Tubi, metallo, bulloni, ruggine, tetano, desolazione, nessuno e molto caldo. Questa traccia dell’ingegno umano, dell’industria umana, riposa inerte dal 1942 nella desolazione desertica.
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Il simbolo dell’illusione dell’uomo di poter dominare la natura. Bellissimo.
Testimonianze spettrali di umanità – nel senso di presenza umana – in un contesto dove gli elementi naturali spadroneggiano.
Non c’è più nessuno.
Se ne sono andati tutti.
Molti, forse troppi, sono morti.
Ma hanno lasciato i tubi. Il metallo. Il ferro riarso dal sole, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Una sorta di memento, in quello spazio di terra, del genio umano.
Ora, solo cadaveri e pezzi di carogne metalliche, fritte dal sole e forgiate dal fulmine.
Il trionfo della natura. La vittoria senza storia del Deserto.