che ci sareste arrivati come una stella cometa ci sono sempre almeno due umanoidi che la vedono una delle migliori birre che mi pare di ricordare

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